Sandro Zingoni, pittore di mare toscano, descrive attraverso i suoi dipinti il piccolo cabotaggio effettuato lungo le coste del Mar Tirreno nei primi del Novecento. Protagoniste di questi viaggi avventurosi erano le golette auriche, agili vascelli bolinieri e con grande capacità di carico, che richiedevano equipaggi ridotti rispetto alle navi armate con vele quadre. La goletta, spesso chiamata scuna (dall’inglese ‘schooner’), trasportava di tutto, vino, sabbia, marmo, formaggio, carbone … e anche notizie.
 
Di Sandro Zingoni – Aprile 2014
Fotografie-dipinti di Sandro Zingoni
 
La goletta San Fortunato costeggia la Maremma (dipinto di Sandro Zingoni)I FRAGILI LEGNI CHE HANNO SORRETTO IL MONDO
Come molti lettori anch’io, quando vado per mare, guardo con attenzione le altre barche e mi incanto quando barche antiche amorevolmente restaurate incrociano la mia rotta. Allora penso come intere generazioni abbiano tenuto legato il mondo grazie a fragili legni e sottili ragnatele di manovre per trasportare vino, sabbia, marmo, formaggio, carbone e anche notizie, soltanto con il vento.
Allora le migliaia di storie di mare prendono nella mia mente la forma di quadri in cui il cielo, la superficie del mare, la luce, fanno da cornice alle più belle creazioni dell’ingegno umano: le barche a vela. Per una trattazione storica scientifica e la reperibilità dei piani di costruzione delle navi del Tirreno rimando il lettore alla ampia letteratura in merito. Qui voglio solo riferire alcune suggestioni che mi hanno indotto a raffigurare il mare e le barche delle mie parti.
 
IL PICCOLO CABOTAGGIO NEL TIRRENO
Fino alla prima metà del Novecento la maggior parte del traffico mercantile era effettuato per mare, con imbarcazioni a vela. Soltanto dopo la seconda guerra mondiale una gran parte di scafi di ogni tipo venne dotato di una motorizzazione. Sulle rotte tra la Liguria, la Toscana, la Sardegna e la Sicilia era tutto un pullulare di vele di ogni tipo con scafi e attrezzature perfettamente adatte agli scopi della navigazione.
Il piccolo cabotaggio e la pesca nel Tirreno erano effettuati con imbarcazioni che, con moltissime varianti nella misura, nella capacità di carico, nel bordo libero, nell’insellatura, nel bolzone della coperta, nell’angolo dei dritti di poppa e di prua nonché nell’armamento velico, sostanzialmente però possono essere ricondotte alla nave stretta medioevale con l’apporto arabo della vela latina e quindi della galea.
 
Problemi a prua (dipinto di Sandro Zingoni)LA GOLETTA A GABBIOLE
Una variante molto interessante che ho cercato di illustrare nei quadri qui riprodotti è la goletta a gabbiole con specchio di poppa. Spesso chiamata “scuna” (dall’inglese schooner), questo tipo di imbarcazione aveva grossi vantaggi per il traffico costiero: grande capacità di carico, basso pescaggio per ormeggiare vicino alle spiagge, buone capacità boliniere (grazie alle due vele auriche e ai fiocchi) e una vela quadra inferita sul pennone per le andature portanti. Le sue dimensioni le permettevano di affrontare anche lunghe tratte.
Lo stesso tipo di armo venne usato su imbarcazioni più grandi che presero il nome di barquentine o barcobestia (barco ‘the best’), i quali ovviamente erano impegnati su tratte di lungo corso con carichi diversi. La fortuna della goletta come imbarcazione versatile vide impegnata questa tipologia nella pesca d’altura sui banchi di Terranova e nella ricognizione militare (il regno di Piemonte aveva una classe di golette). Il risparmio di uomini di equipaggio spinse la sperimentazione verso la produzione di golette con cinque alberi (estremamente pericolose), infine divenne la barca perfetta per il diporto di lusso e la regata (la goletta America vinse la Coppa delle cento ghinee, poi Coppa America). A questo proposito, la più convincente scena di mare cinematografica sulle golette di Terranova è ancora la descrizione delle operazioni di pesca nel film “Capitani coraggiosi” con Spencer Tracy, dove golette ancora operative all’epoca del film furono riprese in modo documentaristico.
 
Una goletta a Portoferraio  dipinto di Sandro Zingoni -5367-640-640-98EQUIPAGGI RIDOTTI PER VIAGGI AVVENTUROSI
Questo tipo di imbarcazione si specializzò nel traffico di carbone vegetale prodotto nei boschi della Maremma e della Corsica, trasportato a Genova e a Livorno. Indubbiamente la possibilità di terzaruolare ampie vele, senza doversi avventurare su lunghi pennoni o dover manovrare l’antenna di una vela latina di pari superficie, facilitò la diffusione di questo tipo di imbarcazione. Queste richiedevano un equipaggio ridotto, permettendo ai mille padroni delle coste liguri e toscane di intraprendere viaggi vantaggiosi.
Un esempio lo riporta la nota storica del catalogo dell’Agenzia Bozzo: La goletta a tre alberi Noemi venne costruita a Chiavari nel 1872 per conto dell'Armatore camogliese Cap. Nicolò Oneto detto "Margaita". Scafo in quercia, coperta in teak, stazzava 655 tonnellate. In origine il bastimento, armato a nave, fu destinato ai viaggi atlantici sulle rotte del nord e del centro America. Lo comandò per molti anni l'Armatore stesso. Dal 1890 al 1985 il comando passò al Cap. Alfredo Rossi, spezzino. Nel 1895 il bastimento venne ceduto ad armatori livornesi che, per economia d'esercizio, tolsero le vele quadre da tutti gli alberi e le sostituirono con randa e controranda, trasformandolo in goletta. Così armato il bastimento venne destinato, dai nuovi proprietari, al trasporto del carbone vegetale dalla Maremma a Barcellona. Continuò a coprire questa rotta sino al 1905, quando fu venduto ad armatori catalani, passando sotto bandiera spagnola.
 
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