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Il Gozzo marettimaro Paola 1954 28Paola, ex Leonardo Noto, è un gozzo marettimaro del 1954 che navigava tra la Sicilia e le Isole Egadi. Nel 2017 la barca, lunga 9 metri, è stata ritrovata da Mirco D’Angelo, 42enne vigile del fuoco trapanese con la passione per i recuperi di mezzi storici. Dopo un restauro ‘en plein air’ Paola è tornata in mare per partecipare agli eventi e alle manifestazioni dedicate alla marineria tradizionale. Oggi rappresenta una preziosa testimonianza di un passato che non esiste più.

Di Cosmo ‘Mirko’ D’Angelo – Novembre 2017
Fotografie Archivio Barche d’Epoca e Classiche

Il Gozzo marettimaro Paola 1954 11954, il varo della “sardara” Leonardo Noto
È stata varata nel 1954 dai cantieri Bonanno di Marsala su commissione di Leonardo Noto, da cui prese il nome. La chiamavano “a varca longa” e veniva impiegata come “sardara” a vela latina per i mercati della provincia trapanese e le isole Egadi. Proprio la lunghezza, 9 metri più un bompresso di circa 2 metri, era la caratteristica principale, quella che le dava velocità in mare. All’epoca raggiungere le rigatterie (i mercati del pesce) prima degli altri significava stabilire il prezzo più alto. Quando non c’era vento si andava a remi. Paola aveva 4 rematori e un timoniere. Nel 1970 venne armata a motore e fu tolto l’armamento a vela. Fu quindi utilizzata come postale per le isole, Favignana principalmente, e per trasportare i passeggeri a terra dalle navi più grandi che non potevano attraccare in porto. Ricordano le maestranze più antiche che proprio su questa barca salivano a bordo oltre 50 persone. Fu successivamente abbandonata negli stessi cantieri Bonanno, fino a quando nel 2003 venne ritrovata da Michele Basiricò di Trapani, succeduto all’ex proprietario Franco Carriglio. Nella primavera del 2005 l’imbarcazione tornò nuovamente in mare con il nome di “Paola”, in onore della moglie. L’armamento a vela rimase però a terra. Era l’anno della Louis Vuitton Cup, alla quale prese parte come imbarcazione di supporto.

Gli anni dell’abbandono
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 10Certe cose non puoi farle tutte da solo. Hai bisogno di un supporto, di una mano. Un sostegno, anche morale, che alimenti quella passione, dedizione e pazienza, caratteristiche di chi ama la storia e il restauro. Così per anni Paola solcò i mari trapanesi come imbarcazione per i turisti. Pian piano, però, la voglia di mare e di barca cominciò ad affievolirsi. Michele si stancò della solita routine. Paola si ritrovò ormeggiata nello storico canale delle saline come un vecchio cimelio. L’amorevole passione di Michele ha preservato nel modo migliore il lavoro fatto precedentemente, ma non al punto da interrompere 10 anni di esposizione alle intemperie. Nel febbraio del 2017, alla ricerca di una barca a vela da riportare in vita, grazie alla passione condivisa con l’appassionato Domenico Tumbarello che mi ha fatto conoscere Tonino Sposito, cultore della marineria trapanese e della vela latina, dopo aver vagliato varie opportunità che potevano esserci nel nostro territorio siamo arrivati a Michele e alla Paola.

La cessione e l’inizio dei lavori
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 7Paola era stata messa in vendita da anni, ma Michele non ha mai voluto cederla. Consegnare Paola a persone incompetenti che non avrebbero apprezzato il reale valore storico sarebbe stata una tragedia. Il primo incontro con Michele è stato strano. Sembrava ci si conoscesse, ma a causa della grande differenza di età eravamo entrambi consapevoli che così non potesse essere. Però ti accorgi subito quando incontri qualcuno che sa guardare nella tua stessa direzione, al punto che entro pochi giorni l’affare venne concluso nel migliore dei modi per entrambi. Unico vincolo la promessa di riarmare la barca a vela latina e di portare Michele a fare qualche veleggiata. Si salpa prestissimo in direzione il porticciolo di Bonagia, in provincia di Trapani, dove ad attenderci c’era il grande Giovanni Grammatico, titolare del cantiere “Nautica Sant’Andrea”. Sarà lui il fulcro attorno al quale riemergerà questa storia dimenticata. Il difficile restauro comincia da subito, ma già lo sapevamo. Non potevamo sollevare Paola con una gru e portarla in cantiere per lavorare in tranquillità. Si sarebbe spaccata in mille pezzi. Siamo dunque stati costretti a metterla in secco e lasciarla nel porticciolo stesso. Avremmo eseguito i lavori lì, al vento e al sole, davanti a tanta gente che ogni giorno ci guardava incredula.

