Passione e originalità, fantasia e manualità, amore per le barche e per le costruzioni in legno. Sono queste le qualità che contraddistinguono il brindisino Giacinto Elefante, l’artigiano-artista specializzato nella creazione delle culle-barca. Le sue ‘navicelle’ sono vere e proprie piccole imbarcazioni realizzate in scala su progetti originali, uniche nel loro genere perché costruite a mano una ad una. Disponibili in una serie quasi infinita di modelli vengono rifinite con vernici ad acqua per garantirne l’atossicità per i neonati che saranno ospitati al loro interno.
 
Di Silvia Scarpellini – Ottobre 2014
Fotografie di Giacinto Elefante
 
Giacinto ElefanteGIACINTO ELEFANTE, IL PROFESSORE-COSTRUTTORE
La passione per il mare e sopratutto per le imbarcazioni, forse, è un gene che ci portiamo dentro dalla nascita. Poco importa quale sia la strada che spesso la vita ci costringe a prendere, prima o poi questa passione esplode e si manifesta in mille modi  diversi. A volte quello che si riesce a realizzare ha dell’incredibile. Non necessariamente l’opera nata dalla mente dell’appassionato del mare, o meglio dell’artista del mare, deve essere titanica. Quello che conta è che contenga l’essenza dell’arte marinaresca, che rispecchi ciò che l’uomo nei secoli ha ideato e perfezionato. Questo è lo spirito che anima l’ingegnere meccanico Giacinto Elefante, classe 1957, pugliese autoctono di S.Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, professore di Fisica presso un istituto superiore. Sostenitore del concetto che tutti noi siamo autori e attori di un certo decadentismo storico, cerca di trasferire su chi lo circonda la voglia di imparare e la volontà di mettersi sempre in gioco attraverso continue sfide con se stessi.
Dopo la maturità scientifica si laurea in ingegneria meccanica all'Università degli Studi di Bari. Combattuto tra l’ambita libera professione e un’irrinunciabile offerta di lavoro nel petrolchimico di Brindisi, che all'epoca era fiore all'occhiello del gruppo Montedison, si lascia poi tentare dall’offerta di un’azienda meccanica più consona al suo percorso di studi. Ma nel 1990 viene bandito un concorso per una cattedra di Fisica e nel 1993 passa all'insegnamento, sempre sperando ancora di poter avviare la libera professione.
 
Il dinghy costruito da Giacinto ElefanteTUTTO INIZIÒ DA UN DINGHY
Un ingegnere meccanico che vive con il mare sa apprezzare l’ingegno nautico, frutto della millenaria tradizione italiana e comprenderne la scienza ingegneristica. È così che Giacinto viene contagiato dalla febbre della vela e della costruzione, malattia che si è ormai cronicizzata. I suoi interessi lo portano a ricercare dei piani di costruzione per realizzare una imbarcazione in autonomia. Impresa ardua e piena di imprevedibili problematiche, ma, come sostiene, volere è potere. Così decide di destinare il suo garage a laboratorio operativo per la costruzione di un dinghy. E per poterlo realizzare si avvale dell’esperienza di Iain Oughtred della Australiana Oughtred Boats specializzata nella progettazione di piccole imbarcazioni di ogni tipo e forma, con o senza vele. Acquista i piani di costruzione e comincia a costruire il suo dinghy di 12 piedi di lunghezza, per 4 piedi circa di baglio, a fasciame sovrapposto in compensato marino okoumè e mogano. La soddisfazione che deriva dal navigare su un’imbarcazione fatta con le proprie mani non ha  paragone, soprattutto se poi si ha l’opportunità di veleggiare in un contesto paesaggistico come quello dove abita Giacinto.
 
Culle classiche (2)LA NASCITA DELLE CULLE-BARCA
Giacinto è un profondo conoscitore delle essenze lignee, ne studia le fibre per poter realizzare tutte le sue opere d’ingegno, ne apprezza le sfumature cromatiche che talvolta esalta con le vernici trasparenti ed ha imparato a godere dei profumi diversi che il legno sprigiona, soprattutto durante il taglio. Sostiene che ogni legno possieda un’anima ed una personalità. Ora trascorre gran parte del tempo libero all’attività di costruzione realizzando con metodo tradizionale imbarcazioni  a vela al di sotto dei 4 metri di lunghezza, canoe, anche con armo tipo vela latina. Ma ad un certo punto il gene del mare dentro di lui, non ancora pienamente soddisfatto delle opere realizzate fino a quel momento, si mette in fermento e comincia a partorire idee per utilizzare anche i ritagli del materiale impiegato per creare le sue imbarcazioni. Proprio con questi avanzi inizia a dar vita a deliziosi complementi d’arredo, che lui ama definire “navicelle”; ma l’idea più originale sarà sicuramente la realizzazione delle “culle-barca”. Sono oggetti molto particolari che, in una forma ridotta e semplificata, presentano problematiche e soluzioni simili a quelle delle barche vere e proprie, oltre ad offrire una serie infinita di possibilità estetiche e decorative. Sono quindi delle piccole imbarcazioni , realizzate in scala sui progetti originali. Gli accorgimenti che l’autore riserva alle culle, dato l’uso che ne verrà fatto, si estendono anche all’utilizzo delle vernici ad acqua, usate per la finitura, così da garantirne l’atossicità per i neonati che saranno ospitati nel loro interno, ma rigorosamente almeno cinque sono le mani a pennello che dà al legno.
 
