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Una barca d’epoca, un tempo gloriosa, abbandonata da anni e pronta alla demolizione. Una storia romantica e avventurosa, la scelta di una vita semplice e per questo più ricca. Un progetto ambizioso di recupero e restauro che valorizzi arti e saperi che vanno scomparendo. Un progetto sociale che permetta a giovani in difficoltà di avere una nuova possibilità. Tutto questo ha un nome: Lisca Bianca.

 

Di Marco Calatroni e Francesco Belvisi – Gennaio 2014
Fotografie Archivio Associazione Lisca Bianca

 Immagini-dal-giro-del-mondo-del-1984-di-Lisca-Bianca-II-7LE ISOLE LONTANE

Esistono le «isole lontane»? Sì, esistono. Sono dentro di noi e non ce ne accorgiamo o, forse, ce ne dimentichiamo. Dimentichiamo d'essere nati liberi. Ma ci sono ancora orizzonti che nascondono isole lontane - tutto sta a raggiungerle - e per raggiungerle bisogna, innanzi tutto, ricordarsi appunto d'essere nati liberi. Rifareste di nuovo il giro del mondo? Lo rifaremo.
 
Si chiude così Le Isole Lontane, scritto dai palermitani Licia e Sergio Albeggiani mentre navigavano a bordo del loro Carol Ketch di 36 piedi (11 metri), dal nome Lisca Bianca II. La decisione di costruire Lisca Bianca comincia a maturare in Sergio Albeggiani e sua moglie Licia nel 1975. All'epoca la famiglia dispone di un piccolo gozzo siciliano, una "sardara" di Porticello, coloratissima e molto marina. Con questa barca, modificata con aggiunta di randa aurica e fiocco, i due arrivano a Tenerife ma, nonostante il desiderio di proseguire, decidono di tornare in Sicilia consci che Lisca Bianca in quel momento non sia adatta alla navigazione oceanica.
 
Lisca-Bianca-II-in-seccaFUGGIRE DAL MONDO SU UNA BARCA OCEANICA
Arrivati in Sicilia, cresce il desiderio di riprendere il mare, questa volta su una barca oceanica "da abitare". Scrive Sergio: “Nel momento in cui tornammo, quella volta, capimmo però che non avremmo potuto sopportare ancora molti altri ritorni. Prendemmo la decisione di preparare tutto per andare via: via dal freddo, via dalle folle rumorose, via dagli stupidi rituali della civiltà dei consumi. Verso l'Estate perenne, verso le isole lontane, verso una vita più semplice e più vera. Verso il Mondo. E per andare via, per andare verso il Mondo, ci occorreva una barca: un buon veliero comodo come una casa comoda. Una barca da abitare.”
Tra i vari progetti presi in considerazione, il Tahiti Ketch attira molto l'attenzione per le sue linee dolci e marine, l’invelatura abbondante e la costruzione di apparente ottima solidità. A convincere definitivamente Sergio è il significativo episodio dell'Atom del navigatore solitario Jean Gau, alle prese con l'uragano Carrie che aveva appena messo in pericolo di affondamento il Pamir, grande nave a vela di acciaio, costretto a lanciare ripetuti segnali di allarme. Atom, invece, un Tahiti Ketch di nove metri governato da un solo uomo ed in rotta da Gibilterra a New York, se ne stava al sicuro alla cappa circa trecentosessanta miglia a Sud di Montauk Point, uscito indenne dalla furia di Carrie.
 
