Il primo web-magazine interamente dedicato a barche d'epoca e classiche, yachting, marineria, tradizione navale, velieri, modellismo, cantieristica, restauri e new classic.

fondata

Nel 2013 il progetto del Dinghy 12’ , realizzato nel 1913 dall’inglese George Cockshott, compie 100 anni. In Italia, da circa un ventennio, questa deriva lunga 3,64 metri sta vivendo una seconda giovinezza. Basti pensare che ogni anno sono un centinaio le regate organizzate. La nostra nazione, per numeri e attività, è al primo posto nel mondo, grazie all’Associazione Italiana Classe Dinghy e a iniziative come il Trofeo Nazionale Dinghy Classico, circuito annuale riservato ai soli armatori di scafi in legno, giunto nel 2013 alla dodicesima edizione.

Di Paolo Maccione – Gennaio 2013
Fotografie Francesco Rastrelli-Blue Passion, James Robinson Taylor, Paolo Maccione 
Dinghy 12' a Torre del Lago Foto Maccione (9)BUON COMPLEANNO DINGHY !
Nel 2013 il Dinghy 12’, una delle derive monotipo più amate e diffuse, compie 100 anni. L’imbarcazione venne infatti disegnata nel 1913 dall’avvocato inglese George Cockshott, progettista dilettante, che partecipò e vinse il concorso indetto in quell’anno dalla Boat Racing Association. Nel 1920 erano circa 200 i Dinghy 12’ naviganti, che in quell’anno e nel 1928 divenne anche singolo olimpico. Il primo Dinghy 12’ stazzato in Italia (nel 1931) è stato Pierino, costruito nel 1929 dal cantiere Nicolò Depangher di Capodistria (all’epoca territorio italiano) e oggi ancora navigante.
Il Dinghy 12’ misura 3,64 metri di lunghezza, 1,45 metri di larghezza massima e ha un peso di circa 130 chilogrammi. La costruzione classica è in fasciame di mogano ‘a clinker’, con chiodagione in rame, mentre l’armo velico è costituito da un’unica randa con picco di circa 10 metri quadrati di superficie.
Nel 2006 il Dinghy 12’ è entrato a fare parte dei 999 oggetti d’arte censiti nel Phaidon Design Classics, Bibbia del design industriale che annovera tutti gli oggetti di culto scelti dai massimi esperti in un arco di tempo che va dal 1663 al 2003.
Il Dinghy 12’, come è stato scritto, è forse l’unica classe velica nella quale “quindicenni e settantenni, signore da 55 chili e colossi da 110 si battono alla pari”.
 
DALL’ITALIA ALL’OLANDA
In Italia questa deriva, costruita in tre differenti versioni (legno, vetroresina, vetroresina+legno) nell’ultimo ventennio ha conosciuto una seconda giovinezza, tanto che oggi sono oltre 100 le regate annuali alle quali partecipano i Dinghy 12’. Alle manifestazioni nazionali spesso prendono parte timonieri provenienti da nazioni estere come Francia, Svizzera, Germania, Inghilterra, Slovenia, Lettonia, Turchia, Giappone, ma soprattutto Olanda. Proprio qui, contrariamente a quanto avverrà in tutta Europa, il centenario del dinghy verrà festeggiato nel 2014, anno che per gli olandesi coincide con quello di costituzione ufficiale della classe. In Olanda, dove vige una stretta monotipia e regolamenti che di rifanno alle origini della classe, non sono ammessi Dinghy in vetroresina.
 
LA DIRIGENZA IN CARICA
Da marzo 2011 la carica di Segretario della AICD (Associazione Italiana Classe Dinghy) è ricoperta dall’avvocato Francesca Lodigiani, prima donna a ricoprire questo ruolo all’interno di una Associazione di Classe riconosciuta dalla Federazione Italiana Vela. Il responsabile della Sezione Classici della AICD è invece l’avvocato Giuseppe La Scala, armatore insieme al fratello Filippo (anch’egli campione di Dinghy 12’) di ben sette Dinghy 12’, già segretario di classe tra il 2002 e il 2007, nonchè vincitore nel 2007 e 2009 del Trofeo Nazionale Dinghy Classico.
 
