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Dal 2010 il milanese Marco Garofalo è presidente dell’AIDE, l’Associazione Italiana Derive d’Epoca. Laureato in Filosofia, giornalista nelle radio di informazione milanesi tra il 1975 e i primi anni ’80, lavora nel settore dei monitoraggio dei media, naviga ogni volta che può e realizza quadri di arte moderna.    


Di Paolo Maccione – Gennaio 2012
Fotografie di Paolo Maccione
Marco Garofalo (6)CHI E’ MARCO GAROFALO?
Un nonno messinese e un altro calabrese, sposati con una trentina e una pisana. Un ‘meticciato’, ecco come ama definire le sue origini Marco Garofalo, nato a Milano nel 1951. Dopo il diploma al Liceo Parini si iscrive a Filosofia, sostiene tutti gli esami a pieni voti e prepara una tesi sull’autonomismo sardo che non discute. Dall’età di vent’anni comincia infatti a fare il giornalista presso Radio Canale 96 e, dal 1979, fonda con altri soci Radio Città. Si dedica all’organizzazione di eventi musicali tra cui i concerti italiani di Bob Marley, dei Talking HeadsB.B. KingLou ReedDe Andrè e la PFMJohn Cage. Dai primi anni Ottanta abbandona il giornalismo e lavora presso alcune società di marketing e comunicazione, mantenendo però una collaborazione con l’Eco della Stampa, di proprietà della sua famiglia da quattro generazioni.

DOTTORE IN FILOSOFIA A 40 ANNI
All’età di 40 anni Marco Garofalo incontra il professore milanese Fulvio Scaparro il quale, venuto a conoscenza di quella tesi mai discussa, si offre di diventare suo relatore nel caso decidesse di conseguire l’agognata laurea. Marco si rimette sui libri e scrive una nuova tesi sul capitale umano, che poi discute. Diventa così dottore in Filosofia e dai primi anni Novanta comincia a lavorare stabilmente presso l’Eco della Stampa, dove si specializza in rassegne telematiche.

PRIMA VOGATORE, POI VELISTA

Il blues, il pop-rock, pascolare le vacche in campagna e vogare. Sono alcune delle costanti della vita di Marco Garofalo. L’ultima, in particolare, lo accompagna da quando aveva 14 anni. Allontanarsi con vigorose bracciate dalle spiaggie della Versilia a bordo di un pattino gli fa apprezzare il silenzio e i tempi lenti della navigazione, in antitesi con il rombo e la velocità degli scafi a motore che esclude dalla rosa delle sue passioni. Nel 1979, all’età di 28 anni, l’amico regista Massimo Mazzanti gli fa provare la vela. Sull’Alpa 11.50 ‘Alleluja’ percorre le rotte dell’Arcipelago Toscano, prende confidenza con la vita a bordo di un cabinato e scopre un mondo a lui congeniale. 

LE CROCIERE IN TIRRENO
Dopo l’esperienza sull’ ‘Alleluja’ è tutto un crescendo di mare. Marco Garofalo compie trasferimenti di imbarcazioni, naviga dalla Corsica alle Pontine, dalle Eolie alla Sardegna e sceglie definitivamente di amare la crociera più delle regate. Tra una buriana e l’altra si forma come marinaio, imparando a condurre le barche in sicurezza. Una di queste è addirittura una replica in ferro del mitico Joshua di Moitessier. Legge “La vera storia del pirata Long John Silver” e lo elegge suo testo di riferimento. Dal 1992 si innamora del borgo ligure di Camogli, che diventa il luogo dove tornerà ogni fine settimana per il successivo ventennio per ricaricarsi e ammirare il mare.

 
Marco Garofalo su Amelia a Recco nel 2008DUE AMORI: AMELIA E ISABELLA
Dal 1999 Marco Garofalo si innamora delle barche classiche in legno navigando su Isabella del napoletano Giacinto Ianiro, detto Cinzio, uno yawl bermudiano disegnato dal maestro triestino della progettazione classica Carlo Sciarrelli. Ianiro è un bravo cuoco e ogni incontro dei tre nella casa-museo di Sciarrelli si trasforma in unhappening gastronomico-culturale. Sciarrelli, per quanto ruvido e spigoloso, è uomo di vasta cultura, con un’umanità e una visione del bello fuori dal comune. Le giornate passate assieme a Trieste lasciano il segno e fanno scattare in Marco il desiderio di farsi costruire la sua barca in legno, anche se si tratta solo di una deriva. Ne parla con Federico Lenardon, unico allievo ammesso al tavolo del Maestro, al quale commissiona uno scafo che gli ricordi quelli da lui visti a Cape Cod, nello stato americano del Maine. Nel dicembre del 2005 viene varata Amelia, lunga 3,75 metri per 1,70 metri di larghezza, costruita in lamellare incrociato di cedro e epossidica presso il Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone. La barca è asciutta in mare, comoda e stabile per due persone, ha un grande pozzetto, l’armo velico a cat e si può condurre anche a remi o con un piccolo fuoribordo. Da Amelia nascerà poi il Feather 14’, altro fortunato progetto di Lenardon. 
 
