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Storia di come una vecchia scialuppa di salvataggio, grazie all’impegno di un’intera borgata affacciata sul Golfo della Spezia, è stata trasformata in un piccolo veliero impiegato per rievocazioni storiche legate ai fasti della pirateria. Artefice e guida carismatica di questa realtà è Fabio Castiglia, esperto attrezzatore navale ‘cadamoto’, che per anni ha dedicato anima e cuore al progetto. 

Di Silvia Scarpellini – Gennaio 2013
Fotografie di Silvia Scarpellini e Paolo Maccione

 

Quinto Remo, vista di poppa Foto S. ScarpelliniQUINTO REMO’, IL SIMBOLO DELLA COSTA DEI PIRATI COMPIE UN LUSTRO
Riassumere la storia di questa imbarcazione, che si presenta come una caracca in stile piratesco, diventata il simbolo della Costa dei Pirati, non è semplice. Si dovranno sacrificare, per amor di lettura e fluidità, i passaggi, le decisioni, le idee e le contese etiche che si sono succedute con ardore tra le varie fazioni della borgata spezzina di Cadimare. Come succede sempre nelle piccole comunità marinare, tutti sono pieni di idee genuine per migliorare il proprio paese, ma un atavico intrigo di interessi, non di soldi, né di potere, ma solo di protagonismo, rallenta, accelera o talvolta impedisce il verificarsi di un evento. Ma oggi, a dispetto di tutte le vicissitudini vissute, la bandiera piratesca issata sul “Quinto Remo” è arrivata a sventolare fin nelle acque della Serenissima per desiderio del Patriarca Monsignor Moraglia, immortalato al timone della piccola imbarcazione. Proprio nel 2013 il Quinto Remo festeggerà i suoi primi cinque anni di vita.
 
CADIMARE, ‘LO SBARCO DEI PIRATI’ NEL GOLFO DELLA SPEZIA
Una straordinaria manifestazione denominata ‘Lo Sbarco Dei Pirati’, che richiama decine di migliaia di persone via mare e via terra,  si svolge intorno al 20 giugno ed è l’evento clou dell’anno. Il paese magicamente si trasforma, offrendo un’atmosfera autentica da film piratesco. La borgata viene addobbata con vecchi barili disseminati ovunque, le cime di canapa avvolgono le moderne installazioni cittadine, c’è il palco per la forca, le gogne, le luci ad olio. L’intero paese collabora per offrire anche le tipiche specialità di mare. Tutti gli abitanti, dai neonati ai più anziani, ai commercianti, ai ristoratori si vestono da pirati, piratesse, galeotti e anche semplici pescatori, facendo rivivere ai visitatori i sapori, gli odori di un’epoca perduta o immaginata leggendo romanzi. La caracca, per tutto il giorno e la notte, solca il mare antistante, facendo salire a bordo chiunque voglia fare un giro e riscaldando l’atmosfera con colpi di mortaretti sparati a salve dai suoi cannoni. Durante l’inverno, come tutte le imbarcazioni, viene alata a terra per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’opera viva e varata subito dopo per terminare gli altri lavori di coperta.
 
Fabio Castiglia, il papa del Quinto Remo Foto P. Maccione (3)FABIO CASTIGLIA, IL PAPÀ DEL QUINTO REMO
L’idea popolare di avere un simbolo che rappresentasse Cadimare è stata caparbiamente portata avanti da Fabio Castiglia, ex attrezzatore navale, che si è appoggiato ad uno degli studi di Yacht Design più prestigiosi e conosciuti a livello mondiale. Si tratta dello Studio Faggioni, avviato dal compianto Ugo Faggioni (ricordato in paese attraverso una targa apposta sulla sua abitazione), oggi gestito dal figlio Stefano, dallo zio Francesco ‘Checco’ Faggioni e dal cugino Simone Faggioni. L’acquisto di un vecchio lancione di salvataggio in vetroresina, lungo circa 7 metri, abbandonato in un rimessaggio e comprato per pochi soldi, fu il primo passo. Ma solo la mente di un grande designer poteva fantasticare su quella rottamata scialuppa e sviluppare schizzi e bozzetti per  trasformare lo scafo in una caracca, ossia un battello a vela del 1600 che in Olanda veniva usato per il trasporto merci. Così, nel bozzetto, lo scafo fu armato con una vela maestra aurica con soprastante vela quadra, una mezzana armata a vela latina, fiocco e controfiocco.
 
