Una tradizione che affonda le proprie radici già alla fine del Settecento, un numero elevato di imbarcazioni in legno costruite negli ultimi decenni, sia a vela che a motore, innumerevoli restauri e recuperi di scafi tradizionali, paladino di un certo modo di vivere il mare e la navigazione. E’ il Cantiere Ernesto Riva del Lago di Como guidato da Daniele Riva, la sesta generazione. Nonostante l’omonimia con il noto cantiere di Sarnico del Lago d’Iseo, costruttore dei runabout più famosi del pianeta, questa realtà ha sempre brillato di luce propria, affermandosi sia in Italia che all’estero. La nuova e ampia sede di Maslianico, accanto a Cernobbio, comprende sia la falegnameria che la zona riservata al rimessaggio.
 
Di Paolo Maccione – Luglio 2014
Fotografie di Paolo Maccione
 
Immagine depoca del Cantiere Ernesto RivaDA DOVE COMINCIAMO?
Quando Barche d’Epoca e Classiche ha programmato l’uscita di un articolo sul Cantiere Ernesto Riva del Lago di Como ci si è domandati: “E adesso, da dove cominciamo?”. Sì, perché oltre alla storia ultracentenaria sono state decisamente numerose le attività nelle quali è stato coinvolto il cantiere nel settore della costruzione e del refitting di scafi in legno. Parlare di questa realtà significa innanzitutto fare un salto indietro nei secoli, fino al 1771, anno in cui questa ‘sciostra’, bottega in lingua lacustre, iniziò l’attività oggi nelle mani di Daniele Riva, sesta generazione di costruttori navali. In cantiere vengono ancora gelosamente conservati i registri di fine Ottocento, veri cimeli storici dove sono descritte tutte le commesse, i tipi di barche costruite dai ‘sepultun’ (coloro che aggiustano le barche), le dimensioni, i dettagli tecnici, la corrispondenza. Le unità di misura riportate sono ancora quelle usate prima dell’introduzione del sistema metrico decimale.
 
Alla sede storica di Laglio, lungo la sponda occidentale del lago, dal 2008 è stata affiancata la nuova struttura operativa di Maslianico, in località poco distante da Cernobbio. Qui il cantiere può contare su grandi spazi che comprendono una zona per il rimessaggio, la falegnameria, la sala verniciatura e un piazzale per il ricovero delle imbarcazioni, tutto raggiungibile in pochi minuti dall’autostrada che conduce al confine italiano con la Svizzera.
 
Il Dinghy 12 del Cantiere Ernesto Riva Foto MaccioneERNESTO RIVA: DALLE ‘LUCIE’ AI DINGHY 12’
Fin dalle sue origini il cantiere Ernesto Riva ha sempre varato battelli, lance, inglesine e anche le “Lucie” di manzoniana memoria, caratteristiche imbarcazioni sovrastate da ampi cerchi telonati impiegate dai pescatori o dai commercianti per trasportare le merci su e giù per il lago. Negli anni Venti anche la Canottieri Timavo di Monfalcone e la Reale Società Canottieri Querini di Venezia avevano richiesto le tipiche lariane da canotaggio a due o quattro vogatori. Ernesto Riva, classe 1930, scomparso nel 2007, è stato colui che ha fatto entrare l’attività di famiglia nel mondo della nautica da diporto, grazie soprattutto alla costruzione del Dinghy 12’, storica deriva di progettazione inglese realizzata in legno di mogano a clinker. Nel 1948, a soli 18 anni, ha anche prodotto uno scafo “tre punti” da corsa con fuoribordo da 250 cavalli, con il quale Emilio Osculati ha vinto sulla Senna il titolo europeo. A questa si sono affiancati una quindicina di modelli di scafi diversi, di lunghezza compresa tra 2,50 a 10 metri di lunghezza, suddivisi tra barche a remi, a vela e a motore. Tutti, sempre e rigorosamente, realizzati in legno.
 
Daniele Riva titolare del cantiere Ernesto Riva Foto MaccioneDANIELE RIVA: LA SESTA GENERAZIONE DI COSTRUTTORI NAVALI
Daniele Riva, classe 1967, figlio di Ernesto, è uno che alla professione di ‘manager di cantiere’ ha sempre preferito ‘sporcarsi le mani’ con colle, chiodi e segatura, firmando con il proprio sudore ogni barca uscita dal cantiere. Daniele è cresciuto imparando le tecniche e i segreti della costruzione tradizionale di una barca in legno, a cominciare dalla centinatura. “È il momento più delicato della nascita di uno scafo in legno”, racconta, “che inizia lasciando le ordinate di rovere o frassino immerse in acqua per un’intera notte. Successivamente vengono inserite all’interno di una lunga scatola di legno a forma di parallelepipedo, entro la quale convogliamo il vapore prodotto dall’acqua scaldata in un barile. Il vapore ammorbidisce ogni singola ordinata, che viene prelevata, piegata e inserita velocemente all’interno dello scafo, prima che si raffreddi e si irrigidisca. Viene anche chiamata piegatura a caldo, o a vapore”.
 
