Storia di Ilda, ex-Ciumbin, il cutter bermudiano del 1946 che da quasi quarant’anni appartiene a una stessa famiglia toscana. Le ricerche compiute dagli armatori hanno permesso di scoprire che la barca è stata costruita reinterpretando il vecchio progetto di un ketch con la ‘poppa a canoa’, estratto da un libro di yachting, realizzato dallo statunitense William Atkin. Il cantiere costruttore è il ‘Ligure di Carpenteria‘ di Recco che, oltre a Ilda, ha varato due barche gemelle, Gabriella e San Raffaele.

Di Gianni Fernandes – Ottobre 2013
Fotografie Archivio armatore e vari

 

Ilda a Viareggio nel 1964L’ACQUISTO NEL 1976
Ci sono voluti 37 anni prima di riuscire a scrivere la storia di Ilda e adesso finalmente siamo in grado di farlo mettendo in ordine una serie di importanti informazioni e documenti raccolti dopo una lunga ricerca. Ma andiamo per ordine. Era il febbraio del 1976 quando Giancarlo Cioni acquistò per 7.500.000 di lire dall'allora armatore Antonio Galeazzi una barca in legno in buono stato di conservazione. Ricordo che mi chiamò e mi disse che l'avrei dovuto accompagnare a Marina di Pisa perché voleva farmi vedere una barca che intendeva acquistare. Lui da neofita chiedeva una consulenza a me che un po' di esperienza di barca ce l'avevo ma questa si limitava ad aver frequentato due corsi a Caprera ed aver partecipato a qualche regata. Di come però dovesse essere una barca per essere considerata affidabile non ne avevo assolutamente un'idea. Accettai comunque di buon grado e andammo a vederla.
 
LA POPPA COME LA PRUA
Il primo impatto fu una sorpresa perché non mi aspettavo di vedere una barca con uno scafo come quello, o meglio non ne avevo mai viste: la poppa non era come la maggior parte delle barche a vela, ma era come una canoa ed aveva il timone esterno che proseguiva lungo la linea del dritto fin sotto il galleggiamento, fermandosi all'inizio della chiglia. Devo dire onestamente che allora non mi piacque molto ma non volli esprimere un giudizio estetico quindi mi limitai a dire che così a prima vista mi sembrava in buono stato e probabilmente rappresentava un buon affare. Le condizioni generali poi sembravano buone ed il prezzo era più che ragionevole per chi, come lui, faceva il primo passo per diventare un armatore. Allora non ci interessò molto sapere chi fosse stato il progettista di questa barca così particolare e le poche informazioni che ci furono date dal precedente armatore furono la data del varo, 1946 ed il cantiere che l'aveva costruita, il cantiere di Recco.
 
Maria Grazia Cioni, l'ex armatrice scomparsa nel 2009 (Foto Maccione)ILDA, LA BARCA DI FAMIGLIA
L'avventura dunque ebbe inizio il giorno di Pasqua dello stesso anno. Ilda, da poco rimessa in acqua presso il cantiere Romoli di Livorno, che sarebbe poi stato per molti anni il suo ormeggio, si staccò dalla banchina per la prima uscita in mare con il nuovo armatore e la famiglia al completo: moglie Maria Grazia, figli Patrizia, Riccardo, Ilaria e Gianni il sottoscritto, quasi genero. Da allora Ilda è diventata la barca di famiglia. È stata la compagna di bellissime crociere, ha visto nascere e crescere i nostri figli ed ha vissuto con noi momenti tristi come la perdita, prima dell'armatore Giancarlo nel 1995 e poi dell'armatrice Maria Grazia nel 2009.
 
Il restauro di Ilda presso Del Carlo di Viareggio (1)A ‘CACCIA’ DELLA STORIA
L'eredità ricevuta ha fatto crescere in noi il desiderio di approfondire la storia della nostra barca. Il punto di partenza è stato l'anno 1987 quando gli armatori, durante una crociera primaverile in Capraia, furono avvicinati da un distinto signore di nome Mario Traverso, il quale vedendo Ilda ormeggiata in banchina si presentò dicendo che quella barca era stata costruita da lui nel suo cantiere a Recco nel 1946. Per la cronaca era stata varata con il nome di Ciumbin (gabbiano in dialetto genovese) ed era stata costruita per l'amico Paolo Dufour. L'anno precedente invece aveva varato la gemella Gabriella, sua imbarcazione personale.
 
