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Barche d’Epoca e Classiche ha intervistato in esclusiva Matteo Rossi, da giugno 2013 nuovo presidente dell’AIVE, l’Associazione Italiana Vele d’Epoca nata nel 1982. Milanese, avvocato, nel 2011 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Francese dell'onorificenza di Chevalier dans l’Ordre National du Mérite. Rossi ha già introdotto alcune importanti novità. Tra queste l’ineleggibilità del presidente non oltre due mandati quadriennali (il suo predecessore Gianni Loffredo ha ricoperto la carica per 30 anni), il progetto di una nuova sede operativa presso lo Yacht Club Italiano di Genova e la formazione di equipaggi e manutentori di scafi d’epoca. Tra gli eventi programmati nel 2014 anche la “Régate de Napoléon”, da La Spezia a Portoferraio.

 
Di Paolo Maccione – Gennaio 2014
Fotografie di Paolo Maccione 
Matteo Rossi nel suo Studio legale di Milano Foto Maccione (4)Presidente Rossi, può presentarsi ai lettori di Barche d’Epoca e Classiche?
Sono nato a Milano il 28 aprile del 1955, dove abito e svolgo la professione di avvocato. Sono sposato e ho un figlio, Andrea, oggi studente universitario in Design Navale.
 
Quando ha cominciato ad andare in barca?
A 8 anni sui Dinghy 12’, quelli con lo scafo in legno e la vela di cotone, con i quali navigavo tra Recco, Camogli e Rapallo. Poi ho regatato sui Flying Junior, i Flying Dutchman e le Star. Ogni anno trascorrevo circa tre mesi in mare.
 
Poi?
A 14 e 15 anni ho frequentato i corsi di vela presso la Scuola Navale Morosini di Venezia. I miei insegnanti sono stati Agostino Straulino e Nico Rode. Qui la vita era scandita dalla disciplina, dal rispetto dei tempi e delle regole. Un’esperienza decisamente formativa, dove ho anche imparato ad osservare lo stile a terra e in mare degli ufficiali di Marina.
 
Cosa ricorda del periodo trascorso sulle Star?
Una barca bellissima, piacevole ed elegante, con la quale regatavo a Venezia. Rispetto alle altre derive mi sembravano delle navi. A bordo facevo il prodiere e il timoniere a tempo perso, ma a causa del mio peso leggero spesso facevo fatica.
 
Quando è approdato alla crociera?
Nel 1972 la mia famiglia ha acquistato Blue Bird, un III Classe IOR. Con questo prototipo in legno lungo 10,40 metri, costruito dal cantiere genovese Mostes, partivamo dalla nostra base di Santa Margherita Ligure per crociere con mio padre, scomparso nel 1976, mia madre e mia sorella. Con questa barca, che abbiamo tenuto fino alla fine degli anni Ottanta, abbiamo anche partecipato a numerose regate d’altura e a triangolo.
 
Quando è diventato armatore di Madifra, la sua barca classica?
A metà degli anni Ottanta. Madifra è uno scafo lungo 14,80 metri, varato nel 1965 presso il cantiere Gino d’Este di Fiumicino su progetto del 1957 dell’inglese ‘Jack’ Laurent  Giles. Questa barca rappresenta  tanto per me, qui è cresciuto velisticamente mio figlio Andrea e oltre a navigare tra l’Italia, la Francia e la Spagna ho partecipato a numerose regate del circuito AIVE e a vari campionati di vele d’epoca.
 
Madifra-a-Imperia-nel-2006-Foto-Maccione-1Cosa significa essere armatori di una barca d’epoca o classica?
E’ coinvolgente come un’adozione e impegnativa come una vocazione. Queste genere di barche ‘non sono nostre’, ci vengono affidate per un certo periodo di tempo. Sono scafi che durano nel tempo e che sopravviveranno a noi. Possederle è un enorme piacere, ma anche una grande responsabilità. La loro anima è rappresentata dalla loro storia, contrariamente alla barca moderna.
 