Il restauro affidato a “u vikingo”
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 14Tutto si complicava ulteriormente per la mancanza dell’attrezzatura e dei macchinari. Eravamo in un luogo pubblico e di conseguenza non potevamo occupare con disinvoltura quella zona. Per svolgere un buon lavoro siamo andati alla ricerca di un maestro d’ascia che potesse trattare Paola come meritava, all’antica. Non abbiamo esperienza di questo tipo. Ma le risposte ottenute sono state difficili da interpretare e ampiamente fuori budget. Acquisimmo dunque la consapevolezza di non poter intervenire personalmente su quelle parti essenziali come il fasciame e la chiglia, zone cardini per la tenuta della barca. Diversi sono stati i pareri e preventivi fino ad arrivare al maestro d’ascia Francesco Bonanno, detto “u vikingo”. All’epoca suo padre aveva costruito quella barca e lui lo ricorda abbastanza nitidamente. Ormai in pensione dalla cantieristica navale, ci spiega che ogni barca costruita era per loro una figlia. Riusciamo a trascinarlo a Bonagia. La riconosce subito e con un colpo d’occhio e qualche pugno assestato sul fasciame dà la sua valutazione. “Unn’avi nenti a vairca”, ovvero “non ha nulla di importante la barca”. In qualche giorno di lavoro l’avrebbe sistemata. Così fu. Arrivato a Bonagia, Giovanni e tutto il suo staff si misero al suo servizio. Il maestro Ciccio strillava come se fosse in cantiere e ci trattava come i peggiori dei manovali e forse lo eravamo veramente ai suoi occhi. Ma prendevamo tutto con filosofia e i suoi rimproveri erano musica per le nostre orecchie. Ogni suo movimento era importantissima scuola e lezioni anche di vita. Anche il solo martello, il suo, doveva essere preso e maneggiato con un rispetto fuori dal normale. Quel martello aveva oltre 110 anni ed era di suo nonno. Calafatare, inchiodare, sostituire e costruire nuovi pezzi per l’armatura a vela era diventato il principale obiettivo.

Il restauro all’aperto
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 16Chiunque passasse sotto i suoi occhi, giovane o anziano, muratore o laureato, doveva necessariamente sottomettersi a quella infinita esperienza sul legno e le barche. Riusciva a darti una spiegazione semplice per ogni cosa. Più difficile in assoluto era comprendere il suo dialetto, rimasto quello di 50 anni prima. Tutto questo movimento ha scosso Michele Basiricò, che le prime volte sbirciava distaccato. Veniva, guardava e poi se ne andava. Quello che cercava era proprio questo. Gente come lui che, tirate su le maniche, faceva qualcosa fuori dal comune. Occuparsi di una barca così antica senza averne le competenze, accompagnati soltanto da tanta passione. Così entro breve anche Michele, che pensava di aver venduto e abbandonato per sempre la sua barca, si è ritrovato ancora una volta con le maniche alte a montare le sartie laterali dell’albero maestro, coadiuvando nel frattempo i nostri movimenti di restauro secondo quel progetto che aveva interrotto prima: l’armamento a vela.

Il montaggio dell’attrezzatura velica
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 20Finita l’opera del maestro si è passati alla parte estetica. Minio a non finire, cementite per fissare il colore. Si passava da poppa a prua col pennello cento volte al giorno. La Paola soffriva la temperatura elevata che toglieva acqua al legno, che di conseguenza seccava formando evidenti fessure fra l’accoppiamento dei vari legni. Bisognava subito metterla in acqua prima che la situazione diventasse disastrosa. Quel lavoro di pitturazione che si sarebbe voluto fare con precisione e tranquillità abbiamo dovuto farlo velocemente. Per la voglia di montare l’albero al suo posto dopo decenni l’abbiamo issato con delle cime. Oltre 8 metri di altezza. Senza una gru nè altri macchinari metterlo su è stato un rischio. Ci si poteva far male. Ma appena su ha cambiato aspetto. Siamo stati lì a guardarla per ore. E’ stata una grande soddisfazione per tutti.

Primavera 2017, il ritorno in mare
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 26I giorni a seguire, conclusa la parte bassa e riuniti un po’ di amici si è proceduto al varo. Eravamo 6 persone per lato. Pesava un accidenti. Dovevamo tenerla in equilibrio mentre scendeva lentamente in acqua. Tolte le poste (tacchi di legname disposti trasversalmente per trattenere lo scafo) l’imbarcazione non si è mossa. Mettendoci in crisi azzardammo delle manovre con la gru di un camion che risultarono l’unico modo per spingerla in acqua. Finalmente, alzandola davanti, si mosse e riuscimmo a metterla in acqua. Tutto ok! Galleggia, non filtra acqua, anche se quelle manovre con la gru hanno creato lievi danni facilmente riparabili. Era uno spettacolo!

Pronti per tornare in regata
Il Gozzo marettimaro Paola 1954 29I lavori sono continuati in acqua. Antennale, sartiame, bompresso, sistemazione della coperta e tutto l’armamento per completare. Tonino e Michele si alternavano alle cime. Io, Giovanni, Pietro mio fratello e Marta, la figlia di Giovanni, alla pitturazione. Dovevamo portare Paola alla regata nazionale che si sarebbe svolta a Castellammare del Golfo a fine giugno ed erano i primi di aprile. Nacque così l’associazione sportiva “Hakuna Matata Team”, che avrebbe condotto la storica imbarcazione a vela in questa importante manifestazione, denominata Trofeo Donna Franca. Tra mille peripezie si riuscì comunque ad arrivare alla regata. Le vele arrivate il giorno prima vennero montate il giorno stesso della regata. Il risultato non fu chiaramente soddisfacente, ma eravamo lì sotto i riflettori di tanti appassionati che hanno dato sostegno alla nostra già forte voglia di fare.
Il giorno 20 Settembre 2017  Paola venne benedetta presso il porticciolo di Bonagia, alla presenza del sindaco di Valderice Girolamo Spezia e dello scrittore Ninni Ravazza.

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