A lui va riconosciuto il merito di avere impresso nuovo impulso all’attività di famiglia, trasformandola in una sorta di realtà semi-industriale dove il processo di realizzazione delle componenti un’imbarcazione è stato accelerato attraverso l’ausilio di macchine a controllo numerico.
 
Non è dunque un caso se grandi personaggi dell’imprenditoria appassionati di nautica si rivolgano oggi a Daniele Riva, dall’amministratore delegato della DHL a Stuart Robinson, urbanista del Regno Unito, dal proprietario di McDonald’s a Mr. Heinz, l’ex re del ketchup, all’ex numero 2 di Apple, originario del Lago di Como.
 
I PRIMI MODELLI RIVA: GUSCIO, ARROW, EOS, ZEUS, SIRIO …
Nel corso degli anni, oltre all’intramontabile Dinghy 12’, il Cantiere Ernesto Riva ha realizzato una lunga serie di modelli di imbarcazioni, realizzabili su specifica richiesta da parte di eventuali committenti. Dal Guscio, lungo appena 3,85 metri e pesante 90 chilogrammi, si passa alla Lancetta di 5,50 metri e al Canotto di 4,70 metri, in grado di trasportare fino a 6 passeggeri. Un altro piccolo scafo è Arrow, simile alla lancia, ma costruita su disegno derivato dalle imbarcazioni per canotaggio. Le Lucie, antiche barche da lavoro del Lago di ComoLungo da 4,50 a 5,50 metri, monta un sedile scorrevole e all’occorrenza si può armare anche una piccola vela. Poi c’è Fedro, replica di un piccolo sandbagger americano lunga 4,04 metri armata con randa aurica, Istar, lancia a motore lunga 5,70 metri e ancora Eos, Lancia, Inglesina e Juju, quest’ultimo un tender lungo appena 2,70 metri. Fra i piccoli cabinati a vela spicca Zeus, replica di un tipico “cutter pilot” inglese. Realizzato in fasciame incrociato di mogano misura 6,50 metri di lunghezza per 2,40 metri di larghezza. La poppa a specchio, la prua verticale, la tuga bassa, il bompresso e l’armo a cutter aurico con randa, trinchetta bomata e fiocco lo fanno entrare di diritto nella categoria dei new classic. Fra le barche a motore Sirio, un lancione planante costruito in fasciame di mogano a clinker. Lungo 6,40 metri e largo 2,20 metri pesa 1000 chilogrammi e può trasportare fino a 7 persone. La motorizzazione, entrobordo o fuoribordo, varia fra 15 e 70 cavalli. L’imbarcazione, anche in virtù di un ampio prendisole prodiero e di capienti gavoni per lo stivaggio di accessori, ben si presta a navigazioni lungocosta o battute di pesca. Per i velisti in erba il cantiere propone un piccolo Optimist in compensato di mogano, lungo 2,30 metri e armato con la caratteristica vela a tarchia. La costruzione viene eseguita seguendo le indicazioni della classe velica internazionale. Gli amanti del fai da te possono eventualmente acquistare il kit di costruzione.
 
Mignon del 1912 in restauro Foto Maccione (3)LE LANCE PER MEDIASET E IL DINGHY ‘BANCONE’
Nei primi anni Duemila alcune imbarcazioni Riva, precisamente un’inglesina, una lancia e un lancione, sono state impiegate da Mediaset per lo sceneggiato televisivo “Piccolo mondo antico”, con Alessandro Gassman, Claudia Pandolfi, Virna Lisi e Enrico Beruschi. Le riprese si sono svolte sul lago di Como, a Villa Canepa di Ossuccio (CO), e in Val di Soda, sul Lago di Lugano.
 
Un Dinghy 12’, sezionato in senso longitudinale, è stato anche utilizzato come bancone per un negozio di vernici di Como. Altre barche statiche in legno, adatte per fare giocare i bambini, sono state costruite per la Walt Disney.
 
I RESTAURI, DALLA MOTOLANCIA AGLI YACHT STORICI
Il numero è quasi incalcolabile. Nel corso degli ultimi decenni il Cantiere Ernesto Riva ha restaurato numerose imbarcazioni in legno a vela e a motore, tra cui una quindicina di motoscafi Riva, gli storici modelli di runabout costruiti dal noto cantiere del Lago d’Iseo.
 