A quali raduni di barche d’epoca ha partecipato?
All’Argentario Sailing Week di Porto Santo Stefano, in Toscana, ai raduni di Imperia, Porto Rotondo, Porto Cervo, Cannes, in Francia, e Mahon, in Spagna. Ad oggi (gennaio 2014) non sono ancora stato a quelli di Antibes, Napoli, Gaeta, St. Tropez,  Trieste, Nizza e Marsiglia.
 
Qual’è secondo lei il più bel raduno di vele d’epoca?
Difficile dirlo, sono tutti belli per motivi diversi: l’Argentario per il fantastico campo di regata, Mahon per il  fiordo meraviglioso e l’ospitalità degli spagnoli, Imperia per la qualità delle barche partecipanti.
 
Quale sceglierebbe tra uno scafo costruito dallo scozzese Fife o dall’americano Herreshoff?
Fife, sicuramente. Ai progettisti anglosassoni riconosco una leggera superiorità, perchè cresciuti e abituati ai mari del Nord dove le avverse condizioni meteorologiche ti mettono sempre alla prova. Spesso le linee di costruzione delle loro barche sono senza tempo. Non dimentichiamo che la barca deve anche essere bella esteticamente.

Qual’è la sua barca d’epoca preferita?
Difficile a dirsi, sono troppe. Diciamo che tra le barche belle mi piacciono le più belle. Dò molta importanza alle qualità estetiche, direttamente collegate alle qualità marine. La barca bella mediamente naviga meglio di una barca brutta, poi si sopporta meglio.

E’ vero che ha acquistato un altro scafo d’epoca?
Sì, circa 5 anni fa a Nizza ho rilevato Gometra (www.gometra1925.it), sloop in legno lungo 13,80 metri progettato e costruito dallo scozzese Alfred Mylne nel 1925. Il restauro è tuttora in corso in un capannone a Lavagna, nell’entroterra ligure. Ha linee simili a un 8 Metri S.I. (Stazza Internazionale), ma è una barca d’altura. Tornerà a navigare a fine 2014.
 
Matteo Rossi a Le Grazie nel 2013 Foto MaccionePresidente Rossi, com’è approdato all’AIVE?
Poco dopo la sua nascita, avvenuta nel 1982. Nel corso degli ultimi 30 anni non ho mai smesso di condividere la vita associativa con tanti amici e armatori.
 
Come e quando è avvenuta la sua nomina a Presidente? E’ stata un’investitura desiderata o accettata ‘suo malgrado’ ?
Nel giugno 2013 il Consiglio Direttivo dell’AIVE mi ha votato all’unanimità e ho accettato senza riserve. Succedo a Gianni Loffredo, storico presidente per 30 anni, che ringrazio per tutto il lavoro svolto finora.
 
Quanto tempo rimarrà in carica?
Quattro anni, dunque fino a giugno 2017, con la possibilità di rinnovo per altri quattro anni, ma non oltre. Recentemente abbiamo infatti inserito l’impossibilità di assumere questa carica per più di due mandati consecutivi.
 
Quanti soci conta oggi l’AIVE?
Quasi 200, di cui circa 150 armatori.
 
Qual’è la quota annuale?
Cento euro. Non esiste quota di ingresso. I soci armatori versano anche il Diritto di Guidone, pari a 200 euro, che comprende, se richiesto, il certificato di stazza della propria barca.
 
Come si diventa soci dell’AIVE?
È necessario inoltrare una domanda alla segreteria e allegare un curriculum che verrà esaminato dal Consiglio. Bisogna essere conosciuti da almeno un paio di soci.
 
Quale dovrebbe essere la missione principale di un’associazione come l’AIVE?
Fare contenti i propri associati, oltre ad alimentare in loro l’ottimismo e la voglia di dedicare tempo e energie a queste barche.
 
