Il fotografo spezzino Davide Marcesini è approdato per caso al mondo della vela. Da quel momento non se ne è più staccato. Vive presso uno dei golfi con la più elevata concentrazione di scafi d’epoca, che all’occorrenza fotografa anche a bordo di un deltaplano a motore. Collaboratore della nota agenzia fotografica Sea&See, si dedica anche alla formazione organizzando corsi.

Di Davide Marcesini – Gennaio 2013
Fotografie di Davide Marcesini
Davide Marcesini Foto P. MaccioneDAVIDE MARCESINI
Sono un fotografo di mare, trasferito ai monti ... e tornato all’acqua grazie alla vela. Nato a Lerici, località affacciata sul Golfo della Spezia, ho praticato tanti sport ma non ho mai tenuto in mano la barra di un timone o una ... corda! Fotografo da professionista dalla fine degli anni Novanta, dapprima presso uno studio aperto al pubblico, poi dedicandomi sempre più spessoal paesaggio e alla documentazione del territorio, il primo amore. Ho pubblicato alcuni volumi fotografici, praticato la foto sportiva ed aerea (fotografo sistematicamente la mia terra da un deltaplano a motore) e tanta montagna. Tra un’escursione e l’altra seguo progetti personali legati al ritratto e mi dedico alla formazione fotografica, tenendo corsi e scrivendo per varie testate online.
 
L’ESORDIO CON LA GOLETTA ‘DEVA’
Un giorno, grazie ad un amico maestro d’ascia, ho assistito in un cantiere al riarmo di Deva, una goletta aurica lunga 40 metri costruita nel 1930: è stata una folgorazione. Da allora non ho perso occasione per fotografare barche. Senza presunzione, mi sembra  facile: è come ritrarre una bella donna su uno sfondo meraviglioso, è quasi impossibile ottenere cattivi risultati! Entrare scalzi, letteralmente, in un ambiente di lavoro è stato un esordio simbolico: per voi marinai è normale, io ho dovuto imparare, osservando. Non è stato difficile.
 
LA VELA, UNA ‘QUESTIONE’ PER POCHI
Chi non va per mare respira una certa chiusura rispetto al mondo della vela, una sensazione di “superiorità” manifesta verso i terrestri: e tutti a dire “non è vero!”. Ebbene, io lo confermo: esiste. Ed è giusta e giustificabile. Lavorare con le mani, il piede fermo sul ponte inclinato, lo sguardo di chi, mentre chiacchiera con te, controlla mille cose che tu neppure vedi ... insomma, gestire quell’incomprensibile groviglio di cime che non capisco da dove partano, dove finiscano e cosa combinino nel frattempo, produce un ricampionamento dei problemi a terra. Forse è un residuo dell’ancestrale lotta per la vita dei primi uomini di mare, quello che succede una volta messi i piedi in banchina è secondario, se ne parla dopo.
 
Il mare e la vela Foto D. Marcesini (8)FOTOGRAFARE LA REGATA
Partire da una barca come il Deva è stato un bel privilegio: trascorre l’inverno alle Grazie e ho scoperto che è in gran bella compagnia, tutto sotto casa! Lulworth, Patience, Javelin, Orion, Royono, solo per citare le più grandi, sembra già la lista di un raduno di successo. Dopo questo, trovarmi alle regate di Imperia o di Cannes mi ha fatto sentire a casa mia. Pur a digiuno di regolamenti ed esperienza ho potuto “riconoscere” il fascino delle barche più belle del mondo. Fotografare una regata è un’ottima scuola: da subito ho iniziato a collaborare con la Sea&See (poi ho scoperto essere uno dei nomi di maggior prestigio del mondo della vela). Questo ha permesso di trovarmi spesso in gommone con i più importanti maestri del settore, da Carlo Borlenghi a Gilles Martin-Raget a Franco Pace, ed altri ancora altrettanto bravi. Osservandoli l’apprendimento è stato facilitato.
 
L’ATTREZZATURA
La mia attrezzatura è quella tipica del fotografo sportivo: un paio di corpi Canon, uno con lo zoom lungo (il 100-400 che adoro) ed uno con il 500 pronto ... per casi particolari. Pesa tonnellate e per reggerlo a mano libera vengono buoni anni di sport faticosi! La formazione di paesaggista a volte mi spinge a sperimentare ottiche non molto specifiche come grandangoli o obiettivi tilt-shift: una buona fotografia è sempre il risultato innanzitutto dell’allenamento dello sguardo e non è detto che l’immagine migliore sia sempre quella più ravvicinata o con la maggior quantità di spruzzi.
 
LA TECNICA
Alla fine, in barca come ovunque, cerco sempre le stesse cose: pulizia dello sfondo, composizione accurata e semplicità di contenuti. Ho una passione per il colore non troppo saturo e tendo ad alleggerire l’immagine, contrariamente all’abitudine della maggior parte dei fotografi sportivi: trovo che il mondo sia già così bello che non vi sia bisogno di aggiungere altro. Il passaggio al digitale ha accentuato questo aspetto ed io ... vado controvento.
 
VISITA IL SITO
www.davidemarcesini.com
 
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