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Il libro LEtà dOro delle Regate dAltura Foto Maccione 3“L’età d’oro delle regate d’altura” è l’autobiografia scritta di proprio pugno dal noto yacht designer americano Dick Carter, classe 1928. Dall’esordio nel mondo delle regate con Rabbit del 1965, vincitore assoluto del Fastnet e tuttora navigante, a Tina del 1966, dominatore della One Ton Cup del 1966, per oltre un ventennio Carter ha lasciato un segno indelebile nella storia della progettazione mondiale. Al volume e alla traduzione in italiano ha contribuito il milanese Francesco Gandolfi, oggi felice armatore di Rabbit e amico della famiglia Carter.

A cura della redazione – Luglio 2019
Fotografie di Paolo Maccione e autori vari

Dick Carter al timone di Rabbit II nel 1967Dick Carter e la giovinezza a Cape Cod
Benché nato in una famiglia di quasi inesistenti tradizioni nautiche Dick Carter fu motivato ad andare in barca a vela già dall’età di 10 anni, quando nel 1938 i suoi genitori acquistarono una casa per l’estate letteralmente sull’acqua, a Cape Cod, Costa Est degli Stati Uniti. Quattro anni dopo, con gli Stati Uniti entrati nella Seconda Guerra Mondiale, il padre e i due fratelli maggiori si arruolarono e Dick ebbe a completa ed esclusiva disposizione l’Arrowhead di famiglia, un daysailer di 21 piedi disegnato da Philip Rhodes molto invelato e quindi poco adatto ai venti abbastanza sostenuti di Cape Cod – Carter considera fondamentali per la sua preparazione di velista questi anni di veleggiate in solitario, con una barca tanto sensibile come l’Arrowhead. Finita la guerra si iscrisse all’Università di Yale, che aveva una squadra di vela molto attiva e di eccellente livello, tanto che nel 1950 vinse il Campionato Interuniversitario, affrontando in finale la California University di Berkeley che allineava, destinati anche loro a grandissima fama velica, Bill Ficker, timoniere di Intrepid alla Coppa America del 1970, e Lowell North, al nome del quale non è necessario aggiungere nulla.

L’acquisto del Medallist
Dopo l’università e assolti gli obblighi militari Carter rallentò la partecipazione alle regate – sino ad allora aveva praticato solo derive – sino al 1962 quando, sposato e con la prima figlia in arrivo, acquistò un Medallist, un 33 piedi con il quale pensava di fare solo belle crociere familiari. Il suo spirito competitivo lo spinse però presto a iscriversi a varie regate, con ottimi risultati, riportati anche dalla stampa specializzata; questo fece sì che un francese, proprietario di una barca gemella, lo contattasse, proponendogli di fare insieme il Fastnet del 1963 e poi magari il SORC in Florida del gennaio successivo, questo con la barca di Carter. Al Fastnet l’armatore francese dovette dare forfait per una caviglia slogata, sicché Carter si trovò ad essere l’unico skipper e il principale timoniere; il risultato, quarti di classe e sesti assoluti, fu largamente superiore alle aspettative, nonostante la difficoltà di controllare il Medallist alle andature portanti, con vento forte e mare formato straorzare era facilissimo. Quando Carter lamentò il problema con l’armatore francese questi gli chiese quali modifiche si sarebbero potute fare per ovviare al problema, gettando un seme che avrebbe dato frutti che nessuno dei due si sarebbe aspettato.

La nascita del mitico Rabbit
Rabbit 1965 Foto Beken of CowesRaggiunto rapidamente il convincimento che non sarebbe stato possibile modificare il Medallist per ottenere quanto desiderato Dick Carter iniziò a progettarne una completamente nuova, nonostante i suoi studi, classici e in parte orientati all’economia, nulla avessero avuto a che fare con la progettazione di barche a vela. Il risultato fu Rabbit, un III Classe RORC al limite inferiore delle dimensioni consentite per partecipare al Fastnet (“per minimizzare la perdita nel caso la barca si fosse rivelata un disastro”!), costruita in acciaio in Olanda, per fare quante più possibili regate del RORC nella stagione 1965. I risultati furono eccezionali: 3° alla North Sea Race, 220 miglia tra la Gran Bretagna e il Continente con 3 traversate della Manica (risultato poi cancellato da una squalifica molto speciosa), 1° assoluto alla Regata del 150° Anniversario del Royal Yacht Squadron e, soprattutto, 1° assoluto al mitico Fastnet, in una flotta di 151 barche provenienti praticamente da tutto il mondo.