Matteo Rossi con il figlio Andrea a bordo di Madifra Foto MaccioneQuale sarà invece la sua missione nei prossimi anni?
Innanzitutto la formazione dei giovani. Noi invecchiamo e c’è bisogno di allargare e diffondere questa passione. Abbiamo deciso di istituire una nuova categoria di soci, gli ‘allievi’, distinti in due fasce di età: 16-24 e 25-35 anni. A questo proposito abbiamo perfezionato un accordo con la STA-I di Genova, Sail Training Association Italia, in base al quale i loro allievi più meritevoli possono diventare soci AIVE e imbarcarsi sulle nostre barche in occasione di regate e trasferimenti. Ad oggi (gennaio 2014) gli iscritti sono già 21. Ognuno di loro paga una quota simbolica annuale e diventa titolare di un libretto personale nel quale vengono registrate le note di merito ... e di demerito. Questi giovani potranno diventare i futuri armatori di domani.
 
Altri progetti?
Il settore della manutenzione. Ogni stagione gli armatori si interrogano su a chi affidare i lavori periodici. I maestri d’ascia e i carpentieri sono pochi ed è sempre più difficile reperire manodopera specializzata. Da qui il proposito di avviare, all’interno di uno spazio multifunzionale presso lo Yacht Club Italiano di Genova, una scuola di manutenzione e restauro di barche d’epoca sotto la sorveglianza dell’AIVE. Abbiamo già ottenuto l’approvazione di Carlo Croce, presidente dello Y.C.I., del C.I.M. e dell’ISAF, la Federazione Mondiale della Vela.
 
Sembra una cosa importante, ma anche di difficile realizzazione.
E’ vero. Una parte del capannone sarà dedicata al restauro, un’altra alle lezioni e conferenze. Chi opererà sulle barche lo farà in maniera regolare e continuativa. Chi dimostrerà capacità pratiche riceverà un’attestazione di qualità della competenza acquisita, che non avrà valore ufficiale, ma gli permetterà di qualificarsi come manutentore certificato AIVE. Il tutto rientra in un maxi-progetto volto al trasferimento delle conoscenze. Nel nostro piccolo insegneremo, incoraggeremo ... e creeremo anche posti di lavoro.
 
Matteo-Rossi-con-la-foto-di-Gometra-Foto-MaccioneEsiste una formula o una strategia per diffondere la cultura della barca classica in legno?
Fare circolare le barche, dare vita a eventi locali dove le popolazioni possano conoscerle e riconoscerle, non devono essere riservate solo agli armatori. La loro importanza sarà proporzionale all’attenzione che il pubblico vorrà riservarle.
 
Ottimo proposito quello di diffondere la cultura della barca storica e in legno, ma siete conscio che agite in un Paese dove viene dato più spazio a una partita di pallone di serie ‘D’ piuttosto che a iniziative di questo genere?
Per quanto riguarda il calcio personalmente non lo seguo e non lo capisco. Per quanto concerne la vela sono certo che con il tempo la nostra cultura nautica crescerà. Reagiremo a questo immobilismo con l’aiuto dei giovani e attraverso la comunicazione. Come recita un detto: “Non solo fare, ma anche fare conoscere”.
 
Madifra-a-Imperia-nel-2006-Foto-Maccione-2La nautica è sempre stata sinonimo di snobismo, opulenza e ostentazione, insomma, un argomento da ‘fascia benestante’ della popolazione. Dunque non vi arrendete al fatto che anche la nautica d’epoca continuerà a fare parte di un mercato ristrettissimo.
La nautica d’epoca non è un settore del lusso. Molte di queste barche sono di dimensioni medio-piccole, vengono condotte da equipaggi famigliari e i loro costi di manutenzione possono essere paragonati a quelli di un camper. La nautica merita sempre spazi maggiori, soprattutto in Italia, che proprio grazie alla sua collocazione geografica è come fosse un’enorme banchina protesa nel Mediterraneo. Non bisogna arrendersi, mai! L’ho imparato in barca.
 
