I cutter da spiaggia, anche chiamati “spiaggiarole”, un tempo trasportavano i turisti per gite lungo la costa romagnola. Oggi sono stati sostituiti dalle più capienti motonavi, ma quei pochi rimasti navigano ancora e vengono mantenuti da autentici appassionati. Il cutter Sputnik II è entrato a fare parte della flotta del Museo della Marineria di Cesenatico.
 
Di Davide Gnola - Ottobre 2011
Fotografie di Paolo Maccione
 

Sputnik II in navigazione (5)IL RITORNO DEL "CUTTER DA SPIAGGIA"
È stata l'ultima barca da lavoro a vela dell'Adriatico, anche se le sue forme lasciavano pensare piuttosto alle derive da diporto o da regata di allora. Del resto, il suo lavoro non era quello di trascinare reti o lenze, ma portare a spasso i "bagnanti" (come allora si chiamavano) per gite al largo o lungo la costa. Era il "cutter da spiaggia", una barca che ebbegrande diffusione sulla Riviera Romagnola tra la fine degli anni '50 e per tutti gli anni '70 del secolo appena trascorso, prima di essere soppiantata dalle motonavi, più capienti, ma molto meno affascinanti e "marinare".

IN PRINCIPIO SI USAVANO LE BARCHE DEI PESCATORI
Occorre sapere che sulla costa romagnola, fin dagli inizi del turismo balneare, i pescatori portavano i villeggianti in mare usando le loro barche da pesca, soprattutto lance, più adatte per dimensioni e semplicità d'uso, ma anche battane e scafi più grandi come trabaccoli e bragozzi: ce ne offrono ampia testimonianza le cartoline d'epoca che mostrano queste barche all'ancora lungo la spiaggia, con "manticciate", cioè con l'amantiglio in forza.

I pescatori arrotondavano così le entrate del loro lavoro, a prezzo di ritmi da forzati del mare: le lance uscivano di notte per rientrare all'alba a scaricare il pescato, e poi al mattino andavano sulla spiaggia per il lavoro "turistico". Anche le vele riflettono questo nuovo uso: ai simboli tradizionali che contraddistinguevano le famiglie dei pescatori, si affiancano le scritte "barca per gite" o "barca da passeggio" e iniziano a comparire le prime réclame, cioè i marchi pubblicitari.

UNA BARCA FIGLIA DEL BOOM ECONOMICO
Quando, negli anni del boom economico, il turismo balneare diventa un fenomeno di massa soprattutto sulla Riviera Romagnola, l'attività delle barche da passeggio aumenta e i cantieri navali locali iniziano a pensare ad un tipo di scafo disegnato appositamente allo scopo di caricare passeggeri, con attrezzatura velica semplice da manovrare ed efficiente, e con la possibilità di arrivare fino in spiaggia. 

Ne esce uno scafo con linee filanti, abbastanza largo per garantire stabilità di forma, basso sull'acqua, che può ricordare una specie di Fliyng Dutchman "maggiorato"; una attrezzatura velica "Marconi" (abbandonando dunque la vela al terzo usata comunemente sulle barche tradizionali e che era servita anche per qualche esperimento di "pattino a vela"); deriva mobile a lama basculante; interni attrezzati con panchette. La costruzione era tradizionale, con ordinate e fasciame stretto, e ponte con doghe di legno. Caratteristiche che davano al "cutter da spiaggia" grande velocità e maneggevolezza, ma che venivano pagate in termini di robustezza: era una barca da passeggio, e con mare formato conveniva raggiungere il porto per non vedere la barca "aprirsi" e fare acqua nei punti più deboli, in particolare nella giunzione tra lo scafo e la scassa della deriva mobile. Restando agli aspetti nautici, è interessante notare come l'evoluzione tecnologica della vela, che nelle altre barche tradizionali era rimasta bloccata al tempo della vela al terzo, con queste barche riprende e accoglie le ultime innovazioni: i primi rollafiocco, bozzelli moderni, un motore fuoribordo da pochissimi cavalli al posto dei remi.

Sputnik II in navigazione (13)ANCHE CINO RICCI TRA GLI EX MARINAI DEI CUTTER DA SPIAGGIA 

Gli equipaggi normalmente contavano due persone, il capobarca aiutato da un ragazzo: tra questi si formarono alcuni futuri campioni di vela, come Cino RicciUn cutter poteva caricare alcune decine di persone, che potevano diventare, in tempi nei quali l'attenzione alla sicurezza era meno sentita, più di un centinaio sulle barche più grandi attrezzate con due alberi: una prima fila sulle panchette all'interno, una seconda sulla coperta e magari una terza sulla falchetta con le gambe fuori a sfiorare l'acqua.

CUTTER O NON CUTTER?
Occorre spiegare anche il significato della parola "cutter", dal momento che queste barche non erano, in effetti, attrezzate a cutter, ma piuttosto degli sloop o dei ketch marconi. Il fatto è che i pescatori romagnoli chiamano "cutter" ogni barca da diporto a vela o anche a motore, includendo in questo termine anche le motonavi. Per loro, dunque, una barca che trasportava persone anziché andare a pescare, non poteva che essere un "cutter".