LISCA BIANCA II, UN CAROL KETCH LUNGO 11 METRI
La decisione è presa: Lisca Bianca II sarà un Carol Ketch, versione più grande (11 metri) del Tahiti il cui progetto dell'americano John Hanna del 1924 era derivato dai battelli-pilota norvegesi a vela e destinato ad essere impiegato in Pacifico. I piani di costruzione sembrano introvabili ma Sergio scopre che Giorgio Sternini, possessore di un Tahiti Ketch a Sferracavallo, proprio nella zona di Palermo, anni prima aveva acquistato i piani del Carol direttamente dalla vedova di John Hanna con l'intento di costruirne uno, idea poi abbandonata a causa dell'età già avanzata. Nel 1978 Sergio Albeggiani tenta di autocostruire totalmente Lisca BiancaII, con tentativi definiti da lui stesso "velleitari". Il primo passo è studiare attentamente e ridisegnare tutti i piani in sistema metrico decimale, lavoro lungo che richiede una precisione maniacale, ma nel quale Sergio riscopre l’interesse per il disegno tecnico, i calcoli, i dettagli.
 
Immagini-dal-giro -del-mondo-del-1984-di-Lisca-Bianca-II-11978: LA COSTRUZIONE PRESSO IL CANTIERE TREVISO A PORTICELLO
Successivamente, compreso quanto fosse necessario l’apporto di un cantiere vero e proprio, il progetto viene affidato al cantiere della famiglia Treviso a Porticello. Il 14 novembre 1978 ha ufficialmente inizio la costruzione, finanziata anche dalla buona vendita della prima Lisca Bianca. I lavori durano poco più di 2 anni, e ce ne vuole un altro per alberi, sartiame, attrezzature di coperta, manovre, impianti e pittura. Esattamente 3 anni dopo, il 14 novembre 1981 Lisca Bianca II viene varata alla presenza della madrina Arnette e di una folla festante.
 
Nel 1984, dopo aver vissuto a bordo di Lisca Bianca II a Porticello ed aver testato la sua solidità in molte occasioni, Licia e Sergio sono pronti per partire.
 
1984-1987: IL PRIMO GIRO DEL MONDO
E’ il 23 settembre 1984, domenica, e oltre mille cittadini e uno stuolo di imbarcazioni accompagna Lisca Bianca II fuori dal porto fin quando i due alberi svaniscono all’orizzonte. L’Assessorato Regionale al Turismo, il Comune di Palermo e alcune imprese locali supportano ampiamente il progetto: Lisca Bianca II sarà un ambasciatore dei prodotti e della cultura Siciliana nelle isole più lontane. Il viaggio è avventuroso, romantico, emozionante, con alcuni momenti di navigazione dura che mettono alla prova barca ed equipaggio. Nel 1987 i due tornano a Palermo, felici e decisi a riorganizzarsi per ripartire.
 
Salpano nuovamente nell’Aprile 1989, poco più che sessantenni, per il loro secondo giro del Mondo. Questa volta non lo completeranno, un malore improvviso si porta via Sergio a Las Palmas, alle Isole Canarie.
 
L’ABBANDONO DI LISCA BIANCA II
Oggi, ad oltre trent’anni dalla prima partenza, è ben nota l’avventura dell'audace coppia, una delle rarissime e romantiche imprese marinare siciliane, così radicale da lasciare una forte impronta nell’immaginario collettivo. Lisca Bianca II, invece, ha una sorte meno fortunata. Abbandonata per molti anni, rischia più volte la demolizione. Francesco Belvisi, yacht designer, ed Elio Cascio, sociologo e mediatore penale, decidono di unire la comune passione per la vela e le rispettive specifiche competenze per fondare l’Associazione Lisca Bianca ed organizzare il recupero e la valorizzazione dell’imbarcazione e della sua storia. La tutela, il restauro per l’uso, la manutenzione ordinaria forniranno gli elementi vitali in grado di riportare alla memoria un patrimonio immateriale altrimenti destinato a sicura dispersione.
 