Esiste un programma ‘cultura’ dell’AIVE? Se sì, da cosa è composto?
Tra i nostri obiettivi vi è quello di tenere conferenze a tema, è una delle priorità per il futuro.
 
Le barche in vetroresina diventeranno mai d’epoca?
No, per quanto riguarda l’AIVE non è previsto. Personalmente a me non piacerebbe.
 
Matteo-Rossi-in-conferenza-a-Viareggio-nel-2013-Foto-MaccioneQuali sono le altre cariche dell’AIVE e da chi sono ricoperte?
La carica di Segretario Generale è ricoperta dal milanese Carlo Musu, anche lui nominato di recente. Poi ci sono dieci consiglieri, ognuno con una ben specifica delega operativa. Ad esempio Giancarlo Lodigiani, armatore di Voscià, si occupa dei rapporti con il mondo anglosassone, Fabio Mangione, armatore di Al Na Ir III, sviluppa i rapporti AIVE in Adriatico. Giulio Baldi, armatore di Margaret, ha una doppia delega: sviluppo e integrazione con l’associazione Vele Storiche Viareggio e altre realtà locali oltre al compito di recepire e catalogare le richieste di chiarimento in materia di stazze e regolamenti di regata.
 
Poi ci sono le donne ...
Sì, per la prima volta due donne sono entrate a fare parte del Consiglio. Si tratta di Alessia Clemente di Roma, incaricata dei rapporti con gli sponsor/partner e alla comunicazione. Roberta Talamoni di La Spezia è invece delegata al coordinamento delle attività dell’alto Tirreno e ai rapporti con la Marina Militare. Tutti i consiglieri rendono conto a me ... quasi quotidianamente.
 
A proposito di Marina, qual’è il ruolo di questa Forza Armata all’interno dell’AIVE?
Come indicato nello Statuto, la carica di vice presidente dell’AIVE è ricoperta dal Direttore dello Sport Velico della Marina Militare. Dall’autunno 2013 questo ruolo è ricoperto dal Capitano di Vascello Roberto Bottazzi Schenone. Frequenti sono anche i contatti con l’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, attuale Capo di Stato Maggiore della Marina.
 
Matteo Rossi mostra il progetto della nuova sede AIVE di Genova Foto MaccioneAltri soci meritevoli di citazione?
Recentemente abbiamo nominato Commodoro, nuova figura che prima non esisteva nell’AIVE, lo spezzino Pier Maria Giusteschi Conti. Il Professor Conti, docente di storia medievale, oltre a essere uomo di grande cultura è anche uno storico stazzatore dell’AIVE che si è autocostruito quattro barche in legno, tra cui lo sloop di 10 metri Alahis con il quale partecipa ai raduni di vele d’epoca.
 
Quali sono i rapporti dell’AIVE con le altre associazioni di settore in Italia?
Abbiamo contatti con tanti sodalizi, tra cui l’ASDEC (Associazione Scafi d’Epoca e Classici), l’AYDE (Associazione Yacht e Derive d’Epoca) e le VSV (Vele Storiche Viareggio).
 
E quelli con il C.I.M., il Comitato Internazionale del Mediterraneo che sovrintende alle regate degli yachts d’epoca?
Con il Presidente del C.I.M. Carlo Croce, come accaduto lo scorso 18 dicembre, partecipiamo periodicamente alle riunioni del Consiglio, dove incontriamo i presidenti delle altre associazioni di vele d’epoca, la spagnola Ranc (Real Asociación Nacional de Cruceros, fondata nel 1974), la francese Afyt (Association Française des Yachts de Tradition, fondata nel 1994) e la monegasca Ambc (Association Monégasque Bateaux Classiques, fondata nel 1999). Tra gli obiettivi primari del C.I.M. vi è quello di difendere e premiare l’originalità delle barche, penalizzando chi tenta di modificarle rispetto a com’erano un tempo.
 
