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Nel 2014 ricorrono i vent’anni da quando la Saviolina, barca tradizionale del litorale romagnolo costruita a Gabicce nel 1928, è stata ceduta al Comune di Riccione ed è diventata il simbolo della città. Nel 1998 la Saviolina, grazie all’Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale, aveva anche ottenuto il decreto di tutela da parte dell’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Oggi partecipa con successo ai raduni di barche tradizionali che si svolgono da Venezia a Porto Recanati e ogni anno a Cesenatico ospita gli allievi dei corsi di navigazione storica organizzati dal Museo della Marineria.
 
Di Stefano Medas - Presidente Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale di Venezia
Ottobre 2014 - Fotografie autori vari
 
Foto 2b - La Saviolina ai raduni di Riccione Foto Fuggiano e CNRLANCIONE, POLACCONE E SPIGONE
Il lancione è una barca tradizionale caratteristica del litorale romagnolo e rappresenta la versione grande della lancia diffusa lungo le coste adriatiche dalla Puglia fino a Cervia. Si tratta di una barca destinata alla pesca, di lunghezza normalmente compresa tra i dieci e i dodici metri, che arma due alberi con vele al terzo (maestra e trinchetto), oltre ad un polaccone (la vela triangolare simile a un fiocco) che viene invergato su una lunga asta buttafuori chiamata spigone. La “Saviolina” rappresenta uno degli ultimissimi testimoni di questa tipologia di barche adriatiche ed è indubbiamente l’esemplare più antico. La sua storia coinvolge quella di due porti e di due epoche che hanno profondamente trasformato l’economia e la cultura del litorale romagnolo, dall’epoca della vela a quella del motore, dall’epoca delle comunità di pescatori a quella dell’imprenditoria turistica.
 
LA SAVIOLINA, ‘FIGLIA’ DI DUE MARINERIE
La sua costruzione fu commissionata nel 1926 al maestro d’ascia Guido Rondolini di Gabicce (Pesaro) dai fratelli Michelini, anch’essi di Gabicce, considerati tra i più abili pescatori locali e conosciuti, come era d’uso per tutti in quei tempi, col soprannome di famiglia: i “Muròt”. Altrettanto abile era il maestro d’ascia Rondolini (classe 1899), che fin da giovane si affermò per le sue capacità nel realizzare barche robuste e dalle linee eleganti. Iniziò il mestiere all’età di soli quattordici anni, come apprendista presso il cantiere di Francesco Cola. Siamo tra Romagna e Marche, lungo la sponda destra del fiume Tavollo che rappresenta il confine tra i comuni di Cattolica (Rimini) e quello di Gabicce, dunque tra le due regioni. Le marinerie dei due paesi, profondamente legate tra loro, condivisero infatti lo stesso tratto del fiume che fungeva per entrambe da porto canale.
 
Foto 1 - Il Nino Bixio negli anni Trenta Foto Collez. Michelini1928, IL VARO CON IL NOME DI NINO BIXIO
Il nostro lancione fu varato a Gabicce nel 1928 col suo primo nome “Nino Bixio”. Misura 11,10 metri di lunghezza, 3,46 metri di larghezza, ha un puntale di 1,04 metri e una stazza lorda di 7,60 tonnellate (i dati riportati sul libretto di navigazione attuale sono inesatti sia in relazione al costruttore e al luogo di costruzione che alle dimensioni). Scheletro e fasciame della barca erano tutti in legno di quercia, mentre la coperta era in larice. Nel corso del tempo, a seguito dei diversi lavori di manutenzione e di ripristino a cui vanno necessariamente incontro gli scafi di legno, le tavole di quercia del fasciame furono via via sostituite con tavole di larice, tanto che, alla fine, rimasero di quercia solo i torelli, i controtorelli e le cinte.Foto 2a - La Saviolina ai raduni di Riccione Foto Fuggiano e CNR Il “Nino Bixio” nacque a tutti gli effetti come imbarcazione a vela, cioè con uno scafo e un armo concepiti per questo tipo di propulsione. Tuttavia, la sua costruzione si pone alla fine di un’epoca, quella della vela appunto, motivo per cui la barca fu dotata da subito di un motore ausiliario, un BL (FIAT) da 18 HP comprato usato, che funzionava sia a benzina che a gasolio.
 
