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Intervista a Carlo Musu, eletto da marzo 2012 nuovo Segretario Generale dell’AIVE, il sodalizio che quest’anno compie 30 anni dalla fondazione. Musu, armatore di Mio Mao, uno scafo classico del 1961, intende rilanciare l’attività associativa e perseguire un obiettivo importante e ambizioso: diffondere la cultura e preservare il valore storico delle barche d’epoca.

Di Paolo Maccione – Luglio 2012
Fotografie di Paolo Maccione

 

Carlo Musu (2)Carlo Musu, può presentarsi ai lettori di Barche d’Epoca e Classiche?
Sono nato a Roma nel 1944, ho conseguito la laurea in chimica industriale e mi sono sempre occupato di consulenza industriale. Oggi vivo a Milano.
Qual è stata la sua formazione velica?
Ho cominciato ad andare in barca fin da piccolo, papà era velista e navigavo sui Dinghy 12’. Un giorno ero in barca con lui al largo di Anzio. Ad un certo punto si è tuffato in mare e prima di allontanarsi a nuoto mi ha detto: “Torna a terra senza di me, ma non prima di tre ore”. Avevo 11 anni e da quel momento ho imparato a cavarmela da solo. Ho navigato anche su altre derive come le Alpa, i Vaurien, i Laser.
E poi?
Ho vissuto a Roma fino al 1985, tranne una pausa di tre anni in Svizzera. Lavoravo come ricercatore presso il Politecnico Federale di Zurigo. E’ stata un’occasione per navigare con i Flying Dutchman sul lago omonimo. A metà degli anni Ottanta, in qualità di direttore dei laboratori di ricerca di un’industria farmaceutica, mi sono trasferito definitivamente a Milano.
Come è stato vivere lontano dal mare?
Ti cambia la vita.
E come è avvenuto il suo approccio alle barche d’epoca?
Da Milano andavo al mare a Tellaro, delizioso paesino della Liguria. Qui nel 1991 ho acquistato lo sloop Mio Mao, lungo 8,50 metri. Si tratta di un modello P28, costruito nel 1961 dal cantiere svedese Hallberg (prima che diventasse Hallberg Rassy). Oggi la barca è in attesa di restauro dopo che è stata danneggiata dalla piena del fiume Magra dell’ottobre 2011.
Cosa le piace di questo scafo?
Il fatto che sia di legno, che abbia l’odore della barca, non della plastica, e che si conduca bene in solitario. Con Mio Mao ho navigato soprattutto nella parte nord del Tirreno, Corsica e Liguria. Ho partecipato a numerose edizioni della regata sociale dell’AIVE La Spezia-Capraia, compresa un’edizione di metà anni Novanta con 40 nodi di vento. In un’altra occasione siamo arrivati all’isola di Capraia con 25 nodi di vento al lasco in circa 10 ore, navigando sempre ad oltre 6 nodi di velocità. E’ stato meraviglioso. Anche se Mio Mao è ‘orrendamente’ scomoda, piccola e vecchiotta ormai fa parte della storia della mia famiglia e non intendo sbarazzarmene.
Esperienze al’estero?
Sempre durante gli anni Novanta ho navigato nei pressi di Oslo, tra i fiordi norvegesi. All’epoca ero amministratore delegato di una filiale italiana di una società norvegese, anch’essa legata alla farmaceutica. La cosa bella era che finito il lavoro, considerate le giornate con quasi 20 ore di luce, si poteva navigare anche per sette ore di fila. Inutile dire che in quei luoghi le barche d’epoca in legno erano, come oggi, bellissime e presenti in gran quantità.
Come è entrato nell’AIVE?
Nel 1991 ho conosciuto l’ex segretario Luigi Lang, il quale mi ha invitato ad iscrivermi. Successivamente sono stato consigliere per tre mandati. Ho avuto modo di apprezzare il lavoro di altri soci come il Professor Pier Maria Giusteschi Conti, esperto stazzatore, Giorgio Balestrero, penultimo Segretario dell’AIVE, e del Comandante Solari, compianto membro storico della commissione tecnica.
Quando è stato eletto Segretario dell’AIVE?
Nel marzo 2012. Ho accettato la carica con onore, immutata passione e sincero coinvolgimento. Il mio predecessore, l’83enne e sempre attivo Giorgio Balestrero, aveva chiesto un ricambio.