I NUMERI DEL DINGHY 12’ 

1-2 

Il numero delle persone di equipaggio del Dinghy 12’ 

1,45

La larghezza massima in metri del Dinghy 12’

3,64

La lunghezza in metri del Dinghy 12’

4

Il numero delle World Cup disputate nell’era moderna (compresa quella del 2013)

8 

Il numero dei principali cantieri italiani costruttori di Dinghy 12’

8

I numeri di ‘Il Clinker’, il notiziario online pubblicato finora e dedicato ai Dinghy 12’ in legno

9,3 – 10,60

I metri quadrati della superficie velica del Dinghy 12’

12 

Il numero delle edizioni del Trofeo Nazionale Dinghy Classico (compresa quello del 2013)

12

Il numero dei corsi di fasciame (sovrapposto) per ogni lato del Dinghy 12’

19

Il numero dei timonieri che, nel 2002, hanno partecipato alla prima edizione del Trofeo Dinghy Classico

19

Il numero delle ordinate di un Dinghy 12’ in legno

40

Il numero dei nuovi Dinghy 12’ varati in media ogni anno (tutte le nazioni)

78

I Campionati italiani disputati (compreso quello del 2013)

100

Le regate organizzate in media ogni anno che coinvolgono i Dinghy 12’

115

I chilogrammi di peso minimo del Dinghy 12’

150

Il numero dei notiziari online editati dalla AICD a partire dal 2004

250

La ranking list nazionale dei timonieri che in media ogni anno partecipano alle regate dei Dinghy 12’

270

Le ore necessarie per costruire un Dinghy 12’ in legno

350

Il numero dei soci dell’Associazione Italiana Classe Dinghy (aggiornato al 2012)

500

Le e-mail alle quali viene inviato regolarmente il notiziario online Dinghy News

1200

Il numero dei chiodi di rame che trattengono il fasciame alle ordinate

1913

L’anno di progettazione del Dinghy 12’

1920

L’anno in cui, per la prima volta, il Dinghy 12’ è stato Classe Olimpica (Anversa – Belgio)

1928

L’anno in cui, per la seconda e ultima volta, il Dinghy 12’ è stato Classe Olimpica (Amsterdam – Olanda)

1931

L’anno in cui è stato stazzato il primo Dinghy 12’ in Italia (Pierino, 1929)

1962

L’anno in cui il Dinghy 12’ ha smesso di essere riconosciuto come classe internazionale

1969

L’anno di fondazione dell’AICD, Associazione Italiana Classe Dinghy

2002 

L’anno di costituzione della sezione italiana Dinghy Classici

2307

I numeri velici assegnati ai Dinghy 12’ italiani dal 1929 a oggi

15.000

Il costo in euro di un Dinghy 12’ in legno costruito in Italia

25.000 

Il costo in euro di un Dinghy 12’ in legno costruito in Olanda

 
Dinghy 12' Foto J. R. Taylor (25)DINGHY NEWS’, IL NOTIZIARIO ONLINE DELLA CLASSE
Dinghy News, ovvero tutto quello che c’è da sapere sul mondo dei Dinghy 12’. Da quando è stato varato il primo numero nel 2004, ben 150 numeri fa, il notiziario online della classe ha descritto con precisione e puntualità tutti gli avvenimenti e le iniziative legate a questa storica deriva. Dal raduno al resoconto di regata, dalle lettere dei dinghisti alle decisioni del consiglio direttivo, dal campionato zonale alle storie dei personaggi che animano il sodalizio. Questo prezioso e autorevole strumento informativo permette a chiunque di tenersi costantemente aggiornato sulle iniziative e gli appuntamenti. Dinghy News, realizzato in formato pdf, viene inviato gratuitamente via e-mail a chiunque ne faccia richiesta oppure è consultabile sul sito ufficiale della classe (www.dinghy.it).
 