UNA BARCA STABILE, AGILE E FILANTE
La barca diede subito prova di essere “brava”, come dicevano un tempo i marinai, cioè dotata di ottime qualità nautiche: stabile anche con mare grosso, agile, filante e veloce, tanto da essere soprannominata “la bicicletta”.Foto 3 - La Saviolina e il suo grande timone Foto Fuggiano Come tutte le barche tradizionali delle basse coste adriatiche, disponeva di un timone grande e molto profondo, che fungeva anche da deriva (essendo il fondo di questi scafi pressoché piatto); con un potente paranco poteva essere sollevato in prossimità dei bassifondi o all’ingresso dei porti canali, spesso insabbiati, e poteva anche essere completamente sfilato dalla sua sede quando la barca veniva ancorata “in fossa”, presso la battigia, cioè nel braccio di mare compreso tra due barre sabbiose litoranee che poteva offrire un riparo temporaneo. Il grande timone era necessario alla manovra di una barca che armava ancora una grande superficie velica, disponendo soltanto di un motore ausiliario poco potente, utile nella manovra e come supporto, ma assolutamente insufficiente per svolgere la funzione di propulsore primario. A differenza di molte altre barche contemporanee, su cui erano stati installati motori molto più potenti, il “Nino Bixio” restava fondamentalmente un peschereccio a vela.
 
AUTOAFFONDATA DURANTE LA GUERRA
Fu adibito alla pesca delle sardine, rimanendo in armamento da aprile ad ottobre. I suoi proprietari, del resto, I “Muròt”, erano considerati i migliori pescatori “a sarda” di Cattolica-Gabicce. Nel 1942 il “Nino Bixio” fu venduto e trasferito a Riccione, dove continuò a svolgere attività di pesca fino al 1958. Nel settembre del 1944, quando il fronte di guerra si trovava al fiume Tavollo, dunque a pochi chilometri di distanza, anche il “Nino Bixio” venne autoaffondato, come accadde per quasi tutte le barche presenti nel porto canale di Riccione affinché non venissero requisite dalle truppe tedesche in ritirata. Restò sott’acqua con la presa a mare aperta per una decina di giorni, prima di essere recuperato e rimesso in ordine.
 
Foto 4 - La Saviolina in Darsena a Riccione Foto Archivio CNR1958: ‘NINO BIXIO’ DIVENTA ‘LA SAVIOLINA’
Il 1958 segna una data cruciale nella storia di questa barca ormai definitivamente stabilita a Riccione. Il “Nino Bixio”, infatti, venne acquistato da Severo Savioli, uno dei più celebri imprenditori turistici riccionesi, che la trasformò da peschereccio in imbarcazione da diporto destinata agli ospiti dell’Hotel Savioli Spiaggia, struttura simbolo della Riccione balneare e dello straordinario sviluppo turistico di quegli anni. Fu così che il nostro lancione cambiò definitivamente nome e divenne “la Saviolina”. Per esigenze turistiche, nel 1959 la barca subì importanti modifiche. Per la terza volta venne sostituito il motore, imbarcando adesso un potente VM da 64 HP, che divenne il propulsore principale e che decretò, in sostanza, la fine dell’uso delle vecchie vele al terzo. Foto 5 - La Saviolina nel 1960 Foto Collez. SavioliInfatti, per evitare che i pennoni di sottovia di queste grandi vele colpissero in testa qualche turista distratto, la proprietà decise di sostituirle con delle più piccole e sicure vele latine, che svolgevano uno scopo ormai sostanzialmente scenografico e pubblicitario, portando iscritto sulla tela il nome dell’albergo. Venne inoltre disarmato il grande timone a barra e sostituito da uno piccolo a ruota, che permetteva di avere più spazio libero sul ponte e contribuiva a dare alla barca l’aspetto di un piccolo veliero.
 