LE DOMANDE SENZA RISPOSTA
L'inverno seguente Traverso, in una lettera inviata agli armatori nella quale confermava quanto aveva già detto di persona, allegava due foto del 1945 che ritraevano il momento del varo di Gabriella. Queste foto insieme alla lettera sono risultate molto preziose per noi non solo in quanto documenti originali, ma anche perché hanno dato un contributo determinante alla nostra ricerca. La storia però presentava ancora un vuoto temporale che doveva essere colmato, cioè quale era stato il cammino di Ciumbin dall'anno 1946? Per quanto tempo la barca era stata di proprietà di Paolo Dufour? Chi aveva cambiato l'armo da cutter Marconi a sloop Bermudiano e modificato il ponte sostituendo i due osteriggi con una tuga più grande dell'originale? E soprattutto, quando erano stati fatti questi cambiamenti?
 
Ilda in navigazione (1)LE RICERCHE TRA VIAREGGIO E GENOVA
Purtroppo ancora adesso queste domande sono rimaste senza una risposta, ma un passo avanti è stato fatto qualche anno fa quando un socio del Club Nautico Versilia, il dottor Alberto Amoretti, vedendo Ilda all'ormeggio in banchina si presentò a noi che eravamo arrivati da poco tempo a Viareggio, dicendo che negli anni sessanta era appartenuta ad un suo zio ed egli ci aveva navigato molte volte. A conferma di questo ci regalava tre foto che ritraevano la barca in navigazione a Viareggio nel maggio del 1964. Dalle foto si vedeva chiaramente che questa aveva già l'aspetto attuale, quindi aveva già subìto le modifiche di cui parlavo sopra. In una di queste foto poi siamo riusciti ad identificare il numero di immatricolazione e da una ricerca presso la Capitaneria di porto di Genova abbiamo saputo che il numero corrispondeva alla circoscrizione di Genova Voltri.
Alla richiesta di fornirci il nome dell'intestatario ci hanno purtroppo detto che questo non era possibile in quanto tutto l'archivio del registro navale corrispondente era stato accorpato a quello di Genova ed era praticamente impossibile una ricerca da parte loro perché tutto il materiale cartaceo era stato immagazzinato da qualche parte e chissà dove ... Ancora oggi dunque non sappiamo se Ilda dalla proprietà Dufour nel 1946 sia passata di mano ad altri armatori prima di arrivare alla famiglia di Amoretti nel 1964, perché quest'ultimo sostiene di averla vista sempre così ed inoltre non sa da chi lo zio l'avesse acquistata.
 
IL CANTIERE DI RECCO
Per arrivare ai tempi nostri, la novità più recente è sopraggiunta nell'ottobre del 2012 in occasione dell'VIII Raduno Vele Storiche Viareggio grazie all'amico Luca Ciomei, direttore di A.Y.D.E., Associazione Yacht e Derive d'Epoca. Questi infatti vedendo la targhetta in ottone del cantiere di Recco su Ilda ci disse che da tempo stava cercando barche che fossero state costruite in quel cantiere e che fossero ancora naviganti, per poterle coinvolgere nell'evento Il Mare Ci Unisce, manifestazione da lui ideata per riunire le località di Recco e Camogli divise da una antica rivalità. Disse inoltre di conoscere un vecchio maestro d'ascia di Recco che sicuramente ci avrebbe potuto dare delle informazioni preziose.
 
Ilda al TAN 2009 (2)LA LIGURE DI CARPENTERIA
È stato nello scorso gennaio che abbiamo finalmente avuto l'occasione di conoscere questo straordinario personaggio, Gitto al secolo Angelo Rosaguta, l'ultimo ed unico maestro d'ascia ancora vivente di Recco. Entrato a lavorare nel cantiere, La Ligure di Carpenteria, come apprendista nell'aprile del 1943 all'età di 15 anni dove è rimasto fino al 1970, anno della definitiva chiusura di ogni attività cantieristica della città. Dal racconto della sua vita trascorsa nel cantiere abbiamo avuto la conferma di quanto già ci aveva rivelato Traverso, ma non sapevamo che oltre a Gabriella e Ciumbin il cantiere avesse varato anche San Raffaele, la terza gemella di cui avevamo trovato traccia agli inizi degli anni Ottanta alla Maddalena con il nome di Fat El Bar.
 