Culle classiche (3)UN ABILE FALEGNAME
Le fogge delle varie culle sono davvero diversificate, mentre la lunghezza varia tra i 110-120 centimetri e la larghezza intorno ai 60 centimetri. Giacinto in realtà è un abile falegname nautico con una decisa vena artistica, sebbene lui stesso si ritenga con genuina modestia, non più che un dilettante. Non ama lavorare su commissione né produrre in serie: lui arriva nel suo laboratorio, ormai questo locale ha perso la connotazione di garage, e facendosi spazio tra legname, tagli di lavorazione, attrezzi, attrezzature e piani di lavoro, raggiunge il suo sgabello-pensatoio e con il panorama dei materiali che ha sott’occhio decide di iniziare. Come tutti gli artisti, nei meandri della sua fervida mente ha già progettato e realizzato ciò che andrà a fare. Per confezionare una culla impiega dai 2 ai 3 mesi e per lui, ingegnere meccanico, ogni oggetto non è mai perfetto: ma l’imprecisione data dall’esecuzione artigianale manuale è proprio il vero pregio delle sue opere.
 
La culla Tug-Boat (2)LA TUG-BOAT
Tra le deliziose realizzazioni di culle, troviamo una simpaticissima “Tug boat” che sembra uscita da un cartone animato: il rimorchiatore di Topolino. E’ un progetto americano, molto ben fatto, i cui piani sono stati ridotti al 45%. Molto simpatica e allegra anche come oggetto d’arredo senza i supporti a dondolo e posizionata su un sostegno. La timoniera è amovibile. Come culla può essere utilizzata sino a circa un anno di età. A causa dell’elevato numero di dettagli la costruzione è notevolmente più lunga di quella delle altre culle.
 
LA CULLA–SKIFF
La culla-skiff (1)Costruita su piani americani, questa culla ricalca le linee classiche degli skiff a remi, piccolo natante di origine australiana caratterizzato da un pescaggio minimo e dalle linee d'acqua allungate che permettono di sviluppare grandi velocità, una volta usato come imbarcazione di servizio nei mercantili e oggi, nel modello con vela, usato per regattare. Il termine skiff deriva dall’inglese medio skif, lingua parlata tra il periodo normanno e il tardo rinascimento e lingua d’oil, medioevale del nord della Francia che a sua volta deriva dall’italiano shifo di origine tedesca. Il più tipico Schifo italiano era un'imbarcazione a vela usata per la pesca. In Sicilia, nel Trapanese, era denominato schifazzo un tre alberi a vela latina con il trinchetto inclinato e vela maestra triangolare.
Giacinto realizza questa bellissima culla con fasciame sovrapposto in compensato di okoumè da 4 millimetri, ha tre fasce per lato e fondo piatto; gli elementi strutturali sono in mogano, la prua esterna in mogano laminato, le viti alle estremità del fasciame in ottone. A dondolo, con supporti in okoumè, può essere utilizzata come culla o per riporre oggetti vari. Semplice ma di effetto.
Le dimensioni: lunghezza 117 cm, larghezza  57 mm, altezza circa 40 cm.
 
La culla coi paranchi (1)LA CULLA SOSPESA COI PARANCHI
Lo “scafo” è uguale al precedente nelle forme e nelle dimensioni, la fascia superiore è però interamente in mogano, più scuro dell’okoumè, per creare il contrasto cromatico. Come si vede nei particolari, le sovrapposizioni sono arricchite da due file di chiodi di rame ribattuti dall’interno su rondelle a coppa, anch’esse in rame, come in uso in passato nelle costruzioni nordiche.
La culla è ora appesa, mediante paranchi regolabili a poppa e a prua, a due sostegni di 120 centimetri di altezza. Le due cimette da 6 millimetri consentono di regolare la posizione della culla e sono fissate a gallocce in mogano. Lo specchio di poppa è in mogano massello.
 
La culla a doppia prua (1)LA CULLA A DOPPIA PRUA
Pur conservando l'esecuzione a fasciame sovrapposto simile alle precedenti, questo modello presenta la doppia punta tipica delle canoe. Le dimensioni rimangono sostanzialmente invariate.
Oltre alla piacevole combinazione cromatica del mogano Sapelli, generalmente più scuro, con l'okumè, il bianco sabbia si è rivelato il colore che meglio si accosta al legno naturale (rimanendo in tema di barche, naturalmente), esaltandone la tonalità e conferendo eleganza all'oggetto, pur conservandone l'aspetto semplice e sobrio. Anche il pagliolato è realizzato in fasce di mogano.
 
La Prima (2)
 
LA “PRIMA”
Giacinto Elefante ha chiamato questo modello “Prima”, in quanto assomiglia molto nelle linee al primo esemplare costruito. Rappresenta infatti, più che altro, uno studio su accostamenti cromatici e alcuni particolari, quali il pagliolato ed il bordo superiore interno discontinuo, come in uso su alcune canoe. Questa soluzione consente di aumentare la rigidezza trasversale e rendere più consistenti i lati senza l'uso di elementi di irrigidimento. Le dimensioni sono simili alle precedenti.
 
 
 
I DELFINI SUL SUPPORTO A DONDOLO
I delfini sul supporto a dondolo (2)
Questo modello, più semplice, ha un’unica fascia per lato, il fondo piatto e un pagliolato aggiuntivo in fasce di abete douglas. Leggermente più piccola delle precedenti, ma più alta da terra, circa 58 cm, presenta il profilo di alcuni delfini ricavati nei supporti a dondolo. Dotata di materassino e paracolpi, ha accolto il nipote Flavio, nipote del professor Elefante, nei suoi primi tre mesi di vita.

 

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