Cronaca della partecipazione di un equipaggio milanese dell’ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) alla Vogalonga di Venezia, competizione annuale aperta a tutti i tipi di barche a remi. I marinai meneghini hanno corso a bordo di una ‘Church boat’ in legno, costruita in Finlandia, in grado di ospitare 14 membri di equipaggio più il timoniere.

Di Gianni Vercellio (Chirurgo vascolare – Socio Marinai d’Italia, Idroscalo Milano) – Ottobre 2012
Fotografie Archivio Gianni Vercellio, Mario De Luca e Barche d’Epoca e Classiche
La Church Boat allArsenale di Venezia1800 BARCHE ALLA VOGALONGA
Per molti il canottaggio si identifica nell’annuale esclusivo confronto fra i due solitari equipaggi universitari di Oxford e Cambridge. A Venezia, domenica 27 maggio 2012, tutto era diverso. L’ambientazione magica e pullulante di folla, i troppi protagonisti (7.720 su 1802 barche di ogni tipo), i pochi accompagnatori e gli immancabili turisti. La Vogalonga è per il popolo del remo quello che la Maratona di New York è per il popolo dei runners, evento imperdibile ed appuntamento indicizzato alla misura annuale della forma fisica che sei stato in grado di raggiungere. Forma fisica con la quale un senior consultant come il sottoscritto deve fare i conti per potersi permettere 30 chilometri attaccati ad un remo al ritmo forsennato imposto da Pietro, quarantenne palestrato che si è assunto il ruolo di capovoga.
 
LA ‘CHURCH BOAT’ DI COSTRUZIONE FINLANDESE
Alla Vogalonga di Venezia è ammessa qualunque tipo di barca, a remi o a pagaia (una convivenza che dovrebbe turbare noi vogatori, storicamente un po’ snob rispetto ai più ruspanti canoisti), ma la nostra barca esce in ogni caso dai  canoni per maestosità e massa critica. Lunga 12 metri per 350 chili di peso, prevede 14 vogatori suddivisi in due file, è costruita interamente in legno in Finlandia ed è concepita originariamente non tanto per gare di canottaggio, quanto  per il trasporto la domenica dei fedeli diretti in chiesa attraverso placide acque di laghi scandinavi (Church boat)! Sì, avete capito bene (approfondimenti sul sito web finlandese www.sulkavanvene.fi).
 
14 MEMBRI DI EQUIPAGGIO E UN TIMONIERE
Noi siamo in 14 per non parlare del timoniere, Andrea. Il timoniere è personaggio di solito protagonista, master e commander nella economia di uno sport molto tecnico come questo dove la concertazione di ritmi e sforzi appare cruciale. Ma qui è diverso, il nostro timoniere è parco di ordini ma grintoso quanto basta nel destreggiarsi abilmente, da velista qual è, fra pali minacciosi (le bricole) che segnano la navigazione lagunare e le altre barche che si contendono, di fronte a  San Marco, la pole position. La pole come in Formula 1 qui è fondamentale, bisogna affrontare la prima curva e relativa strettoia all’interno. Al colpo di cannone quindi, pronti via, al massimo.  Noi in partenza andiamo davvero al massimo, quel tanto che basta per distanziare subito i nostri principali avversarsi, quelli della Canottieri Milano che hanno una barca gemella alla nostra.
 
La partenza della Vogalonga 2012 davanti a San MarcoL’AVVENTURA INIZIA ... IN ALBERGO
L’avventura inizia il giorno prima, all’arrivo alla spicciolata in albergo. Noi come al solito scendiamo al Mondial di Marghera, dove veniamo alloggiati in camere da 2 o anche da 4 (colpa di qualche disguido di comunicazione). Ci cambiamo, ci vestiamo “da gara”, e ci affrettiamo al trasferimento a remi della barca dal Circolo Velico di Mestre, dove ci verrà consegnata, al Circolo remiero  dell’Arsenale (zona militare), dove abbiamo da qualche anno il privilegio di ormeggiarla la notte della vigilia,  grazie alle entrature del nostrocoach (Mario De Luca, detto Mario I), napoletano verace e ex marinaio. Noi infatti, come certifica la vistosa bandiera sventolante a poppa, corriamo con i colori della Marina Militare, il nostro club si chiama Marinai d’Italia ed è insediato all’Idroscalo di Milano dove ci alleniamo (poco quest’anno, per l’indisponibilità del barcone: ognuno per conto suo). Il mio compagno di stanza è Leo, del gruppo siamo gli unici dottori; sarà il ginecologo di bordo, una garanzia per Vanessa, unica rappresentante femminile, inglese come il suo garrulo compagno Richard; saranno gli unici autorizzati a congiungersi alla compagnia direttamente alla partenza, dopo una romantica nottata  in albergo a Venezia. Per quanto ci riguarda, noi al Mondial Hotel di Marghera, ceniamo lautamente, ma dopo, subito in branda.
 
