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L’architetto genovese Guido Rosato, responsabile del patrimonio marittimo della Liguria, ha realizzato una serie di Quaderni che raccontano la storia di antichi strumenti da lavoro (gru, piattaforme, bacini), oggi considerati patrimonio da tutelare. Perché i porti non sono costituiti solo dalle imbarcazioni che li frequentano, ma anche da macchine e attrezzature che meritano di essere conservate e valorizzate.
Di Paolo Maccione – Gennaio 2013
Fotografie di Paolo Maccione e Archivio Guido Rosato
Guido Rosato in conferenzaGUIDO ROSATO, ARCHITETTO
Guido Rosato è nato a Genova nel 1952.In qualità di funzionario architetto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha partecipato ad importanti interventi di restauro e ristrutturazione ed ad allestimenti di mostre temporanee. Da sempre interessato all’archeologia industriale, è responsabile per la sua tutela presso la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici, Etnoantropologici della Liguria dove svolge la sua attività, nonché del patrimonio marittimo della Liguria, argomenti sui quali ha pubblicato diversi testi. Tra questi: La tutela e il restauro delle imbarcazioni storiche(http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=583566). Su quest’ultimo fronte si sta impegnando per la creazione del RIE (Registro delle Imbarcazioni Storiche). Guido Rosato vive e lavora a Genova.
 
I QUADERNI DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
I Quaderni di archeologia industriale si propongono di documentare, con brevi testi agili alla lettura ma con un’adeguata sostanza scientifica, quanto in questi anni è stato riscoperto e valorizzato, a volte felicemente, altre volte con problemi di tutela e conservazione, inerente a quel patrimonio culturale che può essere definito come reperti materiali delle trasformazioni del territorio durante la cosiddetta rivoluzione industriale. Macchine, attrezzature, strumenti di lavoro, spesso dismessi o abbandonati, potrebbero avere un solo destino, quello della demolizione, se non fossero riconsiderati testimonianza della civiltà e quindi patrimonio culturale da tutelare, conservare e valorizzare. I primi numeri di questi Quaderni sono dedicati al patrimonio portuale genovese.
 
Quaderno 1 - Gru a mano da banchina - piani verticale e orizzontaleQUADERNO 1: LA GRU A MANO DA BANCHINA
Il primo Quaderno descrive una gru da banchina fissa a funzionamento manuale, realizzata in ghisa con il braccio in legno, la più antica gru conservata nel porto di Genova. La sua costruzione sembra essere avvenuta tra il 1920 e il 1930. Quando è stata emessa la “Dichiarazione di interesse particolarmente importante”, ai sensi del Codice dei Beni Culturali nel 2004, lo stato di conservazione non era cattivo e così si è mantenuta fino all’attuale collocazione.
Ventiquattro fotografie corredano il testo.
 
QUADERNO 2: LA GRU ELETTRICA DA BANCHINA “FIORENTINI”
Guido Rosato racconta: “Questo secondo Quaderno è dedicato a una gru che, seppur non blasonata come i mezzi che fornirono servizi di sollevamento e movimentazione merci per tutto l’arco del Novecento nel porto di Genova, le gloriose mancine idrauliche, è una preziosa testimonianza materiale dell’intensa attività che colà si svolgeva. Rimasta, per puro caso, intatta nelle rapide trasformazioni del dopoguerra, poi dismessa e in attesa di demolizione, è giunta fino a noi. Grazie alla collaborazione fra Autorità Portuale, Comune di Genova ed il nostro Ministero, che la sottopose alla ‘dichiarazione’ di interesse particolarmente importante’, il cosiddetto vincolo, nel 2004, si è riusciti a farla diventare un bel segnale urbano all’inizio del percorso espositivo all’aperto del Galata Museo del Mare”.
 
Quaderno 3 - Piattaforme ferroviarie girevoliQUADERNO 3: PIATTAFORME FERROVIARIE GIREVOLI
Il Quaderno n° 3 completa la rassegna dei reperti di archeologia industriale conservati presso il Galata Open Air Museum. Si tratta di una piattaforma girevole, creata all’inizio del Novecento, a servizio della rete ferroviaria portuale. E’ una delle poche tracce visibili, insieme a qualche spezzone di binario, di quella grande infrastruttura che rendeva possibile la circolazione delle merci in arrivo e partenza dal porto, dall’invenzione della ferrovia fino alla seconda metà del secolo scorso ed anche oltre. Queste piattaforme, aventi un diametro di 5,56 metri e in grado di reggere 20 tonnellate ognuna, furono realizzate intorno al 1910.
 
QUADERNO 4: IL BACINO DI RADDOBBO DELLA DARSENA DI GENOVA
Realizzato tra il 1847 e il 1851, questo bacino di raddobbo è la prima testimonianza conservata dei radicali cambiamenti avvenuti in quell’epoca, con strutture che connotano ancor oggi l’aspetto del porto di Genova. Attualmente il bacino di raddobbo della Darsena, presso il quale si riparano le chiglie delle navi a secco, è l’unica attività industriale collocata all’interno dell’area del Porto Antico, recuperata alla città con le celebrazioni colombiane del 1992. Posto a lato del Galata Open Air Museum, è un luogo di lavoro ancora pienamente funzionante e operativo nel contesto delle riparazioni navali.
 
CONTATTI
Guido Rosato
E-mail: guido.rosato@beniculturali.it

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