Isabella alla Barcolana Classic di Trieste nel 2009 (2)ISABELLA NELLA TEMPESTA
Tra i ricordi di navigazione di Marco Garofalo c’è quello a bordo diIsabella, protagonista nel 2000 della più grande tempesta che abbia mai affrontato. Lo yawl stava partecipando alla “200 miglia di Lignano Sabbiadoro”. La bora a oltre 60 nodi aveva già provocato danni e disalberamenti alle imbarcazioni partecipanti. Nonostante Isabella armasse solo la mezzanella terzarolata e il fiocchetto da tempesta, navigava a oltre 8 nodi di velocità. La coperta veniva regolarmente spazzata da onde che quasi la sommergevano. Lo stesso armatore non sapeva più come rallentare la sua barca, un vero ‘cavallo di razza’ che in quella occasione dimostrò un’eccezionale tenuta di mare. Alle 5 del mattino successivo venne deciso di ritirarsi dalla regata per poi scoprire, una volta rifugiatisi a Parenzo, di avere vinto la competizione grazie anche a una riduzione di percorso.
Nella primavera del 2004 Isabella sarà protagonista di un’epica circumnavigazione dell’Italia, da Genova a Trieste.

L’INCONTRO CON AIDE
Nel 2007, in occasione del raduno di derive d’epoca “Il Mare Ci Unisce”, Marco Garofalo incontra a Camogli Luca Ciomei, presidente dell’AIDE (Associazione Italiana Derive d’Epoca). Di lì a poco diventerà consigliere dell’associazione per gli Spirit of Tradition. Successivamente Garofalo parteciperà con Amelia ai raduni di Livorno, Viareggio e Genova Marina Aeroporto. Dal 2010 viene investito della carica di presidente dell’AIDE e scopre il piacere dell’associazionismo.

Amelia Culla di sogniQUADRI DINAMICI E SENSAZIONI TATTILI
Dal 2005, ispirato dal mare del Golfo Paradiso di Camogli, Marco Garofalo inizia a dipingere quadri di arte moderna. I suoi dipinti non sono solo da guardare, ma anche da toccare. L’autore inserisce infatti tutto ciò che trova abbandonato sulla spiaggia e che richiamano simboli del mare, dal pezzo di metallo che riproduce una vela a residui di vetroresina che somigliano ad un pesce. Poi li appende all’interno del quadro tra due chiodi collegati da fili rossi di rame, lasciando a chiunque la possibilità di spostare questi oggetti, apparentemente inerti, da una parte all’altra del dipinto. Anche una vecchia bandiera sfilacciata dal vento può contribuire alla creazione dell’opera. La dinamicità dei quadri si sposa a sensazioni tattili e olfattive, derivate dal toccare o odorare i materiali che compongono l’opera, siano essi stoffe, legni, puntine da disegno, biglie, colle o polveri. Tra ottobre e novembre del 2011 le sue opere sono state esposte presso la Trattoria Madonnina di Milano e molte sono state vendute.  
 
IL COMMENTO
Non si pensi a Marco Garofalo come a un sessantenne che non vede l’ora di ritirarsi. L’entusiasmo che mette in quello che fa è pari a quello di un bambino alla continua scoperta del mondo. Oggi, tra le sue ‘missioni’, c’è quella di sviluppare iniziative comuni tra le associazioni che si occupano di marineria, al fine di ottenere meritata audience e fondi per sponsorizzare raduni e nuovi eventi legati alle tradizioni marinaresche. Milano è la sua base, ma appena può torna a Camogli per navigare sulla sua Amelia o raggiunge Trieste per godere della compagnia di personaggi che come lui condividono la passione per il mare “d’epoca”.
 
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