L’AFFASCINANTE RACCONTO DI UN MAESTRO D’ASCIA 85ENNE
Per lungo tempo siamo stati ad ascoltare l'affascinante racconto di questo ragazzo di 85 anni che con grande lucidità ci parlava delle barche uscite negli anni di attività del cantiere, delle enormi difficoltà alle quali dovettero far fronte per poter mandare avanti l'attività dopo il bombardamento che nel 1943 aveva praticamente distrutto la città, del reperimento dei materiali per costruire le barche, dai chiodi di rame ricavati dai fili elettrici della ferrovia bombardata alle tavole di fasciame ottenute dagli alberi abbattuti nell'entroterra, alle doghe in teak recuperate dai ponti di navi in disarmo.
 
Gli interni di IldaLA DOCUMENTAZIONE RITROVATA
Ma la cosa che più ci premeva di sapere era se fosse ancora in possesso di qualche documento, progetto, disegno o qualunque altra cosa che potesse far riferimento ad Ilda e gli facemmo promettere che avrebbe fatto ricerche tra tutto il materiale che gli era rimasto dopo la chiusura definitiva del cantiere. Devo riconoscere che il bravo Gitto è stato di parola perché un paio di settimane più tardi mi chiamò e quando vidi apparire il suo nome sul display del telefono ebbi un sussulto al cuore perché sapevo che mi avrebbe dato le notizie che aspettavamo. Con grande emozione mi disse che aveva ritrovato alcuni documenti originali che erano appartenuti a Pietro Passalacqua, maestro d'ascia costruttore e capo cantiere della Ligure di Carpenteria. Si trattava di due pagine staccate da un libro del progettista americano William Atkin che riportavano i disegni di una barca di 38 piedi con poppa stile Colin Archer. Oltre a questo aveva trovato anche un disegno piccolo su carta lucida che ricalcava quelli di Atkin ed un altro a china sempre su lucido del piano velico del Ciumbin. Di quest'ultimo ne abbiamo la conferma per il fatto che questo ritrae la barca con armo a cutter, ma priva di bompresso, come è infatti l'armo di Ilda.
 
IL CERCHIO SI CHIUDE …
Il cerchio dunque si chiudeva con queste supposizioni comunque molto vicine alla realtà dei fatti: Mario Traverso volendo costruire per sè una barca di medie dimensioni, che navigasse bene a vela e fosse manovrabile anche con equipaggio ridotto, aveva trovato quello che corrispondeva alle sue esigenze in un libro di yachting ed aveva incaricato il Passalacqua di realizzarla. Questi aveva reinterpretato il progetto mantenendo inalterate le linee e le dimensioni dello scafo, ma armandola a cutter anziché a ketch come l'originale.
 
Ilda al raduno VSV 2012 Foto Maccione (2)IL PROGETTISTA WILLIAM ATKIN
William Atkin (1882-1962) ha realizzato nella sua vita oltre 800 progetti di barche, dalle più piccole di 10" fino alle più grandi di 46", ma quelle che più hanno influenzato la sua carriera sono state le cosiddette double – ender, barche con la prua simile alla poppa, caratteristica questa di tutte le barche progettate dal più famoso Colin Archer. Redningskoite, con questo nome che in finlandese significa barca di salvataggio, Archer aveva creato un tipo di barca di grande robustezza ed ottime doti di navigazione con condizioni di mare impegnative. Tutto questo dunque è il risultato di quanto è emerso in questi anni di ricerca, un'impresa non facile per la maggior parte dei personaggi, testimoni e protagonisti che ormai non ci sono più e che nella maggior parte dei casi non hanno lasciato testimonianze scritte, ma soltanto narrate.
Ma la storia deve andare avanti ed è questo il nostro impegno per Ilda.
 
ILDA - LA SCHEDA TECNICA
Anno di costruzione: 1946        
Progetto: William Atkin - USA      
Nazionalità: Italiana                          
Cantiere: Cantiere di Recco - Liguria (Italy)     
Armo velico: cutter bermudiano           
Lunghezza f.t. : 11,20 mt.
Lunghezza al galleggiamento: 10,00 mt.
Larghezza: 2,91 mt.                                   
Dislocamento: 14 tonn.                   
Pescaggio: 2,00 mt.                                    
Motore: Volkswagen 100 cv                            
Superficie velica: 60,80 mq 
 

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