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Nautical Heritage Gen 2018 Foto Maccione 1Nautical Heritage. Questo il nome del futuro portale che si prefigge di censire il patrimonio galleggiante costituito dalle barche d’epoca e tradizionali. La prima ‘storica’ riunione si è svolta sul Lago Maggiore, alla presenza di numerosi rappresentanti di alcune tra le più importanti associazioni nazionali. Ecco di cosa si è parlato e ciò che si intenderebbe sviluppare in futuro.

Di Paolo Maccione – Febbraio 2018
Fotografie di Paolo Maccione

Sul Lago Maggiore la prima riunione di Nautical Heritage
Maria Carola Morozzo della Rocca Foto MaccioneVenerdì 26 gennaio 2018, presso la sede dell’AVEV (Associazione Vele d’Epoca Verbano) al Circolo Velico Medio Verbano di Laveno-Mombello (VA), si è tenuta la prima riunione operativa del gruppo di lavoro che curerà la nascita di Nautical Heritage, portale web il cui scopo sarà quello di censire il patrimonio galleggiante costituito dalle imbarcazioni a vela e a motore d’epoca, classiche, tradizionali e da lavoro presenti sul nostro territorio. L’incontro è stato voluto da Maria Carola Morozzo della Rocca, architetto e professore associato dell’Università di Genova, coordinatrice e referente dell’iniziativa. Erano presenti: Andrea Ghisalberti (YCI - Yacht Club Italiano), Francesco Foppiano (Presidente ACY - American Classic Yacht), Paolo Lodigiani (Vice Presidente ASDEC - Associazione Scafi d’Epoca e Classici), Paolo Sivelli (Direttore AVEV – Associazione Vele d’Epoca Verbano), Giuseppe Vanetti (AVEV), Alessandro Corti (Presidente AVEV), Davide Gnola (direttore Museo della Marineria di Cesenatico), Riccardo Valeriani (Vice presidente VSV – Vele Storiche Viareggio), Enrico Zaccagni (Commodoro VSV), Roberto Olivieri (Consigliere VSV), Roberto Giacinti (Consigliere VSV), Giovanni Panella (ISTIAEN – Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale), Sergio Albertin (AVEV),  Giulia Zappia (dottoranda Università di Genova, restauro barche), Ivan Zignego (Università di Genova, storia e refitting imbarcazioni), Leonardo Bortolami (Yacht Designer, Boat Building Manager dello Scottish Fisheries Museum di Anstruther). Presente ‘idealmente’, anche se assente a causa di un concomitante impegno istituzionale, il Professor Pier Maria Giusteschi Conti (Presidente AIVE – Associazione Italiana Vele d’Epoca). Barche d’Epoca e Classiche, nella persona del direttore Paolo Maccione, ha avuto l’onore e il privilegio di assistere alla discussione.   

Un progetto per tutte le associazioni di categoria
Nautical Heritage Gen 2018 Foto Maccione 2Che non si senta ‘escluso’ chi non era presente alla prima riunione di Nautical Heritage. Come ha tenuto a sottolineare la professoressa Carola Morozzo non si è trattato di un incontro esclusivo riservato a pochi intimi. In questa prima fase sarebbe stato impossibile coinvolgere tutti i sodalizi nazionali, se ne contano almeno una ventina, dediti alla difesa e promozione della cultura marinaresca. In un breve futuro la discussione verrà allargata anche ad altre meritorie associazioni, dalla RHS (Riva Historical Society) alla Classe Dinghy 12’, dalle associazioni della vela latina a quella dei catboat, dalle vele al terzo ai Venturieri, dai Dragoni alle derive storiche. Uno dei primi scopi di Nautical Heritage sarà infatti quello di censire le organizzazioni che si occupano territorialmente di barche storiche. Tra i ‘difetti’, se così li vogliamo chiamare, c’è infatti quello che spesso ogni realtà opera in maniera indipendente, senza relazionarsi e senza condividere il proprio patrimonio di conoscenze. Lo strumento in preparazione avrà lo scopo di dare visibilità a tutti, di ‘contarsi’ e soprattutto di ‘contare’ il numero di barche che costituiscono il patrimonio nazionale. A tal proposito si sta già lavorando sulla realizzazione di uno specifico foglio in formato Excel che conterrà i dati identificativi, dimensionali, tecnici, di merito, età, originalità e conformità di ogni unità. Il sito Internet avrà il vantaggio di essere raggiungibile da chiunque in qualunque parte del mondo.