Tina, dominatore alla One Ton Cup
Particolarmente affascinato da Rabbit fu un americano residente in Francia, Ed Stettinius, che chiese a Carter un disegno al limite dei 22 piedi di rating previsti come massimo per partecipare alla One Ton Cup; Dick disegnò Tina, un metro più lunga di Rabbit e con alcune modifiche parse opportune per ovviare ai pochi punti deboli evidenziati dall’opera prima. Tina dominò la One Ton Cup del 1966, alla quale erano iscritte barche appositamente disegnate per questa regata da Sparkman & Stephens, Ted Hood, Ricus Van de Stadt, Peter Nicholson, Frans Maas, il Gotha della progettazione nautica dell’epoca. Il successo di Tina proiettò Dick Carter nell’Empireo della vela; il disegno di Tina venne utilizzato per una produzione in serie e arrivarono ordini per molte altre barche, di varie dimensioni, tutte o quasi con eclatanti risultati in regata nonostante fossero tutte più che confortevoli in crociera.

Vent’anni di successi, poi l’uscita di scena
Dick Carter e Gandolfi a bordo di Tomira nel 2015L’elenco dei successi conseguiti tra il 1965 e il 1984 dalle barche disegnate da Carter occupa 8 pagine e mezza dell’appendice, e c’è un’altra mezza pagina di vittorie, successivamente al 2006, tutte meno una conseguite in regate “vere”, non limitate a vele d’epoca. Alla metà degli anni settanta emersero nuovi progettisti, alcuni dei quali formatisi proprio alla scuola di Carter, che progettarono barche sempre più leggere e ad avviso di Dick sempre meno adatte a utilizzi che non fossero prettamente agonistici; non essendo riuscito a contrastare questa tendenza negli organismi preposti alla tutela del regolamento di stazza IOR al quale lui stesso aveva dato un fondamentale contributo, Carter ridusse il suo coinvolgimento nel mondo della vela, sino a uscirne completamente nella seconda metà degli anni ottanta. Tanto completamente da far pensare a tutti o quasi, compresi i suoi più stretti collaboratori, che fosse morto nel 2007; così non era stato, “resuscitato” da amici italiani che erano stati suoi collaboratori o clienti negli “anni d’oro” Dick Carter è stato sollecitato a scriverne, attività alla quale la sua cultura umanistica e il suo amore per l’arte, le belle lettere comprese, lo rendevano particolarmente adatto. Il risultato è un’autobiografia veramente tale, scritta di pugno dall’autore, non i ricordi raccontati a qualcuno che li mettesse su carta; “In the Golden Age of Offshore Racing” è uscita in inglese nell’ottobre del 2018 e ora, tradotta in italiano ed edita dalla Giorgio Nada Editore, anche nella nostra lingua con il titolo “L’Età d’Oro delle Regate d’Altura”.

Francesco Gandolfi, l’armatore di Rabbit
Francesco Gandolfi armatore di Rabbit Foto MaccioneMilanese, poi trasferitosi dal 2004 in provincia di Padova, più precisamente a Montagnana, uno dei borghi più belli d’Italia. Da giovane, dopo un anno da praticante Procuratore, conscio che l’avvocatura non facesse per lui, è diventato imprenditore del settore alimentare. Francesco Gandolfi, insieme alla moglie Mietta, è l’attuale orgoglioso armatore di Caligu Terzo Rabbit, primo disegno e pietra miliare nella storia professionale di Dick Carter, conosciuto da Gandolfi a partire dal 1974. Già in passato la sua famiglia aveva posseduto un Carter 39 (tra il 1974 e il 1985), poi rivenduto, e Tomira, un Carter 37 ancora di proprietà. Rabbit è stata acquistata il 27 febbraio 2017, poi trasferita a Rapallo l’11 marzo. Il 6 maggio, durante il VELA Festival di Santa Margherita Ligure, Rabbit ha avuto un “incontro ravvicinato” con il Bavaria SAMA III che ha comportato il trasferimento della barca alla CARM di Lavagna per una serie di lavori completati il 3 aprile 2018. Il 4 maggio 2018, presso la banchina Duca degli Abruzzi a Genova, è avvenuta la cerimonia di consegna del guidone sociale dello Yacht Club Italiano e il 5 maggio dello stesso anno, 53 anni meno 23 giorni la prima volta, Dick Carter è tornato al timone della sua opera prima. In questo periodo è maturato il convincimento che l’autobiografia ripetutamente richiesta da vari amici potesse valere la pena di essere scritta e Carter lo ha fatto coinvolgendo anche Gandolfi nella stesura, soprattutto per la verifica di ricordi che avevano comunque una bella età.

La scheda del libro
L’Età d’Oro delle Regate d’Altura

di Dick Carter a cura di Francesco Gandolfi
Giorgio Nada Editore (www.giorgionadaeditore.it
Formato 20,3 x 25,4
Pagine 328
Foto 180 in b/n e a colori
Cartone con sovracoperta
Prezzo 44,00 Euro
Il volume è stato stampato in 1.000 copie

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