IL LIBRO DI PAOLO RASTRELLI, LO STORICO DEL DINGHY
Un volume imperdibile, una vera e propria Bibbia che non dovrebbe mancare nella libreria di ogni appassionato di marineria. “Il Dinghy 12’ Classico Italiano”, editato nel 2010, è stato scritto da Paolo Rastrelli. Napoletano, classe 1936, è uno dei massimi storici della vela sportiva italiana. Socio fondatore e anima del CSTN (Centro Studi Tradizioni Nautiche) della Lega Navale di Napoli, ha al suo attivo pubblicazioni dedicate all’8 Metri S.I. Italia, al gozzo Pianosa e alla storia di Agostino Straulino, mito della vela italiana.
Il libro è corredato dalle immagini del figlio Francesco Rastrelli, impareggiabile fotografo di mare, titolare con la moglie Roberta dell’agenzia fotografica Blue Passion (www.blue-passion.it). In 224 pagine viene narrata la storia, l’origine, lo sviluppo, il decennio nero, la crisi, la resurrezione e l’evoluzione del Dinghy di legno, dalle fasi costruttive ai restauri, dalle prime regate di Voltri e Cernobbio all’ottava edizione del Trofeo Nazionale Dinghy 12’ Classico. Il libro, con le presentazioni di Carlo Rolandi (Presidente Onorario della FIV), Giorgio Pizzarello e Giuseppe La Scala, è corredato da 138 schede che costituiscono il primo Registro Italiano Dinghy 12’ Classico, di cui è Presidente lo stesso Paolo Rastrelli. Il progetto grafico di questo volume è della Mediasail di Napoli (www.mediasail.it), in prima linea nell’organizzazione del circuito di regate dedicate al Dinghy 12’ classico.
 
Dinghy 12 Foto J. R. Taylor (26)CANTIERE ERNESTO RIVA, LO SPECIALISTA DEI DINGHY IN LEGNO
Il cantiere Ernesto Riva di Laglio, sulla riva occidentale del Lago di Como, costruisce Dinghy 12’ esclusivamente in legno. Fondato nel 1771, si è sempre distinto per la costruzione e la bellezza delle sue barche in legno, soprattutto lance, barche a remi e derive. Tra queste c’è il Dinghy 12’, la cui produzione è iniziata negli anni Quaranta grazie a Ernesto Riva, padre dell’attuale titolare Daniele. Si calcola che da questo cantiere siano usciti oltre 300 Dinghy 12’.
Oggi i Dinghy di Riva vengono costruiti con pezzi a taglio controllo numerico, che garantiscono una perfetta simmetricità, assemblati con incollaggi epossidici. Il fasciame è in cedro brasiliano, la ruota di prua in rovere, i braccioli in frassino o rovere, le panche in cedro dell’Oregon, i paglioli in teak e abete, mentre per alcuni dettagli viene adoperato legno di castagno. La chiodagione ha funzioni più estetiche che strutturali. L’albero (composto da otto spicchi e vuoto internamente), il boma e il picco in superlamellare sono realizzati in legno di abete della Val di Fiemme. Negli ultimi 6 anni gran parte dei podi più importanti, compreso un Trofeo Nazionale Dinghy Classico, sono stati conquistati a bordo di Dinghy Riva.
 
I CANTIERI ITALIANI DEL DINGHY 12’
Ecco l’elenco dei cantieri italiani specializzati nella costruzione del Dinghy 12’, concentrati tutti nel nord Italia e in particolare sui laghi lombardi. La principale differenza riguarda la tipologia costruttiva: legno, vetroresina+legno oppure solo vetroresina.
 