In cantiere sono entrate imbarcazioni a vela come il 6 Metri S.I. (Stazza Internazionale) Bau Bau, costruito nel 1938 dal cantiere Baglietto di Varazze, Alceste del 1955, un Dragone in mogano che partecipò con i colori italiani alle Olimpiadi di Tokyo, Ella del 1928, scafo da lavoro bretone armato con randa aurica e Vaporina del 1908, tipica barca a motore del lago di Como impiegata da un albergo sul lago per il trasporto dei propri clienti. Rui è invece un’imbarcazione lunga 8,80 metri e larga 2,20 metri, costruita nel 1961 presso il cantiere Cucchini di Venezia. Lo scafo era nato come ‘motolancia di casada’, tipico trasporto persone da laguna che si differenziava dai classici taxi per la forma a botte della poppa e per il fatto che fosse destinato alle famiglie nobili. Era, dunque, assimilabile ad una Limousine galleggiante. Il restauro, risalente al 2009, era stato commissionato dallo studio comasco degli architetti Ruggero Venelli e Cecilia Kramer.
 
Nello stesso periodo è stato restaurato il Requin Nuvola, costruito dal cantiere francese Pouvreau nel 1964. Tra i lavori eseguiti il rifacimento della tuga in teak, di parte del fasciame in cedro dell'opera viva e il recupero quasi integrale della coperta anch'essa in teak, posata sui bagli senza interposto compensato.
 
In epoca più recente il cantiere è intervenuto sul 5.50 Metri S.I. Tara del 1968, su un motoscafo Abbate Villa d’Este del 1963, sul Riva Super Florida n° 365 del 1962 motorizzato Chris Craft, sul trasporto passeggeri Gandria del 1948, sul vaporino Laura e su Mignon, sloop costruito in Norvegia nel 1912 che ha tra le sue caratteristiche quella di potere essere armato sia con velatura aurica che bermudiana.
 
Il Jetto in navigazioneI MODELLI PIÙ RECENTI: DAYSAILER 25’, JETTO 5.30 E INSEPARABLE
L’Ernesto Riva Daysailer 25’, il Jetto 5.30 e Inseparable 398 sono alcune tra le barche più rappresentative della storia recente del cantiere Ernesto Riva. Il primo è uno scafo a vela lungo circa 7 metri, realizzato con guscio autoportante in strip-planking di mogano, con paratie in sandwich. Può essere condotto in singolo o con equipaggio ridotto. Tra le altre caratteristiche la deriva mobile, un ampio pozzetto, gli interni con quattro cuccette, cucina e wc a scomparsa. La propulsione ausiliaria, fuoribordo in pozzetto o entrobordo, è elettrica per una navigazione a zero emissioni. Carrellabile, può essere varata e alberata senza l'ausilio di gru.
 
Jetto 5.30 è invece un modern-classic a motore, ispirato alle linee dei runabout americani degli Anni Trenta. Lunga 5,20 metri pesa circa 150 chilogrammi. Gli assemblaggi perfetti sono garantiti da macchine a controllo numerico con programmi CAD/CAM. Motorizzato con propulsori fuoribordo di potenza tra 25 e 60 cavalli è in grado di raggiungere velocità comprese tra 18 e 30 nodi. L’imbarcazione ben si presta ad essere impiegata per brevi crociere costiere o come tender di bordo per megayacht. Un’imbarcazione dal fascino intramontabile, che ha tra i suoi pregi quello di non passare inosservata.
 
Infine Inseparable 398, scafo a vela in compensato marino lungo appena 3,98 metri. La barca, tanto piccola quanto marina, ha la deriva mobile ed è facilmente carrellabile al punto che può diventare il mini-cabinato ideale per brevi crociere all’interno di lagune o arcipelaghi.
 
I mobili di EXTETA realizzati dal cantiere Ernesto RivaI MOBILI IN LEGNO DI ‘EXTETA’
Nel corso del 2014 le maestranze del Cantiere Ernesto Riva hanno realizzato la Collezione Bellagio, serie di mobili e divani in legno di mogano prodotti in serie limitata interamente a mano per conto dell’azienda Exteta (www.exteta.it). Questo arredamento da esterni è stato esposto nell’aprile 2014 in occasione del Fuorisalone, evento spontaneo degli operatori del settore che ha animato la Galleria S. Babila, nel centro di Milano, durante la settimana del Salone del Mobile. Un grande successo per questo prodotto Made in Italy caratterizzato da bellezza, raffinatezza, perfezione stilistica e originalità assoluta, ennesima dimostrazione della capacità del cantiere di reimpiegarsi in altri settori, sempre e comunque legati alla grande tradizione ebanistica. La cura nella realizzazione dell’oggettistica la si può ritrovare anche nei tavolini da salotto, spesso rifiniti con rose dei venti a intarsio che creano gradevoli contrasti di colore.
 
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