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Barche d’Epoca e Classiche ha compiuto una trasferta a Dubai, la più popolosa megalopoli degli Emirati Arabi Uniti. Tra modernità e grattacieli, siamo andati alla scoperta delle tradizioni locali legate alla marineria. Tra le visite più interessanti quella al Museo Marittimo di Sharjah, un piccolo gioiello che vale la pena di scoprire. Qui è stato possibile conoscere le tipologie di imbarcazioni impiegate nel corso dei secoli per la pesca, il trasporto merci e la raccolta delle perle.
 
Di Paolo Maccione – Luglio 2014
Fotografie di Paolo Maccione
Dubai Marina Foto Maccione (1)DUBAI, LA CITTÀ DEL FUTURO
Due milioni di abitanti, diecimila taxi, senza contare le migliaia di macchine a noleggio con conducente, strade ampie sei corsie, il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo dove in 30 secondi raggiungi la vetta a 800 metri di altezza, lo spettacolo delle fontane a ritmo di musica al Dubai Mall, che con i suoi 1200 negozi è il Centro Commerciale più grande del mondo, i lavori di preparazione per l’Expo 2020, centinaia di nuovi alberghi in costruzione, l’isola artificiale The Palm, il Parco Acquatico Atlantis, il Burj al-Arab, l’Hotel più lussuoso del mondo, l’arcipelago artificiale The World e l’Al Maktoum International, l’aeroporto più grande del mondo. Ecco la maestosa Dubai, il più popoloso dei sette Emirati Arabi Uniti collocato nella Penisola Araba a sud del Golfo Persico. Una città con clima desertico tra aprile e novembre, che ti costringe a rifugiarti ovunque ci sia l’aria condizionata (comprese le pensiline, rigorosamente chiuse, dove si attende il passaggio dell’autobus). Barche d’Epoca e Classiche ha compiuto una trasferta in loco per scoprire quale fosse l’elemento più caratteristico legato alle tradizioni del mare. Tra tanta modernità, le decine di grattacieli e una metropolitana ‘open-air’, lo abbiamo trovato nei dhow, le caratteristiche imbarcazioni locali in legno, spesso cariche di turisti o anche di merci che, al pari di un cargo, vengono trasportate anche per lunghi tratti fino alle coste africane.
 
Tilemachos Kanellopoulos detto Mike Foto MaccioneDAL DUBAI MARINA ALLE MINI-CROCIERE SUL CREEK
Uno specchio acqueo integrato nella zona sud della città, delimitato da un’isola raggiungibile attraverso 6 ponti. È il distretto della nautica, creato dal nulla nel cuore della Nuova Dubai. Qui si ormeggiano e da qui partono, per gite al largo o battute di pesca, gli yachts a motore di facoltosi proprietari. Anche noi siamo salpati da questa ‘Svizzera sull’acqua’ per una mini-crociera verso la vicina The Palm Jumeira, ospiti di un Aicon 72 SL di Tilemachos Kanellopoulos detto ‘Mike’, Managing Director della Maxoel (www.maxoel.com), società specializzata nei noleggi charter, gestione e brokerage di imbarcazioni di alto livello. Mike qui ha trovato ‘la sua America’ ed è contento di operare in un contesto internazionale senza quei cavilli e quella burocrazia che spesso in Europa soffoca il mondo imprenditoriale. Guida privilegiata è stata per noi l’architetto torinese Sara Luccadello, da sei anni a Dubai, coinvolta insieme al suo team in numerosi progetti di business legati alla ristrutturazione di case e imbarcazioni.
Lungo le sponde e appena usciti in mare si incontrano ancora i dhow a motore, ognuno diverso dall’altro. Sembra che su ogni scafo siano state realizzate vere e proprie incastellature create per ospitare pranzi, cene e ricevimenti. Non si tratta certo di imbarcazioni ‘campioni di bellezza’, ma le linee degli scafi e le prue richiamano l’epoca in cui queste barche, armate rigorosamente con vele latine, rappresentavano una componente fondamentale per l’economia locale. Se proprio volete sbizzarrirvi a osservare e fotografare decine di queste barche allora recatevi in serata sul Dubai Creek, il fiume che divide la città vecchia da quella nuova, e imbarcatevi per una cena al tramonto. Nel giro di un paio d’ore vi passeranno davanti dhow colorati, carichi di lucine in stile natalizio, dove si balla, si canta o si ascolta musica ad alto volume.
Sì, siamo ancora un po’ lontani dall’osservare qualcosa di veramente tradizionale, ma ormai anche localmente ci si è attrezzati per accogliere e distrarre le migliaia di turisti che giornalmente si riversano in città.
 