CANTIERE

LOCALITA’

SITO WEB

TIPOLOGIA

Cantiere Ernesto Riva

Laglio (CO)

www.barcheriva.it

Dinghy in legno

Cantiere Leopoldo Colombo

Grandola e Uniti (CO)

www.colomboleopoldo.it

Dinghy in legno o vetroresina

Cantiere Lillia

Musso (CO)

www.lillia.it

Dinghy in vetroresina

Cantiere Sant’Orsola

Rapallo (GE)

www.cantierisantorsola.it

Dinghy in vetroresina+legno

Nauticalodi

Lodi (LO)

www.nauticalodi.it

Dinghy in vetroresina+legno

Cantiere Ercole Archetti

Monte Isola (BS)

www.cantierearchettiercole.it

Dinghy in legno

DB Marine

Trieste (TS)

www.dbmarine.it

Dinghy in vetroresina

Cantiere Navale Patrone Moreno

Ceriale (SV)

www.patroneboat.com

Dinghy in vetroresina+legno

 
IL CIRCUITO DEI DINGHY CLASSICI E LA WORLD CUP 2013
Nel 2013, per il dodicesimo anno consecutivo, si svolgerà il Trofeo Nazionale Dinghy Classico - Swiss & Global Cup, circuito riservato ai Dinghy Classici in legno. Una delle tappe coinciderà con la quarta edizione dell’era moderna del Campionato del Mondo (World Cup). Dopo le edizioni di Bracciano (2010), Venezia (2011) e quella slovena di Portorose (2012), quest’anno il mondiale di classe si terrà a Napoli.
Ecco le regate in programma:
 

Data

Località

6-7 aprile 2013

Le Grazie (SP)

4-5 maggio 2013

Pescara (PE)

11-14 luglio 2013

Napoli (con World Cup)

7-8 settembre 2013 

Lago di Ginevra (Svizzera)

28-29 settembre 2013

Punta Ala (GR)

 
Dinghy 12' modellino Foto Maccione (2)A GENOVA IL ‘DINGHY CENTENNIAL DAY’
Un evento imperdibile, non solo per gli armatori del Dinghy 12’, ma anche per tutti gli amanti della vela classica. Il 9 marzo 2013 si terrà infatti a Genova il Dinghy Centennial Day, giornata speciale dedicata ai festeggiamenti per il centenario. L’incontro rappresenterà un’importante occasione di incontro dopo il lungo letargo invernale, soprattutto in vista dell’inizio della nuova stagione. Prevista la partecipazione di parecchie decine di armatori provenienti da tutta Italia e dall’estero. I festeggiamenti per il Giubileo del Dinghy saranno preceduti dall’Assemblea annuale della classe, fissata per il 12 gennaio a Roma. Per informazioni consultare il sito www.dinghy.it .
 
SCIGNORIA’, LA PASSIONE DI LILIANA DE NEGRI
La storia del Dinghy 12,’ raccontata ampiamente nel libro scritto da Paolo Rastrelli, è ormai nota, ma ogni armatore ha una sua storia da raccontare e questa è la mia. Il mio Dinghy “Scignoria” nel 2013 compirà ben 48 anni, non pochi per una barca di legno. Era stato costruito per me, insieme al suo gemello “Al” dal Cantiere Navale di Chiavari, noto cantiere costruttore di yachts della Riviera Ligure. Con lui ho imparato ad andare a vela, ad amare e rispettare il mare, a sfidare gli amici, che come me avevano un Dinghy, in improvvisate regatine nel Golfo del Tigullio. Un bel giorno l’ho venduto per comperare un’altra barca, a vela naturalmente. Ma un altro giorno, ancora più bello, dopo 30 anni, grazie alla segnalazione di un amico e la comprensione dell’allora proprietario, ho potuto riaverlo. Nuovamente insieme abbiamo ripreso a regatare, questa volta più seriamente. “Scignoria” era nato per correre. Mi ha dato molte soddisfazioni: vincendo regate importanti, perdonandomi errori di tattica, piazzandosi sempre onorevolmente. Tutt’oggi, timonato da amici, ottiene risultati di alto livello. Il momento più bello in assoluto? L’averlo ritrovato così come era uscito dal Cantiere, con ancora il suo bel nome a poppa con la “esse” svolazzante. Il Dinghy 12’ è forse l’unica barca al mondo che dopo 100 anni raccoglie ancora tanti appassionati, con un numero di regate all’anno che solo in Italia supera abbondantemente quello di qualsisi altra classe e che riempie gli occhi di lucciconi a chi, guardandola con nostalgia, ricorda il primo contatto con il mare, le prime nozioni veliche, l’inizio di una passione che puo’ durare tutta la vita. Grazie George Cockshott per avere progettato la barca perfetta: intramontabile, incredibile, attuale. Ancora 100 anni di Buon Vento!
Liliana De Negri - ITA 1475
 
