LArsenale di Venezia Foto Maccione 10

Il giornalista veneziano Silvio Testa, già autore di pregevoli testi sulle barche storiche e la voga alla veneta, fa una ‘fotografia’ dell’attuale situazione in cui si trova l’Arsenale di Venezia e ipotizza quale potrebbe esserne il suo futuro. Tanti i modelli ai quali ispirarsi, da Amsterdam a Stoccoloma, da Portsmouth a Pisa. Il sindaco Brugnaro si dimostrerà un visionario capace di pensare in grande o si accontenterà di ‘sopravvivere’?

Di Silvio Testa – Marzo 2017
Fotografie di Paolo Maccione

Saverio Pastor artigiano remiero Foto MaccioneL’Arsenale di Venezia? Un laboratorio del sapere
Ho avuto il privilegio, i primi giorni di marzo 2017, di presentare a Venezia un libro per i 100 anni del Cantiere Faldis (già Toffolo) alla Giudecca, davanti a un vasto pubblico competente e interessato, nutrito di marineria. Il titolare dell’azienda, Francesco Toffolo, ha poi indicato l’Arsenale come perfetta collocazione per un polo cantieristico veneziano, mentre, sempre per l’Arsenale, io avevo parlato di funzioni museali, riferendomi alla bimillenaria tradizione costruttiva adriatica, partendo dalle steli funerarie di fabri navalis risalenti al 1. secolo d.c. conservate nei musei di Aquileia e di Ravenna. Le due proposte non sono assolutamente in contrasto, anzi. Quanti parlano di funzioni museali in Arsenale - non sono certo il solo, tanto che a Venezia esiste un Forum Futuro Arsenale (www.futuroarsenale.org) presieduto dall'ing. Roberto Falcone che riunisce con analogo obiettivo tante associazioni cittadine - non intendono un mero deposito di vecchie barche, ma un laboratorio del sapere che racconti il rapporto dell’uomo col mare in quella che per secoli fu la più moderna fabbrica produttiva d’Europa, una viva fucina di cultura marittima, se è vero che la sfida della globalizzazione la si vince solo col valore aggiunto della ricerca.

La ‘galera’ ce l’abbiamo già
Le ordinate del nuovo Bucintoro Foto MaccioneNelle darsene dell’Arsenale si può immaginare certo un museo, in tutto o in parte galleggiante come è stato fatto ad Amsterdam, o a Stoccolma per il Vasa, o a Portsmouth per la Victory di Nelson e altre navi, o a Palos de la Frontera per la Pinta di Colombo, contornato dalle funzioni artigianali necessarie. Ma il volano di tutto non può essere che uno: un laboratorio per lo studio e la conservazione del legno antico che nasca in funzione della galera trecentesca scoperta ma poi risepolta in laguna, a San Marco in Boccalama. E’ l’unico esemplare esistente al mondo, altro che improbabili ricostruzioni del Bucintoro, e credo che le imprese produttrici di resine, di attrezzi, di strumenti necessari al restauro e alla conservazione farebbero a gara per finanziare l’impresa. A Pisa, con le navi romane scoperte tra Arno e Serchio, sono stati capaci di creare in cinque anni il Museo delle Navi Antiche, e a Venezia no?

Il Consorzio Venezia Nuova ‘potrebbe’ andarsene
Il sottomarino Enrico Dandolo in Arsenale a Venezia Foto MaccioneAttorno al laboratorio, però, deve crescere un mondo: in Arsenale c’è già l’Istituto di Studi Militari Marittimi, ma perché le due università veneziane, Ca’ Foscari e lo Iuav, non possono collaborare, creando assieme alla Marina una grande biblioteca specializzata, dedicata al mare? E perché non possono istituire o concentrare in Arsenale corsi o facoltà di archeologia navale, di biologia marina, di progettazione navale, di disegno e di arredo per imbarcazioni da diporto, in collaborazione tecnica con Thetis, prestigiosa società di ingegneria dedicata al mare, e produttiva coi cantieri che, come vorrebbe Toffolo, dovrebbero trovare collocazione nell’area dei tre bacini di carenaggio, meraviglia architettonica ottocentesca? Cosa vi si oppone? La presenza nei bacini del Consorzio Venezia Nuova, intanto, per la manutenzione delle paratoie del Mose. Una presenza ormai consolidata, da quando nel 2005 un blitz del Governo Berlusconi la impose all’insaputa e poi contro la volontà del Comune di Venezia, allora guidato dal sindaco Massimo Cacciari. Si tratta, però, di uno spreco di spazi pregiati, con tante aree libere nella zona industriale di Porto Marghera, ma pare che i commissari governativi che guidano il Consorzio dopo la sua decapitazione a seguito delle inchieste giudiziarie sulle tangenti e sulla corruttela che hanno accompagnato la vicenda del Mose non siano oggi alieni dal prendere almeno in considerazione un possibile spostamento.

Il Sindaco Brugnaro, un visionario o uno che si accontenta ?
LArsenale di Venezia Foto Maccione 1E poi l’incapacità di sognare, soprattutto. Non si sa quali siano i disegni sull’Arsenale della giunta del sindaco Luigi Brugnaro, che sul tema non si è mai espresso, ma si spera che non siano in continuità con quelli della giunta di Giorgio Orsoni, che l’ha preceduta ed è stata travolta dallo scandalo Mose. La giunta Orsoni, infatti, aveva in mente solo una mera operazione immobiliare: la collocazione negli storici spazi di attività imprenditoriali le più diverse purché fisicamente compatibili con i singoli edifici. Uno spezzatino indifferente all’unitarietà dell’Arsenale e tale da togliere ogni senso alle tese che non sono mere cubature, volumetrie, ma pezzi di storia che hanno significato solo in rapporto alle darsene e al mare. E’ il Comune che dovrebbe guidare un simile progetto, anche per creare centinaia di posti di lavoro qualificato e attrarre un turismo di qualità, come tutti affermano da tempo di volere salvo poi non mettere mai in atto gli atti conseguenti. Dicono che Brugnaro sia un visionario, un imprenditore cresciuto gettando il cuore oltre l’ostacolo: misuriamo sui fatti se anche come sindaco saprà davvero pensare in grande o se si accontenterà anche lui del piccolo cabotaggio.

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