Bisogna fare ‘massa critica’
Nautical Heritage Gen 2018 Foto Maccione 5Ecco alcune affermazioni rilasciate dai partecipanti alla riunione. Davide Gnola: “L’Italia non ha solo i quadri di Giotto … alcuni armatori hanno chiesto alle istituzioni di vincolare la propria barca storica, ma avrebbe dovuto essere il contrario … esistono barche sotto tutela che stanno andando in malora … l’attuale progetto del Museo Navigante sta svolgendo una preziosa attività di censimento di realtà spesso sconosciute legate al patrimonio marittimo”. Andrea Ghisalberti: “In Francia, a Sanary-sur-Mer, hanno sostituito le barche in plastica del waterfront con una distesa di decine di gozzi tradizionali in legno”. Roberto Giacinti: “Dobbiamo fare massa critica esattamente come fa l’ASI (Automotoclub Storico Italiano) che, forte dei suoi 200.000 soci, partecipa ai convegni e si rapporta con le forze politiche. Questo organismo collettivo deve riunire anche la cantieristica e i mestieri tradizionali … tutto contribuisce al PIL nazionale. Come si fa già nel PRA (Pubblico Registro Automobilistico) bisogna che nel Registro nazionale delle imbarcazioni quelle storiche vengano identificate attraverso uno specifico codice”. Paolo Sivelli: “È corretto partire con il censimento delle associazioni, poi bisogna uniformare i rispettivi archivi. Non dobbiamo confondere l’intervento delle istituzioni con quanto invece si dovrà chiedere alle stesse. Dobbiamo diventare esperti della nostra materia e farci riconoscere quale autorità competente in materia, anche in grado di valutare e deliberare”.

In Mediterraneo siamo egemoni … ma non lo sappiamo
Giovanni Panella Foto MaccioneGiovanni Panella
: “In Francia, dove esiste una burocrazia più snella, stanno classificando migliaia di imbarcazioni e ogni anno un gruppo di esperti fa il punto della situazione. Dobbiamo essere contenti che la Francia abbia ‘scoperto’ l’Italia sotto il profilo dell’importanza del patrimonio marittimo. Sì, perché sotto questo aspetto il nostro Paese è egemone in Mediterraneo … anche se non ce ne siamo ancora accorti! Il recente corso Erasmus di una settimana svolto dai francesi presso il Museo della Marineria di Cesenatico è una prova dell’importanza che ci viene attribuita. Olandesi, inglesi, americani e norvegesi invece ‘viaggiano su altri pianeti’ ancora ben distanti dal nostro”. Enrico Zaccagni: “Dobbiamo prendere esempio dalle altre nazioni, che nel corso del tempo hanno adottato modalità intelligenti per salvaguardare il patrimonio marittimo. In Italia questo fenomeno di riscoperta delle tradizioni è relativamente recente. Solo dai primi anni Ottanta, con la costituzione dell’AIVE (Associazione Italiana Vele d’Epoca), si è cominciato ad affrontare l’argomento, poi sono nati tutti gli altri sodalizi”. Leonardo Bortolami: “In Gran Bretagna un ente semi-governativo fornisce gli strumenti per il restauro della barche storiche, con esperti e linee guida, sebbene non vi sia l’obbligo di seguirle. I fondi vengono erogati con il contagocce … 1000 sterline aiutano nel restauro di un Dinghy, ma non certamente nel recupero di uno scafo di 20 metri. Due registri classificano il patrimonio, suddiviso in barche al di sopra e al di sotto di 12 metri e chi entra a fare parte di questo registro acquisisce valore e prestigio”.       

L’ASDEC ha censito 2400 barche
Paolo Lodigiani Foto MaccionePaolo Lodigiani
: “Ad oggi l’ASDEC ha censito oltre 2400 imbarcazioni, di cui 240 certificate e analizzate. Apprezziamo tantissimo il coordinamento dell’Università, ma inviterei alla prudenza sul fatto di rendersi ‘riconoscibili’, non è detto che ciò rappresenti un vantaggio e le istituzioni potrebbero introdurre vincoli poco comprensibili da parte di chi possiede o arma uno scafo storico”. Francesco Foppiano: “Vivo in Svezia per gran parte dell’anno. Spesso i waterfront e i punti strategici delle città sono riservati alle belle barche storiche, anche se semiabbandonate, ma comunque galleggianti. Con la loro eleganza arredano l’ambiente. Oggi in Italia esistono tanti sodalizi suddivisi in altrettante categorie. L’Università di Genova può ben rappresentarle … spero solo si riesca a metterci tutti d’accordo”. Riccardo Valeriani: “Troppo spesso in Italia ci confrontiamo con un Registro Navale molto ligio alle regole e altrettanto poco incline a comprendere cosa significhi restaurare una barca d’epoca”. Ivan Zignego: “Per prima cosa il portale dovrà diventare il collettore di tutte le associazioni di settore. Ognuna di esse porterà il proprio bagaglio di conoscenze”.

Cos’altro aggiungere, se non i migliori auguri a Nautical Heritage per il buon proseguimento dei lavori. Non sarà un percorso facile, anche perché tutto si fonda su opere e prestazioni erogate volontariamente. Ma spesso, dove burocrazia e formalismi hanno miseramente fallito, sono proprio la passione e la ragione che sono riuscite a raggiungere la meta. Alla via così!   

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