Storia del triestino Federico Lenardon, maestro d’ascia, progettista e costruttore navale che fin da ragazzo ha sposato la causa delle imbarcazioni tradizionali. E’ stato l’unico allievo ammesso al tavolo di Carlo Sciarrelli, il Maestro della progettazione di scafi classici scomparso nel 2006, del quale è diventato memoria storica e prosecutore della sua opera.

Di Paolo Maccione – Luglio 2012
Fotografie di Paolo Maccione
Federico LenardonCHI È FEDERICO LENARDON?
Trieste, ottobre 1975. E’ giorno di Barcolana. Federico Lenardon ha 11 anni. Sul Bat, piccolo cutter del 1889, è imbarcato insieme a Carlo Sciarrelli, futuro Maestro della progettazione di barche di ispirazione classiche in Italia. Ha smesso di piovere, il vento soffia a 40 nodi e la partenza della regata più famosa d’Italia slitta di un paio d’ore. In barca ci sono solo loro, Federico al timone e Carlo alle manovre. Si parte, esplodono i fiocchi di cotone, ma si regata lo stesso. Una prova difficile da superare che non spaventa quel ragazzino nato e cresciuto a Trieste, avvezzo al mare dall’età di 3 anni. C’è grande intesa tra i due. Sciarrelli è un amico di famiglia, viene spesso invitato a cena così come Federico lo va a trovare in Studio. Fanno vacanza insieme e l’entusiasmo del piccolo Federico mitiga il carattere burbero del progettista. Su quel Bat si ritroveranno per almeno altre cinque Barcolana, mentre negli anni successivi Federico parteciperà a trenta edizioni della nota regata. Il mare e le barche classiche diventeranno presto la sua ragione di vita.
LA CIRCUMNAVIGAZIONE DELL’ITALIA
Nel settembre del 1983, ormai diciannovenne, Federico circumnaviga l’Italia a bordo di Chica Boba II, uno Sciarrelli in alluminio di 17 metri del medico milanese Edoardo Austoni, impiegato per fare la Ostar del 1982, la traversata atlantica in solitario. Si parte da Lavagna, in Liguria, diretti al Cantiere Gennari di Pesaro. A bordo c’è anche il papà di Federico, Giovanni Lenardon detto ‘Ninin’, e l’immancabile Sciarrelli. La navigazione dura un paio di settimane e nonostante un fortunale con venti a 50 nodi tra Livorno e Portoferraio si arriva comunque a destinazione.
Il progetto di uno schooner lungo 28 metri (2)DAI RIMORCHI PORTUALI ALLA MANUTENZIONE DELLE IMBARCAZIONI
Nel frattempo il ragazzo si è fatto uomo e a 20 anni Federico Lenardon comincia a lavorare alla Tripcovich, azienda di rimorchi portuali di Trieste. Vi rimane per un decennio, fino al 1995, momento in cui si licenzia per seguire la sua vocazione: quella di lavorare sulle barche. Destino vuole che sei mesi dopo la Tripcovich fallisca. Federico acquista i propri attrezzi, gira le banchine e fa il manutentore e riparatore di barche, sia per i privati che per le scuole di vela, nella zona compresa tra Monfalcone, Trieste e Muggia. In questo periodo comincia anche a dilettarsi nella progettazione navale. Viene molto apprezzato per le sue doti manuali, tanto che quando porta l’imbarcazione Sandra III al Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone per una serie di interventi inizierà un rapporto lavorativo della durata di ben 15 anni.    
I RESTAURI E LA PROGETTAZIONE NAVALE
E’ proprio presso il Cantiere Alto Adriatico che Lenardon partecipa al restauro di numerose imbarcazioni, dal ketch Javelin del 1897 al cutter Sorella del 1858, dal Bat a Delfino, da Mirella ai motoryacht classici Misty e La Belle Dame. Contribuisce anche alla costruzione di nuove imbarcazioni a vela in legno, come Chandra e Tiziana IV o le Passere Despina e Nababbo. Con il passare degli anni Federico studia progettazione navale sui libri dei grandi progettisti di fama mondiale. Le sue ‘bibbie’ sono ‘Lo Yacht’ di Carlo Sciarrelli (un vero ‘best seller’ del settore), ‘Skene’s Elements of Yacht Design’ scritto dall’americano Francis S. Kinney, ‘The search for speed under sail’, ‘Boatbuilding’ di Howard I. Chapelle, ‘Sensible Cruising Designs’ di L. Francis Herreshoff o ancora i testi di Frederick Henry Chapman, architetto navale inglese di metà Settecento.