UN LAVORO DI SQUADRA
Le sapienti mani che lavorano il legno per carpenteria nautica non mancano certo a Cadimare e così gli autoctoni tecnici, specializzati in barche d’epoca, cominciano a lavorare con passione ed entusiasmo nelle loro ore libere. Vengono fatte delle modifiche indispensabili allo scafo, che dovrà essere allungato di 3 metri e reso idoneo per la sistemazione dell’alberatura e dei vari accessori. Un’imbarcazione che dovrà possedere tutti gli armi velici (vela aurica, quadra, fiocco, controfiocco e latina) rappresenta un’avvincente sfida tecnica.
 
DAL CASSERO AL BOMPRESSO
Viene costruito il cassero di poppa che ospiterà l’albero della latina e lo slancio prodiero con il supporto per il bompresso e il suo mezzo castello. Le murate vengono rialzate per creare il ponte e l’alloggio dell’albero di  maestra. Tutta la struttura viene ovviamente rinforzata in acciaio, resinato e accoppiato alle superfici esistenti. Per la coperta viene scelto il tradizionale sistema delle barche in legno, dove i bagli sono bolzonati, ancorati ai dormienti laterali e alle anguille, ovvero i longaroni di legno che corrono longitudinalmente all’interno dello scafo.
 
La coperta e l'attrezzatura di Quinto Remo Foto S. Scarpellini (2)L’ATTREZZATURA DEL ‘QUINTO REMO’
Lo scafo della caracca adesso misura 10,20 metri ed è pronto per essere arricchito di tutti i particolari realizzati in perfetto stile. Sulla battagliola di poppa vengono montate delle colonnine tornite, viene realizzata la coffa e tutti gli accessori collegati all’alberatura: pennoni, bompresso, buttafuori, antenna, ecc. I canestrelli della randa, costruiti in alluminio, vengono rivestiti di pelle. La cavigliera di murata per le sartie e la pazienza al piede dell’albero, le ballerine (i bozzelli piroettanti), le bigotte e tutti i paranchi vengono fatti rigorosamente a mano secondo la tradizionale arte marinaresca. Con simpatia accattivante Fabio Castiglia trova sponsor che gli forniscono materiali e attrezzatura di bordo per la navigazione mentre tanti volontari, tenutari di arti marinaresche ormai perdute, danno il loro contributo per la riuscita di questo fantastico progetto folkloristico.
 
IL VARO E LE MANIFESTAZIONI
Il Quinto Remo, con i suoi 13 metri dal bompresso al buttafuori, viene varato il 26 luglio 2008 al cospetto della sua borgata nativa ed è oggi parte integrante dell’arredo urbano. Tante sono le manifestazioni nelle quali viene coinvolto, non solo a livello locale. Lo troviamo presente in appuntamenti  sportivi come “Sulla Rotta Di Imperia”, alla “Festa Della Marineria” (omonima biennale spezzina), eventi culturali come “Lerici Legge Il Mare” oppure partecipe in rievocazioni storiche come “Lo Sbarco Degli Inglesi” alle Grazie e iniziative sociali in cui sono coinvolti i diversamente abili.
Questa è la storia vincente di un’idea che si è potuta concretizzare grazie alla spassionata collaborazione di una moltitudine di persone, impossibile elencarle tutte, che riuscendo lavorare come in una grande squadra e ciascuno secondo le proprie competenze, ha contribuito alla realizzazione di un progetto unico nel suo genere in Italia.
 
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