TOTI’, STORIA DI UN DINGHISTA LIGURE
Inizio di luglio del 1960, ho tredici anni e un tocco e sono nervoso come mai prima, dopo mi è successo di esserlo molto, ma molto di più! Gli esami di terza media li ho passati con una media largamente superiore all’8, che mi era stato posto come limite minimo per avere una “barca” mia, sono mesi che mi vedo alla manetta del fuoribordo dello Zodiac che ho unilateralmente deciso sarà la mia barca. Di partire per Santa Margherita nemmeno se ne parla, e quando ne chiedo la ragione mi vengono fornite spiegazioni che non hanno senso. Verso il 10 finalmente si parte, mamma, sorella minore e collaboratrice familiare, tutti sulla 600; durante il viaggio la mamma mi informa che il giorno dopo saremmo andati a prendere la barca, e infatti di prima mattina mi dice che la barca è a Chiavari, la cosa dovrebbe stupirmi ma l’eccitazione è obnubilante e non mi chiedo perché là e non a Santa. A Chiavari siamo andati al Cantiere di Bruno Maccianti, del quale sapevo che aveva cabinato il gozzo che papà aveva acquistato con un amico un paio d’anni prima; sulla spiaggia davanti al cantiere c’era un barchino in legno, che mi è stato presentato come se fosse l’Andrea Doria. A me non è sembrato affatto l’Andrea Doria, oltretutto non c’era traccia del fuoribordino sul quale contavo per evitare la fatica dei remi sperimentata l’anno prima con un gozzo a noleggio. Per il disappunto a momenti mi si rompe la mascella, letteralmente cascatami a terra.
Di questo non si è accorto nessuno, la mamma e Bruno si sono subito impegnati a risolvere il problema di far arrivare ai Bagni del Regina Elena l’invasatura del dinghy, non trasportabile via mare visto che da Chiavari a Santa Margherita il dinghy ci sarebbe andato via mare, con i suoi mezzi, portato da Maccianti e con a bordo, in veste di zavorra, l’apprendista carpentiere che lo aiutava nel tempo libero dalla scuola (credo non avesse nemmeno i miei tredici anni e un tocco) e me.
Nel trasferimento la mia maggiore preoccupazione è stata sapere da Bruno Maccianti se al dinghy si potesse applicare un motore. La barca era ancora senza nome. La mamma mi aveva spiegato che l’intenzione sua e di papà era di chiamarlo con il mio diminutivo, Toti, e infatti questo era stato il nome utilizzato da Maccianti per richiedere all’USVI il numero velico, ma avevano aspettato il mio consenso prima di ufficializzarlo. A me in quel momento qualsiasi cosa che non si chiamasse Zodiac interessava poco o nulla, quindi ho detto che Toti andava benissimo. Mi confortava avere ricevuto conferma che su Toti fosse possibile applicare un motore, meglio se su un supporto mobile da fissare allo specchio di poppa. Riguardo la scelta ricordo di avere asfissiato il povero Bruno con richieste di informazioni comparative tra Evinrude, Johnson, Seagull e Moscone, sui quali mi ero già documentato in inverno, quando sognavo il più volte menzionato Zodiac.
Liliana De Negri, armatrice di ScignoriaLe mie finanze erano comunque assolutamente a secco, l’acquisto del dinghy (pagato, ho saputo dopo, 130.000 Lire con tutta l’attrezzatura, randa in dacron di Mestron ed invasatura comprese) aveva comportato la requisizione da parte di mamma e papà di tutti i premi in danaro da nonne e zii che normalmente sottolineavano i miei successi scolastici.
Visto che il Toti c’era e che a remi era uno schifo, peggio ancora del già ricordato gozzo dell’estate 1959, tanto valeva cercare di usarlo con la vela, così ho preso una decina di lezioni da altri frequentatori della spiaggia del Regina, uno dei quali ha chiesto, come compenso per l’istruzione impartitami, di poter fare con il Toti una o due regate. Richiesta accolta anche dai miei, ed è così che il 22 luglio 1960 il Toti ha avuto il suo primo certificato di stazza.