Foto 6 - La Saviolina affondata nel 1964 Foto Archivio storicoIL NAUFRAGIO DEL 1964
Un secondo naufragio, questa volta involontario, occorse in porto durante la terribile tempesta da Tramontana dell’8 giugno 1964, quando, nell’arco di pochissimo tempo, una mareggiata di straordinaria potenza fece crescere la marea di quasi due metri, devastando tutto il litorale, trascinando sulle banchine e perfino sulla strada molte delle barche che si trovavano ormeggiate in porto. Nel 1970 la proprietà Savioli decise di portare la barca in cantiere a Cattolica per riarmarla com’era in origine, cioè prima del 1959. Venne ripristinato il timone a barra, furono disarmate le vele latine, smantellata la tuga e col prezioso aiuto del Prof. Riccardo Brizzi venne ricostituito il piano velico al terzo. La “Saviolina” era così tornata al suo vecchio allestimento di barca da pesca tradizionale.
 
1994, LA CESSIONE AL CLUB NAUTICO RICCIONE
A seguito di alcuni parziali interventi di sistemazione succedutisi negli anni seguenti, realizzati per lo più sotto la guida del compianto maestro d’ascia Michele (Guido) Franchini, si giunge infine al 1994, anno in cui la proprietà cede ufficialmente la “Saviolina” in gestione al Club Nautico di Riccione. Foto 7 - I lavori presso il Cantiere Manzi  Foto VanzoliniInizia così quella che potremo chiamare la terza vita di questa barca, che dal 1995 fu eletta simbolo della marineria riccionese e intraprese un nutrito programma di attività turistiche, didattiche e culturali col supporto del Comune di Riccione. Negli anni successivi fu perfezionato l’accordo tra il Comune e il Club Nautico, che ha previsto la proprietà della barca per il primo e la gestione per il secondo. Questo positivo esempio di collaborazione tra pubblico e privato (all’epoca uno dei pochi casi in Italia) si è consolidato in occasione degli importanti lavori di restauro e ristrutturazione filologica condotti tra l’autunno del 1999 e la primavera del 2000 presso il Cantiere Navale Manzi di Cattolica. A fine agosto del 1998, durante una navigazione didattica, la “Saviolina” corse il rischio di affondare a causa del cedimento di alcuni corsi del fasciame, tanto che l’equipaggio riuscì a condurla appena in tempo in porto a Cattolica, dove venne ricoverata presso il citato Cantiere Manzi. A questo punto era chiaro che solo un lavoro di ristrutturazione complessiva avrebbe permesso di riportare in condizioni di navigare la barca, che ormai aveva riscosso grande interesse sia a livello locale che nazionale.
 
Foto 8b - Il maestro d'ascia Alfonso Manzi Foto CNRLA SAVIOLINA DIVENTA UN BENE CULTURALE TUTELATO
Fu così che il Club Nautico, col supporto scientifico dell’Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale, in sigla ISTIAEN, avviò un complesso iter burocratico e istituzionale che permise di ottenere il decreto di tutela per la “Saviolina” da parte dell’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (oggi Ministero per i Beni e le Attività Culturali), quale “imbarcazione di particolare interesse artistico e storico ai sensi degli artt. 1 e 3 della legge 1/6/1939 n. 1089”. Successivamente, grazie ai finanziamenti congiunti del Comune di Riccione, dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, in sigla IBC, del Club Nautico di Riccione e del Cantiere Navale Manzi, furono avviati i necessari e importanti lavori di restauro finalizzati a riportare la barca nelle condizioni di navigare in sicurezza, quale “museo vivente” della tradizione marinaresca dell’Adriatico.
 
IL RESTAURO AL CANTIERE MANZI DI CATTOLICA
I lavori furono eseguiti con grande perizia dal maestro d’ascia Alfonso Manzi e da suo figlio Marco nel loro cantiere di Cattolica, seguendo un procedimento che potremmo definire filologico, cioè attraverso un sistema di “scucitura e ricucitura” per cui ogni elemento smontato veniva riprodotto e quindi rimontato volta per volta, al fine di non alterare le linee originali dello scafo. Un lavoro di rigenerazione estremamente complesso, che ha interessato all’incirca il 70% delle strutture dello scafo. La nuova attrezzatura (cavi, manovre fisse e dormienti, riarmo delle vele) è stata invece realizzata dal Prof. Riccardo Brizzi seguendo unicamente i principi dell’armo tradizionale ed è stata poi integrata da successivi interventi di Carlo Volpe. Tutte le fasi delle diverse operazioni eseguite in cantiere sono state costantemente documentate, grazie soprattutto all’opera di Dorigo Vanzolini, fotografo del Centro Culturale Polivalente del Comune di Cattolica, e di Giuseppe (Pino) Fuggiano, allora segretario del Club Nautico.
 