Ingorgo nel Canale di CanaregioORE 9: IL COLPO DI CANNONE
La sveglia è alle 6, bus per Venezia, vaporetto per l’Arsenale, poi tutti in barca ad aspettare Vanessa e Richard, come al solito ritardatari. Il bacino di San Marco alle 8 è già gremito di partecipanti. Il tempo di guardarci intorno, guadagnare furbescamente qualche posizione, poi alle 9 il colpo di cannone e via.
Per i primi 500 metri, io ed il mio compagno di panca (Mario II), architetto e purista della voga, ci difendiamo nella nostra privilegiata postazione di prua, ben consci di essere anche per quest’anno i più anziani. Reggeremo questo ritmo forsennato? Sarà questa l’ultima Vogalonga ? Quante barche ci stanno davanti ?  Possiamo solo guardare indietro: ci è di grande conforto constatare che dopo l’iniziale testa a testa l’altro equipaggio milanese, lentamente ma inesorabilmente sembra defilarsi e perdersi fra l’incalzare di centinaia di barche.
 
IL BASSO FONDALE
Dopo 5 chilometri a gran velocità all’improvviso la nostra barca  sembra quasi arrestarsi. Siamo finiti sbagliando traiettoria su un fondale di acqua molto bassa. I miei compagni vorrebbero sapere da me, esperto di circolazione, per quali principi dell’idrodinamica andiamo così piano e come mai aumenta improvvisamente la resistenza all’avanzamento… Annaspo, date le circostanze, nel dare spiegazioni. Flussi laminari ? Teorema di Bernoulli ? Che diamine, timoniere ma perché non cambi percorso! Perdiamo qualche posizione poi via di nuovo.
 
La Church Boat allIdroscalo di Milano (4)FINO A BURANO E RITORNO
All’isola di Burano arriviamo rinfrancati perché è già passata un’ora e si vira per tornare di nuovo verso Venezia. Rifiutiamo i rifornimenti (bibite e panini) che l’organizzazione prevede. Riesco ad ingurgitare, senza smettere di vogare, l’intruglio gelatinoso iperenergetico consigliato dall’amico farmacista, sembra che funzioni. Giro la testa per guardarmi intorno e rompere la monotona visione della schiena e relativi vigorosi movimenti pendolari (un poco scomposti) di Alessandro che mi sta davanti. Le chiacchiere sono bandite, ma con il mio compagno di panca ci scambiamo qualche commento sui ritmi imposti dal capovoga che forse sono controproducenti. Ingaggiamo qualche sfida con barche più snelle e performanti che oggi con il mare calmo sembrano aver ragione sul nostro barcone. Dopo Burano entriamo nel canale di Murano, ancora una mezz’oretta di laguna, sfiliamo davanti all’isola di San Michele, il camposanto dei Veneziani, scongiuri e via dicendo … finalmente Venezia! Cannaregio è il nome dello stretto canale che imbocchiamo che ci porta dritto nel Canal Grande.
 
Una 'Church Boat' finlandeseIL BAGNO DI FOLLA
Ci aspetta un bagno di folla plaudente. Ci aspetta Raffaella, la moglie di Vittorio, che ci ha assicurato riprese e foto digitali ed ha soprattutto il compito di contare le barche che ci hanno preceduto (più di dieci, meno di venti ... ci dirà poi). Nel passaggio nel Canal Grande ci impegnamo in un ultimo insieme di classe e stile, non possiamo disonorare la bandiera della Marina. La giuria all’arrivo scandisce all’altoparlante i nostri nomi dopo aver identificato il numero di pettorale, il 1069, che ho il mandato di indossare. Dopo il lancio  di medaglie ed attestati, subiamo a bordo anche il lancio di bibite e banane. Alessandro ci fornisce i rilievi della nostra prestazioni ricavati dal suo telefonino satellitare: duration 2:19:58, avg speed 5:307 Km, max speed 4:16 Km, Cal 1649(credevo di più), altitude 0 (non avevo dubbi).
 
RITORNO A CASA
E’ finita? Non proprio, si ripassa dall’Arsenale, sbarchiamo la coppia inglese, ci rifacciamo il look. Ci aspetta un’altra rematina  per riportare la barca a Mestre, ma ormai la fatica non si sente più, sarà per via delle endorfine a 1000 o delle banane fornite dall’organizzazione.
Attraversiamo per tornare la scia dei ritardatari, con malcelata superiorità osserviamo un centinaio di barche che tentano di incunearsi nell’entrata del canale di Canareggio. Domani  rivedremo l’ingorgo con nostalgia su You Tube. La fila per la doccia di ritorno al Mondial, prima di ripartire per Milano, sarà solo l’ultimo atto, un piccolo pegno ancora da pagare per la nostra memorabile domenica di maggio, a Venezia per la Vogalonga.
 
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