Federico Lenardon al lavoro su un Feather 14' (3)AMELIA, L’OPERA PRIMA
Il primo vero progetto di Federico Lenardon è Amelia, una deriva di 12’ (circa 3,60 metri) costruita in legno lamellare dal Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone per il milanese Marco Garofalo, attuale presidente di AYDE (Associazione Yacht e Derive d’Epoca). La barca viene varata nel 2005 alla presenza dello stesso Sciarrelli, che si stupisce per come Federico sia riuscito nell’impresa di fare coincidere nella realtà il previsto galleggiamento dello scafo progettato su carta. Amelia partecipa e stupisce ai raduni delle derive d’epoca, ha lo stesso armo velico del Dinghy 12’, ma cammina il doppio. Successivamente viene scelta una velatura alla portoghese, progettata dallo stesso Lenardon.
IL FEATHER 14’
Il secondo progetto di Lenardon è il Feather 14’, nato ufficialmente nel 2006. E' una deriva lunga 4,35 metri, costruita interamente in legno, di linee marcatamente tradizionali, leggera, spaziosa, molto vivibile, in grado di sfiorare i 10 nodi in planata. Il disegno è ispirato ai sandbaggers e catboat americani. Il guscio, autoportante, è composto da due mezzi scafi in triplo lamellare di mogano, assemblati su una struttura composta dalla chiglia e solo cinque ordinate. Ad oggi esistono una decina di Feather 14’ naviganti, venduti in Italia, Austria, Olanda e Spagna. Con questa barca Federico presenzia a numerosi raduni di vele d’epoca, dalla Festa della Marineria della Spezia all’Argentario Sailing Week di Porto Santo Stefano al grande raduno internazionale di Brest del 2008, in Bretagna, dove la barca viene ammirata e apprezzata.
LA LOBSTER AA 38’
Si chiama ‘Giani B’ il progetto di una lobsterboat sviluppata da Federico Lenardon, costruita interamente in legno presso il Cantiere Alto Adriatico. Con questo scafo classico egli dimostra la propria versatilità in materia di progettazione. La barca, che oggi naviga in Adriatico, ricorda le aragostiere a motore impiegate lungo la East Coast americana per la pesca dei crostacei.
LA MORTE DI SCIARRELLI
Il 23 settembre del 2006 Carlo Sciarrelli muore a Trieste all’età di 72 anni, lasciando un vuoto incolmabile e un’eredità culturale unica nel suo genere. In 45 anni di carriera aveva realizzato 140 progetti, dai quali sono state costruite circa 400 imbarcazioni.Federico assume il ruolo di memoria storica della sua sterminata produzione, non fosse altro che per anni il Maestro non ha mai trasmesso il suo sapere a nessun allievo che non fosse Federico. Una rara immagine li ritrae assieme accanto al tavolo da disegno, con Sciarrelli in vestaglia e Federico intento a tracciare linee. Ecco perchè oggi molti lo indicano come il prosecutore naturale della sua opera. Tra il 2007 e il 2008 il Civico Museo del Mare di Trieste dedica a Carlo Sciarrelli una mostra e un libro, al quale collabora lo stesso Lenardon con documentazione d’archivio riguardante il Maestro.
Il rendering del day sailer lungo 6 metriL’EPOCA RECENTE
Verso la fine degli anni Duemila Federico Lenardon abbandona il Cantiere Alto Adriatico, non dopo avere ottenuto il Certificato Professionale di Maestro d’Ascia presso la Capitaneria di Porto di Monfalcone, che gli permette di firmare progetti di imbarcazioni fino a 10 metri. Sviluppa in autonomia i disegni del nuovo albero di Aria, un 8 Metri S.I. (Stazza Internazionale) del 1935, di un daysailer lungo 6 metri e di una lancetta elettrica di 3,10 metri. Lavora insieme allo yacht designer Paolo Velcich di Dubai alla progettazione di alcuni traghetti per il Venezuela e insegna storia dello yachting e disegno navale nell’ambito di un “Corso tecnico superiore per il disegno e la progettazione industriale” presso l’ENFAP di Monfalcone. Nel suo portfolio entrano a fare parte i piani progettuali di una goletta classica lunga 24 metri, di un commuter di 13 metri e di uno sloop fast cruiser lungo 12 metri.
Oggi Federico, quasi cinquantenne, mantiene ancora l’aspetto e l’entusiasmo di uno studente delle scuole superiori. Soprattutto continua ad essere animato dal sacro fuoco della passione per le imbarcazioni tradizionali, inesauribile propellente indispensabile per chi ha deciso di creare qualcosa di bello che rimanga nel tempo.
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www.federicolenardon.com
info@federicolenardon.com
federicolenardon@libero.it
 
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