Abdalla Al Dhawi Foto MaccioneIL ‘MARINE CENTRE’ DI ABDALLA AL DHAWI
Una mattina l’architetto Luccadello ci ha accompagnato appena fuori Dubai, precisamente a Sharjah, dove abbiamo incontrato il 27enne Abdalla Al Dhawi, esponente di una famiglia che opera nel campo navale da circa 300 anni. Abdalla ha da poco inaugurato un nuovo Marine Centre (www.marinecentre.co), show-room esteso su una superficie di 3.000 metri quadrati oggi a disposizione di cantieri e operatori della nautica che desiderino affittare spazi per esposizioni permanenti o uffici per lavorare nell’Emirato. Periodicamente il Marine Centre viene visitato da imprenditori, uomini d’affari e anche dai componenti della famiglia reale. Sia i cantieri italiani che quelli extra-europei possono farsi rappresentare in questa sede e stringere potenziali importanti accordi commerciali. L’Al Dhawi Investments intende così mantenere sempre attivo il core business aziendale, incentrato sulla nautica a 360 gradi, soprattutto nel settore della motoristica. Il gruppo è infatti rappresentante Hyundai per l’Africa e Middle-East, oltre che sub-dealer dei propulsori Yanmar da più di un quarto di secolo. Gli stessi proprietari dei dhow arabi da turismo si affidano a loro per la fornitura di assistenza, ricambi e manutenzione. Prima di congedarci Abdalla ci ha fatto sapere quanto la sua famiglia sia conosciuta e stimata in tutti gli Emirati … e non solo. “Se ti trovi in mare e hai dei problemi”, ha concluso, “fai il nome della nostra famiglia e riceverai sempre assistenza”.
 
LA VISITA AL MUSEO MARITTIMO DI SHARJAH
La parte forse più interessante della nostra escursione a Dubai è stata la visita al Museo Marittimo di Sharjah, edificato nell’area conosciuta come Al Khan. Anche in questa occasione siamo stati accompagnati da Abdalla Al Dhawi e dall’architetto Luccadello. Il museo, pulito e ben tenuto, è nato per preservare la storia degli scafi tradizionali in legno usati un tempo per la pesca, il commercio e la raccolta delle perle. Museo Marittimo di Sharjah (13)In questa zona il mare ha sempre rappresentato un ruolo strategico per la sopravvivenza della popolazione, che insediava questo tratto di costa già più di 6000 anni fa.
Ogni imbarcazione qui esposta, sia in scala reale che sotto forma di modello navale, era stata concepita per un uso ben specifico. Il Battil, lungo e leggero, era un veliero multiuso spesso impiegato anche come nave da guerra. Poteva essere manovrato sia a vela che a motore. Non poteva mancare il Dhow, di cui sono state catalogate oltre 80 diverse tipologie. La velatura era distribuita su uno o due alberi e operavano sia lungocosta che in occasione di lunghe navigazioni alturiere. Il Jalbut, lungo da 6 a 30 metri, poteva caricare fino a 200 tonnellate di merci. Il Sama’a, classica barca degli Emirati molto simile al Sambuco, veniva impiegato sia per la pesca delle perle che per il trasporto. Il Baqqara era invece un vascello con la poppa a canoa, simile allo Shahuf. Armato con due alberi, veniva governato attraverso un sistema di cavi e funi.
Tra le attrezzature legate alla vita sul mare c’era il Gargour, un ingegnoso strumento per la pesca, e una serie di ancore denominate Anyar, Bawarah (a grappino) e Sinn (ancora di pietra).
Per quanto riguarda il settore perlifero appositi pannelli descrivevano le quattro stagioni della pesca nel Golfo: quella estiva (4-6 settimane), la grande stagione (da maggio a settembre), la stagione del ritorno (2-3 settimane in autunno) e infine la pesca quotidiana compiuta in inverno lungocosta. La Shahuf era una delle barche impiegate allo scopo e poteva imbarcare fino a 15 pescatori. Questi ultimi venivano pagati in anticipo, affinchè le famiglie a terra potessero acquistare il cibo per sfamarsi. Ma se la stagione andava male dovevano ripagare il debito alla stagione successiva e se non bastava questo passava alle future generazioni, costringendo intere famiglie a vivere in uno stato di perpetua sottomissione.
 
Al Jaddaf, la zona dei cantieri navali di Dubai (4)AL JADDAF, LA ZONA DEI CANTIERI NAVALI DI DUBAI
Al Jaddaf, pronunciata anche Al Jadaf, è la vasta area cantieristica di Dubai dove un tempo si costruivano i dhow. Oggi è ancora l’unico sito rimasto dove si continuano a realizzare o restaurare queste imbarcazioni tradizionali, attività svolta prevalentemente da carpentieri indiani, bengalesi e cingalesi. Durante la nostra visita abbiamo assistito in particolare ai lavori in corso su un dhow in legno lungo circa 25 metri. Il costruttore Hamza Lootah, proprietario di questa imbarcazione, ci ha spiegato che dopo avere rilevato un vecchio dhow l’aveva tagliato in due in senso trasversale e lo stava allungando nella parte centrale inserendo un nuovo tratto di chiglia, ordinate e fasciame, realizzate con legni africani. Sul fondo stava anche posando fasciame supplementare in acciaio per dare maggiore resistenza a tutta la struttura, anche considerato che l’imbarcazione, una volta completata, sarebbe stata destinata al trasporto merci.
Qui le maestranze lavorano all’aperto, spesso sotto un sole cocente, avvalendosi di semplici attrezzi manuali … e tanto olio di gomito.
 
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