Il primo web-magazine interamente dedicato a barche d'epoca e classiche, yachting, marineria, tradizione navale, velieri, modellismo, cantieristica, restauri e new classic.

fondata

L’Architetto Didi Saulle racconta la storia della barca di famiglia, pietra miliare nella storia della progettazione di Carlo Sciarrelli. Alema, nei primi anni Settanta, diventerà uno degli scafi da battere. Costruita in triplo fasciame di mogano massello, fa base a Chioggia e quando può partecipa ai raduni di barche classiche.

 

Di Luigi Carlo ‘Didi’ Saulle – Luglio 2012
Fotografie di Gianfranco Forza e Archivio Luigi Carlo ‘Didi’ Saulle
Immagini d'epoca di Alema (2)UN TREVISANO ALLA CORTE DEL MAESTRO
Le barche nascono nella testa degli armatori od in quella dei progettisti? La domanda potrebbe avere tante risposte e ci piacerebbe avere ancora qui il “Maestro” per porre a lui questa domanda, sicuri di una riposta secca e pungente! Con Sciarrelli il contraddittorio non era certo facile, così convinto e certo di molte cose sulle barche e così poco disponibile alle “indecisioni” o ai “troppi desideri” dei futuri armatori che da una barca volevano e ancora oggi vogliono sempre tutto … anzi troppo: velocità, comodità, posti letto e chi più ne ha più ne metta.
La storia dell’Alema nasce proprio dal suo armatore Egidio Scardellato, ingegnere trevisano appassionato ed accanito regatante quando decide di commissionare al progettista triestino una barca da regata.
 
L’ERA DEL ‘TIMONE STACCATO’
Siamo nel 1969, al passaggio tra la stazza RORC e quella IOR, e Scardellato decide di rivolgersi a Sciarrelli per la progettazione della sua barca. Fino ad allora si erano pensate barche con la chiglia “lunga” e funzionali alla stazza in vigore. Ma il nostro futuro armatore sa che la stazza cambierà e si reca da Sciarrelli con l’intenzione di avere una barca con deriva e timone staccati. Olin Stephens e Dick Carter avevano già iniziato a disegnare barche così. Era ormai necessario un cambio di rotta per avere meno superficie bagnata ed un timone più piccolo, più a poppa ed efficiente, insomma per correre di più e con meno attrito in acqua. Fino ad allora i timoni erano stati “attaccati alla chiglia” e soprattutto nelle barche di Sciarrelli molto inclinati e poco efficienti. La discussione è lunga, accesa, quasi un litigio, tanto che Scardellato minaccia Sciarrelli di andare da un altro progettista! Alla fine, e la cosa, per chi sa come era Sciarrelli, ha quasi del miracoloso, Carlo cede e sul suo tavolo da disegno compare la prima barca con il timone staccato dalla chiglia.
 
Immagini d'epoca di Alema (1)ALEMA, IL PROGETTO NUMERO 17 DI SCIARRELLI
L’Alema andrà in acqua con due pinne: una deriva e un timone a poppavia protetto da uno skeg, la prima barca di Sciarrelli con queste caratteristiche. Racconta Egidio Scardellato che il suo amico Carlo, geniale ed innovatore per molte cose, per altre era uomo di piccoli passi ragionati e testati con la barca in acqua, convincerlo a questo passo fu una ardua impresa! Da allora tutte le barche di Sciarrelli “quelle strette e profonde”, per intenderci, saranno progettate così. Inutile dirlo ma sul rotolo di carta che Sciarrelli teneva sul tavolo da disegno con l’elenco di tutte le barche progettate e costruite solo quelle che lui riteneva ben riuscite avevano un asterisco a fianco del nome e l’Alema la costruzione numero 17 era ed è una di queste!
 
LA TECNICA DI COSTRUZIONE ‘COLD MOULDING’
Scardellato decide di costruire la barca nel cantiere di cui è uno dei soci proprietari a Jesolo, presso la Marina del Faro, seguendo un particolare metodo costruttivo quello del “cold moulding”, una traduzione molto letterale è quella di modellazione a freddo. La nascita di questa tecnica non è certa. Alcuni sostengono sia una metodologia costruttiva tipicamente mediterranea, in particolare praticata lungo le coste turche per la realizzazione di piccole imbarcazioni. L’aspetto più curioso è che questa tecnologia si consolida e si evolve in Inghilterra per la costruzione delle fusoliere e delle impennate di aerei da guerra intorno agli anni Trenta del Novecento. La tecnica consiste nel curvare tavole di legno massello o di compensato, di varia lunghezza, su una struttura a perdere con funzione di forma, incollandole e sovrapponendole secondo angoli diversi al fine di incrociare le fibre e costituire un guscio rigido, estremamente resistente e leggero, poiché così facendo non abbisogna di alcuna parte strutturale. Con questa metodologia si risparmia il peso delle ordinate! Nella sostanza si costituisce un involucro, un sandwich di legno e colla, ottenendo una struttura che possiamo senza problemi definire come “composita”.
 
Alema - i piani progettuali (2)TRE CORSI DI FASCIAME IN MOGANO MASSELLO
L’Alema viene costruita così, capovolta, su sezioni (ordinate) a perdere di abete posizionate per una distanza, tra ognuna di esse, di circa un metro. Queste sezioni danno forma al fasciame ed alle serrette, i listelli orizzontali, che corrono paralleli da prua a poppa, distanti circa 40 centimetri gli uni dagli altri. Applicato il primo corso di fasciame inclinato a 45 gradi, si applica con la colla il secondo strato incrociato a 90 gradi rispetto al primo ed infine un terzo orizzontale ed esterno, il tutto incollato e graffettato. Il risultato è un guscio di due centimetri di spessore che rimane, come dice il suo costruttore, rigido e coeso anche senza le ordinate! La barca viene infine capovolta e solo successivamente si applicano piccole ordinate di rinforzo, su cui verranno montati i bagli superiormente ed i madieri di rinforzo inferiormente. La chiglia in piombo viene montata per ultima.
 