L’ESTINZIONE 
Le cartoline degli anni '60 mostrano i cutter disseminati lungo la spiaggia al ritmo di una barca ogni circa cinquanta metri; le prime darsene e i porti di allora ne ospitavano all'ormeggio un gran numero. Gli anni '70 e l'avvento delle motonavi (le varie "Marinelle", "Pirata", ecc., anch'esse all'inizio costruite in legno da cantieri tutt'ora attivi e apprezzati, come i Boschetti e i Foschi di Cesenatico) fanno sparire rapidamente i cutter dalle spiagge di Romagna. Qualche esemplare però era rimasto ad aspettare tempi migliori, nascosto nei porti canale, o in secco in qualche giardino; e l'ultimo decennio, insieme a tante vele al terzo, ha visto anche recuperare diverse di queste barche, in alcuni casi, a Riccione e Cattolica, restituite al loro uso originario di trasporto passeggeri.


LA STORIA DI SPUTNIK II, COSTRUITO A RICCIONE

Lo "Sputnik II", le cui foto accompagnano questo articolo, rappresenta un caso un po' particolare, soprattutto per il suo recupero, che vale la pena raccontare. È stato costruito a Riccione nel cantiere di Irmo Magnani nel 1974, e dunque è uno degli ultimi cutter. Probabilmente, non se ne ha documentazione, ha svolto il suo lavoro per alcuni anni sulla spiaggia di Riccione, dove era immatricolato; poi se ne perdono le tracce finché non ricompare dalle parti di Gatteo Mare, dove un gruppo di ragazzi lo fa navigare sinché non finisce in disarmo a Cervia, nella darsena dei magazzini del sale. Lo scafo non è messo male, ma richiede diversi interventi. 

ARRUOLATO NEL MUSEO DELLA MARINERIA DI CESENATICO
È in questo momento, nell'autunno 2008, che la sua storia si incrocia con quella del Museo della Marineria, che da qualche tempo era alla ricerca di un cutter da spiaggia sia per completare la sua "collezione", sia per potere contare su una barca navigante pratica e adatta per iniziative promozionali. Il proprietario del cutter, Andrea Guiducci di Cesenatico, lo propone al Museo della Marineria; non in vendita, perché è affezionato alla barca, ma affinché venga curato e fatto navigare. La proposta è interessante e ci si accorda per un affitto simbolico e di lunga durata, ma... ci sono i lavori di restauro da fare, che richiedono un certo budget. La barca aspetta così paziente per un anno, finché la soluzione non arriva grazie ad un progetto attivato tra il Comune di Cesenatico (proprietario del Museo) e il Servizio di igiene mentale della AUSL Cesena. Il progetto ha il titolo significativo di "Tutti nella stessa barca", e vuole insinuare il sospetto che, alla fine, tra i cosiddetti "matti" e i cosiddetti "sani" ci sia molto in comune; soprattutto quando si ha a che fare con le barche. Una volta restaurata, poi, labarca dovrà servire anche a scopi sociali

Davide Gnola, Direttore del Museo della Marineria di Cesenatico (1)NICOLINI E BARTOLI, I RESTAURATORI, RICCI E ROVERSI I TESTIMONIAL 
L'idea piace alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, che garantisce un contributo di 30.000 Euro, e nel dicembre 2009 i due "testimonial" Cino Ricci e Patrizio Roversi presentano ufficialmente il progetto di recupero sotto una fitta e beneaugurale nevicata. Il restauro viene avviato sotto le cure di Massimo Nicolini e di Giancarlo Bartoli, rispettivamente restauratore delle barche del Museo della Marineria e responsabile della squadra tecnica e vera "colonna portante" del museo: i due possono contare anche su una squadra di ragazzi del centro di igiene mentale, che fanno la loro parte. Il restauro comporta il rifacimento dello specchio di poppa, della coperta in doghe, di tutta la ferramenta e di alcune vele; viene anche acquistato un nuovo fuoribordo. Il fasciame, ancora in buono stato, viene revisionato e calafatato. 

IL VARO
Nel giugno 2010, la barca può così essere finalmente varata nel corso della seconda edizione della Festa della Marineria di Cesenatico
 (due filmati del restauro sono visibili su YouTube ai link

Da allora, nelle due estati appena trascorse, lo "Sputnik II" ha navigato partecipando ai vari raduni di barche tradizionali che si tengono sulla costa romagnola, ma soprattutto ha un fitto calendario di uscite con a bordo persone svantaggiate alle quali viene data la possibilità di una "passeggiata in mare" con una barca che può dare grandi soddisfazioni sia in termini di prestazioni veliche, sia di contatto diretto con il mare.

Il sogno, però, del Museo della Marineria come di altri appassionati di questo tipo di barche, è di potere radunare prima o poi in qualche occasione tutta la flotta dei cutter romagnoli, e magari, perché no, arrivare ancora una volta tutti insieme sulla spiaggia.
 

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