Immagini-dal-giro-del-mondo-del-1984-di-Lisca-Bianca-II -15LA CESSIONE PER SCOPI SOCIALI
La famiglia Albeggiani sposa con passione il progetto e decide di cedere Lisca Bianca II all’omonima associazione con l’impegno, una volta ristrutturata, di finalizzarne le attività a scopi sociali e di promozione della cultura marinara (crociere didattiche, laboratori di educazione ambientale, velaterapia, etc). Scopo del restauro è, infatti, il riutilizzo di Lisca Bianca II per l’integrazione e l’inclusione sociale di soggetti svantaggiati - giovani in difficoltà e/o a rischio di devianza, accolti all’interno di comunità per minori, strutture di prima accoglienza, comunità per tossicodipendenti, centri aggregativi, disabili psichici e fisici - utilizzando quali “strumenti” educativi e terapeutici il mare e la navigazione.
 
LE FASI DEL PROGETTO
Il progetto prevede una fase di restauro e una di riutilizzo riassunte in:
  • Formalizzazione della cessione di Lisca Bianca II da parte della famiglia Albeggiani;
  • Trasporto di Lisca Bianca II presso la comunità terapeutica per tossicodipendenti di Sant’Onofrio a Trabia, in collina poco fuori Palermo, gestita dall’Istituto Don Calabria;
  • Realizzazione di un laboratorio di restauro dell’imbarcazione in cui saranno inseriti in qualità di tirocinanti gli ospiti della comunità terapeutica e/o utenti segnalati dai servizi socio-educativi del territorio;
  • Varo e utilizzo di Lisca Bianca II per scopi sociali, educativi e culturali;
  • Realizzazione di interventi e allestimenti non invasivi finalizzati allo sviluppo della sostenibilità ambientale in ambito nautico.
Come altre iniziative importanti in Italia e all’estero, le attività che vedono l’utilizzo della barca a vela come strumento di socializzazione, integrazione e apprendimento stanno dimostrando grande efficacia proprio grazie alla particolarità e specificità del contesto in cui si svolgono. Navigare è, infatti, un modo per imparare a stare insieme, per riscoprire valori importanti e fondamentali come la collaborazione, l’aiuto reciproco, la solidarietà, il senso di responsabilità verso gli altri, l’amore per la natura.
 
Immagini dal giro del mondo del 1984 di Lisca Bianca II (17)I SOGGETTI COINVOLTI, DAGLI OPERATORI SOCIALI AI MAESTRI D’ASCIA
In questa prospettiva saranno coinvolti, assieme e in sinergia, i beneficiari del progetto (minori con disabilità fisica e/o provenienti dall’area del penale), le figure assistenziali (operatori sanitari, sociali, a tutela) e i professionisti che li guideranno nel processo di apprendimento delle tecniche di restauro (maestri d’ascia, falegnami, carpentieri navali, elettricisti) e di navigazione (istruttori di vela, marinai professionisti, tutor). Sarà importante porre l’attenzione sia sulle tematiche professionali sia su quelle umane basate su di un sistema di relazione e di valori incentrati sul rispetto dell’altro, la legalità, la soddisfazione del guadagno tramite un lavoro competente e onesto, la convinzione che ognuno, indipendentemente dalla sua condizione fisica e momentanea, ma forte delle sue caratteristiche e abilità, può rappresentare una risorsa per sé e per la collettività. Alcuni degli individui a cui si rivolge il progetto già praticano all’interno dell’Istituto attività di falegnameria tramite apposito laboratorio: per loro il progetto rappresenta un’ulteriore possibilità di tradurre in pratica un’esperienza formativa che nel futuro possa costituire anche una base professionale da cui ripartire.
 
IL RECUPERO DI ARTI E MESTIERE
In un settore come quello della nautica italiana, che potrebbe esprimere grandi capolavori e dare lavoro concretamente a molti professionisti qualificati, crediamo che il progetto legato a Lisca Bianca sia anche una grossa occasione di recupero di arti e saperi, un modo alternativo e socialmente sostenibile di affrontare il problema della dispersione di un patrimonio preziosissimo del nostro paese, collocandosi geograficamente in un’area come la Sicilia che ha grandi potenzialità come, del resto, l’intera nostra penisola, meravigliosa, abbracciata dal Mediterraneo.
 