COLLA ROSSA E 12.000 PUNTI DI ACCIAIO INOX
Il fasciame è in tavole di mogano massello da 7 centimetri di altezza e da 7 millimetri di spessore, ridotti a 6 dopo la levigatura, in tre strati sovrapposti come sopra descritto, incollati con “colla rossa”. Questa resina è un collante resorcinico bi-componente. Ancora oggi è largamente impiegato nelle costruzioni nautiche, grazie alla particolare resistenza all’acqua e ad una notevole longevità delle molecole che lo costituiscono. Le tavole usate per la costruzione dello scafo sono di diversa lunghezza fino a 3 metri, a seconda delle curvature dello scafo. A tenere insieme i corsi di fasciame durante l’asciugatura della colla sono stati sparati quasi 12.000 punti di acciaio inox rimasti poi a dimora nelle parti interne, mentre l’ultima puntatura è stata tolta e ogni foro accuratamente stuccato e levigato.
 
IL PIANO DI COPERTA
La coperta era in compensato rivestita di gel coat bianco ma con il passare degli anni il suo odierno armatore ha deciso di sovrapporvi un “caldo” e tradizionale ponte in teak. La tuga è in mogano così come il bellissimo paraspruzzi a coronamento del pozzetto sulle cui ali laterali sono alloggiati i verricelli, due per parte.
 
La coperta di Alema (3)L’ARMO VELICO A SLOOP
L’armo è a sloop ed il timone è a barra. Anche l’albero, ancora oggi originale, è in allumino con un ordine di crocette, uno dei primi Proctor con boma girevole, l’albero non è molto alto ma Sciarrelli non hai amato le barche troppo invelate. Le sue linee d’acqua fini gli regalano un grande passo di bolina e con il vento al traverso. La caratteristica dell’Alema è quella di avere le estremità leggere, cosa che gli consente di avere un ridotto beccheggio ed un superbo passo sull’onda, in particolare quelle scomode e ravvicinate tipiche dell’Adriatico. Motore e pesi principali sono a centro barca e l’equipaggio, per accentuare e sfruttare al massimo questo pregio, si deve posizionare in prossimità del baglio massimo.
 
ALEMA PLURIVITTORIOSO IN ADRIATICO
L’Alema viene varata nel 1970 e partecipa immediatamente alla regata Transadriatica di quell’anno e fa subito un primo assoluto, vincendo sia in compensato sia in reale. Ma un certificato di stazza contestato, purtroppo redatto in velocità prima della partenza, toglie all’Alema il doppio primato. A nulla è valso un agreement firmato prima della partenza, quando all’arrivo, l’Alema prima in classifica, toglie un po’ di “sportività” agli armatori sconfitti!
In quegli anni Alema, con il guidone dello Yacht Club Adriaco a riva, vince tutte le regate più importanti dell’Adriatico, alcune anche più volte. Le avversarie sono tutte le altre, tra cui molte sono quelle progettate dallo stesso Sciarrelli.
 
LA CARRIERA DI REGATE
La carriera di regate è fitta e piena di successi: prima classificata nel Campionato di IV classe IOR dell’Adriatico nel 1971 e 1972. Prima nella regata Rimini–Sansego-Ancona del 1970. Prima nella regata Trieste-Venezia-S. Giovanni in Pelago-Trieste del 1971. Prima nella Trieste-Grado-Trieste del 1972 e l’elenco sarebbe ancora lunghissimo…
Passati gli anni delle regate l’Alema cambia altri due armatori. Il suo quarto ed odierno armatore la possiede da più di trent’anni e la usa con la famiglia, non disdegnando raduni e regate per le barche classiche. Una curiosità a bordo: oggi vi sono ancora alcune vele originali stazzate nel 1970 ed in ottimo stato. In qualsiasi porto, quelli del Tirreno inclusi, perché l’Alema ha fatto anche un bel giro delle coste italiane, è meta di visite e richiesta di informazioni. E, a detta del suo armatore, è sempre un piacere fornirle.
 
ALEMA - LA SCHEDA TECNICA
Anno di costruzione: 1970
Progetto: Carlo Sciarrelli - Trieste
Nazionalità: Italiana
Cantiere: Scardellato – Jesolo (VE)
Classe: One Design
Armo velico: sloop bermudiano
Lunghezza f.t. : 10,85 mt.
Lunghezza al galleggiamento: 7,60 mt.
Larghezza: 2,87 mt.
Dislocamento: 5,2 tonn.
Pescaggio: 1,60 mt.
Motore: Volvo Penta 16 cv
Superficie velica: 63 mq

GALLERY

NEWSLETTER: Iscriviti

Iscriviti alla nostra Mailing List per rimanere sempre aggiornato.
Italian Arabic English French German Portuguese Russian Spanish

ARCHIVIO BARCHE D'EPOCA

L'archivio storico ha l'obiettivo di fornire a tutti gli appassionati uno strumento utile e facile da consultare, che raccolga le informazioni essenziali sulle barche d'epoca

Vai all'archivio

Archivio BEC Television

Guarda tutti i video della BEC Television

Vai all'archivio