Gli insegnanti che avevo trovato erano tutti seguaci dello stesso sistema didattico: mettersi al timone, dire all’allievo “guarda quello che faccio io” e non mollare mai la barra sino a quando dalle mie narici non cominciavano ad uscire le fiamme. Accertato che il sistema mi piaceva pochissimo, che in realtà non imparavo niente e che sino all’anno dopo di Evinrude, Johnson, Seagull e/o Moscone, qualunque fosse il migliore, non se ne poteva parlare, ho cominciato la fase dell’autodidattica, in compagnia di un vago cugino mio omonimo di diminutivo. I due Toti con le gambe hanno cominciato la pratica della vela, e i risultati sono stati abbastanza variegati: mio cugino ha sviluppato una profonda avversione che non mi risulta gli sia mai passata, in me è nato l’amore di una vita, che mi ha portato a vivere momenti indimenticabili, amicizie intensissime ed una compagna di vita con la quale veleggio lietamente verso i quarant’anni di matrimonio. Il bilancio è ben più che positivo.
E il Toti con la deriva, che sia anche lui contento che ci si sia incontrati? Difficile dirlo; certo, sono stato un amico molto poco fedele, nel 1963 non mi sono opposto a che venisse ceduto al marinaio della barca di famiglia acquistata nel frattempo, e per quasi quarant’anni non me ne sono più interessato, quindi avrebbe tutte la ragioni di avercela con me. Però quando ci siamo ritrovati non ho lesinato in specialisti per riportarlo agli splendori della gioventù, e il tempo che gli dedico è decisamente tanto. Non ci vado più a fare il bagno, anche perché ho toccato con mano che, senza una scaletta, dall’acqua a bordo non ci salgo più, però in compenso lo porto “in società”, facendogli incontrare molti più parenti di quanti non ne conoscesse da giovane, quando i dinghy, tra Regina Elena e spiagge vicine, erano solo 4 o 5, meno di un quinto di quelli con i quali convive adesso sulla spiaggia del Circolo Velico Santa Margherita Ligure. E poi io porto lui, e lui porta me, ad eventi velici che nessuno dei due ha mai sperimentato prima: un Campionato italiano, due World Cup, quella del 2012 addirittura all’estero, in Slovenia, tre Bombole d’Oro a Portofino, più le regatine nell’amatissimo Golfo dei Nesci, il “grembo” velico di tutti e due.
Certo i risultati agonistici sono tutto meno che eccitanti, e non riesco a capire se il passare degli anni abbia tolto anche a lui la smania di primeggiare, come è successo con me; sulle nostre prestazioni, spesso peggio che mediocri, non influisce però solo la mia bolsaggine, ci mette anche lui del suo Era un ciccione da ragazzo, con i suoi 135 chili di scafo nudo. Dopo il restauro non l’ho pesato, ma dalla fatica che si fa ad alarlo temo che i 150 non siano lontani.
Programmi? Tutte le più importanti manifestazioni del 2013, le regate del Centenario, il Campionato italiano, la World Cup e il Nazionale di Palermo. Continuare ad andarci finché il fisico me lo consentirà per poi ricoverarlo insieme ai vari reperti automobilistici del passato mio e della famiglia che mi piace raccogliere. Certamente non venderlo, i ricordi non sono alienabili.
 
VISITA IL SITO
 
GALLERY

NEWSLETTER: Iscriviti

Iscriviti alla nostra Mailing List per rimanere sempre aggiornato.
Italian Arabic English French German Portuguese Russian Spanish

ARCHIVIO BARCHE D'EPOCA

L'archivio storico ha l'obiettivo di fornire a tutti gli appassionati uno strumento utile e facile da consultare, che raccolga le informazioni essenziali sulle barche d'epoca

Vai all'archivio

Archivio BEC Television

Guarda tutti i video della BEC Television

Vai all'archivio