LA VALUTAZIONE TECNICA DELLA BARCA
Lisca Bianca II è caratterizzata da un ampio baglio, basso pescaggio, chiglia lunga, poppa a canoa, morbidezza in navigazione ed eccellente abitabilità. La barca, ispirata ai Colin Archer norvegesi, sorprende per la cura dei particolari. Gli interni, infatti, sono realizzati in massello sagomati e giuntati con certosina maestria. Dopo anni di abbandono è rimasto ben poco dell'originale splendore, ma fortunatamente la buona qualità dei materiali impiegati ha salvaguardato lo scafo da gravi danni strutturali. Il ketch presenta un’ampia cabina di prua con bagno ed una cabina di poppa con bagno, con accesso separato dal pozzetto centrale che sovrasta un ampio vano motore. Entrando si attraversa la pilot house e si scende nel'ampio quadrato che presenta comode sedute sulla sinistra, mentre sulla destra si trovano in murata cucina e tavolo da carteggio.
 
Le-condizioni-di-Lisca-Bianca-II-nel-2013-2LO STATO DI CONSERVAZIONE
L'imbarcazione, dopo diversi anni di stazionamento in acqua ed un conseguente affondamento, ha stazionato all'aperto tra il 2009 e il 2013. Il fasciame in iroko e l'ossatura in rovere infatti non presentano marciume o rotture. La zavorra in ghisa mostra invece una corrosione superficiale e non è stato ancora possibile saggiare lo stato di conservazione dei perni di collegamento della zavorra alla chiglia. La spessa coperta in teak (circa 8 millimetri) si presenta in discreto stato di conservazione e potrebbe essere ripristinata, se non fosse che le infiltrazioni d'acqua hanno gravemente compromesso il compensato sottostante che in alcune zone è assente perchè completamente delaminato e marcito. Le conseguenti infiltrazioni d'acqua all'interno hanno determinato molti dei danni agli allestimenti interni in mogano. Il pagliolato in massello, alcune paratie divisorie cassetti, scalini, sedute, portelli vari, risultano essere in buona parte ripristinabili. Tutti gli impianti e una parte degli arredi minori dovranno essere realizzati ex novo. Non è stato possibile saggiare lo stato del motore e dei serbatoi, così come l'alberatura che deve ancora essere smontata. E' sorprendente lo stato di conservazione degli acciai che, nonostante l'incuria, presentano minimi segni di ossidazione.
 
IL TRASFERIMENTO PRESSO LA COMUNITÀ SANT’ONOFRIO
Il restauro seguirà un approccio contemporaneo: è stato infatti realizzato un modello tcad  dell'imbarcazione che sarà utilizzato quale ausilio alla progettazione degli interventi e alla stima dei materiali e tempi necessari. Il modello cad sarà utilizzato anche per un’agevole catalogazione delle componenti disassemblate e la verifica dei pesi e delle condizioni idrostatiche dell'imbarcazione a seguito degli interventi realizzati.
Lisca Bianca II verrà trasportata presso un capannone della comunità terapeutica Sant'Onofrio e diventerà un laboratorio formativo per soggetti svantaggiati. Il maestro d'ascia che costruì l'imbarcazione, Carlo Treviso, ha manifestato la disponibilità a coordinare il restauro pro bono, ma la mancanza di personale specializzato orienterà il restauro verso soluzioni semplici, pratiche ed economiche.
Il restauro prevede lo smontaggio degli elementi di piccola dimensione che saranno restaurati in altra sede, dopodichè verrà smontata la coperta per la sostituzione dei compensati e del teak.
Lo scafo verrà carteggiato ed è previsto un trattamento epossidico all'esterno dell'opera viva al fine di poter minimizzare le operazioni di manutenzione future.
La chiglia verrà disassemblata, abrasa, trattata con epossidici specifici, quindi stuccata e rimontata.
Gli interni verranno ripristinati secondo le indicazioni del  progetto originario e, ove possibile, saranno montati accessori con uno stile classico e coerente al progetto.
 
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