Matteo Rossi nel suo Studio legale di Milano Foto Maccione (1)Quali saranno gli eventi organizzati dall’AIVE nel 2014 e dove si terranno?
Oltre alla partecipazione alle regate di vele d’epoca, dal 13 al 15 giugno si svolgerà la “Régate de Napoléon” da La Spezia a Portoferraio, all’Isola d’Elba. Qui il 4 maggio 1814 sbarcò Napoleone Bonaparte per un esilio durato dieci mesi. Sarà una regata commemorativa di un evento particolarmente sentito dagli elbani. Contiamo di ‘intercettare’ una parte delle imbarcazioni che la settimana precedente avranno partecipato in Francia a Les Voiles d’Antibes e che dal 19 al 22 giugno prenderanno parte all’Argentario Sailing Week di Porto Santo Stefano, in Toscana. Per la “Régate de Napoleon” abbiamo già ottenuto l’alto patronato dell’Ambasciatore di Francia in Italia.
 
Come giudica finora l’operato di Officine Panerai? Nei nove anni del circuito questa azienda di alta orologeria ha investito oltre 10 milioni di euro e contribuito fortemente all’affermazione e diffusione delle barche d’epoca.
Riconosciamo i suoi meriti e l’impegno sempre costante. Siamo contenti di quanto fatto da loro e altrettanto disponibili a forme di collaborazione futura, magari nel campo delle sponsorizzazioni socialmente utili e della sostenibilità.
 
Tra il 2005 e il 2010 l’AIVE riceveva ogni anno oltre mezzo milione di euro da Officine Panerai per l’organizzazione del Panerai Classic Yachts Challenge, soldi che poi girava agli Yacht Club per la realizzazione degli eventi. Come ha vissuto e cosa ricorda di quel periodo?
Era un sistema di sponsorizzazione come altri, forse un po’ macchinoso da gestire sotto il profilo contabile. Per il futuro stiamo valutando formule più snelle e semplici. Ritengo che lo sponsor debba sostenere progetti e regate, ma con maggiore distacco. Le prossime eventuali sponsorizzazioni saranno legate alla realizzazione di specifici progetti, come la ristrutturazione del capannone di Genova oppure il sostegno a un evento particolare o alla scuola di restauro. In sostanza, lo sponsor deve fare lo sponsor. Le barche sono e restano un patrimonio dell’AIVE.
 
Avete avuto nuovi contatti con Officine Panerai?
Sì, a ottobre 2013 mi sono incontrato con Carla Salicini, manager capace e persona squisita. Abbiamo parlato di tante cose e dato vita a uno spirito di grande collaborazione. Torneremo a incontrarci in futuro. Per ora non ci sono progetti in comune, ma ci stiamo lavorando.
 
Matteo-Rossi-nel-suo-Studio-legale-di-Milano-Foto-Maccione-2Come sopravvive oggi economicamente un’associazione come l’AIVE?
Con le quote associative e la volontà dei soci. Lavoriamo tutti gratuitamente.
 
Le ultime domande. Meglio vincere o partecipare?
Partecipare.

Colore preferito?
Blu.

Piatto preferito?
Trofie al pesto.

Destra o sinistra?
Con entrambe le mani, per fare meglio a vantaggio di chi meno può.
Laico o cattolico?
Laico

Quotidiano preferito?
Il Corriere della Sera, per abitudine consolidata.

Dibattito televisivo preferito?
Molti, ma con parsimonia.

L’azienda Italia è già affondata, affonderà o non affonderà mai?
Non affonderà mai, ha risorse formidabili e saprà sempre tenere la testa alta. Ho fiducia sia nel Paese che negli italiani.

Luogo del mondo che vorrebbe visitare?
Nuova Zelanda.

Il suo hobby?
La vela, naturalmente!

Il sogno nel cassetto?
Una traversata oceanica in solitario su Madifra.

Cosa farà quando andrà in pensione?
Non andrò mai in pensione, farò sempre l’avvocato. E ogni volta che se ne presenterà l’occasione continuerò a navigare.
 
Grazie per l’intervista, Presidente!
 
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