Foto 9 - Il libro sulla Saviolina Foto CNRLA SAVIOLINA ESPOSTA A FERRARA E IN GERMANIA
Al termine dei lavori l’IBC, in accordo con il Comune di Riccione, ha deciso di esporre la barca al Settimo Salone Internazionale dell’arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, tenutosi a Ferrara dal 24 al 27 marzo del 2000. Per quell’occasione, con la collaborazione del Club Nautico di Riccione e dell’ISTIAEN, lo stesso IBC ha realizzato un video-documentario e una monografia a stampa sulla storia della barca e del restauro, quest’ultima inserita come supplemento della rivista IBC. Informazioni, commenti, inchieste sui beni culturali, VIII, 2000 (La Saviolina, già “Nino Bixio”, 1928-2000. Storia e recupero di un lancione tradizionale della marineria romagnola, a cura di Stefano Medas).
Foto 10 - La Saviolina a Monaco di Baviera Foto MedasTerminata l’esposizione a Ferrara, per espressa decisione del Comune di Riccione la “Saviolina” è stata quindi trasferita a Monaco di Baviera, in Germania, dove agli inizi di aprile è stata esposta per tre giorni nella centralissima Marienplatz, nell’ambito di una manifestazione promozionale organizzata dal Comune stesso, ricevendo grande riscontro di pubblico e di stampa.
 
I CORSI DI NAVIGAZIONE STORICA
Dall’estate del 2000 la “Saviolina” ha intrapreso un nutrito programma di attività legate alla cultura e alla tradizione del nostro mare, quasi sempre al comando di Michele (Guido) Franchini e del suo capitano storico Alberto Capelli, meglio noto come Bertino, che da giovane lavorò come pescatore proprio su questa barca. In particolare, è proseguita la partecipazione ai Corsi di Archeologia e Storia Navale organizzati dal Centro Culturale Polivalente e dal Museo della Regina di Cattolica in collaborazione con l’ISTIAEN (corsi attivi dal 1995 al 2006); Foto 11 - La Saviolina a Cesenatico Foto Medasai raduni storici della Mariegola delle Romagne (presso il Club Nautico ha sede la tenza di Riccione) che si organizzano ogni estate tra Cervia, Cesenatico, Bellaria, Rimini, Riccione e Cattolica; alla Festa della Madonna del Mare, che si celebra ogni anno a Riccione nel mese di luglio nell’ambito della tappa locale dei raduni della Mariegola; a numerose manifestazioni e rievocazioni storiche, che hanno portato la barca a raggiungere Venezia, Chioggia, Ancona e Porto Recanati; alla Scuola di vela e di navigazione storica, organizzata dal Museo della Marineria di Cesenatico in collaborazione con l’ISTIAEN (scuola attiva dal 2009) .
 
LA SAVIOLINA, SIMBOLO DELLA CITTÀ DI RICCIONE
Foto 12 - L'ex-voto dedicato alla Saviolina Foto GnolaLa “Saviolina”, dunque, rappresenta un testimone vivente – e come tale ancor più prezioso – di una tradizione marinaresca ormai completamente scomparsa, il cui orizzonte “arcaico” rivive proprio attraverso l’impiego della barca in mare, come accade in occasione dei raduni e delle iniziative culturali ormai diffuse lungo i litorali romagnoli, marchigiani e veneti. In particolare, è diventata simbolo della marineria e della stessa Città di Riccione, con cui la barca si identifica profondamente documentando in modo diretto quella trasformazione economica e culturale a cui abbiamo fatto cenno sopra, cioè il passaggio da un’economia legata alla terra e alla pesca verso un’impresa turistica di assoluta eccellenza a livello internazionale.
 
VISITA IL SITO
Per chi desidera conoscere il programma delle attività stagionali della “Saviolina”, può consultare il sito web del Club Nautico di Riccione alla sezione dedicata:
 
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