Carlo Musu (3)

Qual è stata la prima cosa che ha fatto?
Tre telefonate. Una allo Yacht Club Santo Stefano, organizzatore dell’Argentario Sailing Week, una a Lucio Carli di Imperia, in prima linea nel raduno di vele d’epoca più importante d’Italia e un’altra a Officine Panerai, main sponsor del Panerai Classic Yachts Challenge.
E cosa ‘ha portato a casa’?
Ad oggi (9 giugno 2012, data dell’intervista) il patrocinio AIVE all’Argentario Sailing Week.
Un suo predecessore, il già citato Luigi Lang, era noto per la competenza in materia. Lei come si colloca?
Non mi ritengo un tecnico di barche d’epoca, ma un appassionato con un certo livello di competenza. Il mio ruolo come segretario sarà quello di risolvere i problemi man mano che si presenteranno.
E riguardo l’interruzione del rapporto di AIVE con Officine Panerai, avvenuto nel 2010?
E’ stata una loro decisione, ne prendiamo atto. Amen. Il mio compito oggi è quello di perseguire gli scopi sociali, che sono innanzitutto quelli di essere un’associazione che promuove e organizza regate e raduni. Certo riconosco che spesso, in passato, l’AIVE non sia riuscita a trasformare le idee in azioni concrete, ma per ragioni spesso indipendenti dalla volontà dei singoli consiglieri.
Ritiene che i sei anni di rapporto tra AIVE e Panerai, dal 2005 (compreso) al 2010, sia stato un periodo felice?
E’ stata una parentesi rispetto a una storia trentennale, un periodo che ha portato l’AIVE a svolgere ruoli diversi rispetto a quelli che aveva originariamente come associazione di armatori.
Nel solo 2008, come da rendiconto, risulta che l’AIVE abbia ricevuto quasi 740.000 euro di sponsorizzazioni, di cui 650.000 spesi per i raduni e le regate. Come è stato possibile perdere delle entrate così importanti?
Lo chieda a Panerai. Ribadisco che sono stati loro a interrompere il rapporto, non l’AIVE.
Forse Officine Panerai non ha ricevuto dall’AIVE ciò che si aspettava?
Lo chieda a loro. Ero membro del Direttivo, non ho seguito la parte operativa, ho registrato e ho preso atto di quegli avvenimenti.
Come giudica la lettera del Presidente AIVE Gianni Loffredo, inviata ai soci nel novembre 2010? Sembrava una sorta di ‘chiamata generale a tornare a riconoscersi nello spirito dell’AIVE’, spirito forse perso in occasione della sponsorizzazione Panerai?
Non direi che si sia perso lo spirito a causa di una sponsorizzazione Panerai. Noi siamo un’associazione di armatori, non degli organizzatori professionisti.
Forse quello che vi veniva chiesto di fare non era nelle vostre capacità?
No comment.
Forse non avevate gli strumenti per fare più?
No comment. Non giudico ciò che è stato fatto negli anni scorsi perché non ritengo sia opportuno commentare il passato. Il mio ruolo è quello di guardare al futuro. Ciò che è stato è stato, fa parte della storia, non ho recriminazioni da fare. Il nostro scopo è quello di cercare di aiutare gli armatori a partecipare a raduni fatti bene, ma non organizzare il finanziamento degli stessi.
Conosce Carlo Croce?
Lo conosco come presidente della FIV.

Carlo Musu con lo stazzatore AIVE Pier Maria Giusteschi Conti

Per quale motivo il presidente Croce, anche presidente del CIM (il Comitato Internazionale del Mediterraneo sotto la cui egida si svolgono le regate di vele d’epoca), si è visto poco in occasione degli eventi di barche d’epoca?
Se lei vuole fare un’intervista sul futuro dell’AIVE io sono qua, se vuole fare un’intervista sul passato le dico ‘no comment’ sul passato. Il mio punto di partenza è il futuro. Vogliamo tornare ad avere quella precipua caratteristica che abbiamo sempre avuto e che è cambiata solo nel periodo in cui il circuito era sponsorizzato. Non voglio fare commenti sul passato.
L’AIVE di oggi somiglia a un classico governo italiano, cioè piuttosto ‘vecchio’. Perchè non si riescono a coinvolgere i giovani?
L’Italia è un paese gerontocratico, ma fortunatamente alcuni consiglieri AIVE sono giovani. Ci auguriamo di potere fare opera di svecchiamento e coinvolgimento. Però riconoscerà che rispetto all’ex Segretario Balestrero io abbia un po’ abbassato la media. Comunque raramente gli armatori di barche d’epoca sono giovanissimi.
Come svilupperete il settore ‘Stampa e Comunicazione’?
L’AIVE ha sempre fatto più di quello che ha comunicato. Il 2012 sarà un anno di transizione, c’è la crisi, scarsa liquidità. Comunque ci daremo da fare anche in tal senso. Abbiamo già ripreso i contatti con alcuni circoli velici con i quali si erano interrotti i rapporti.
Quali altre attività avete programmato?
Vogliamo sviluppare la biblioteca AIVE, in parte depositata preso la sede dello Yacht Club Italiano di Genova. Ho chiesto al presidente Croce se è possibile avere un ufficio per la segreteria AIVE, forse si farà, dipende dalle possibilità fisiche dello YCI.
Quanti soci ha l’AIVE oggi?
Circa 230, di cui gli armatori sono quasi 150.
Come giudica l’attuale calendario dei raduni di vele d’epoca?
Il calendario è sicuramente denso di eventi, il che non facilita le scelte degli armatori, soprattutto in questo periodo di crisi. L’ottimizzazione del calendario è un tema da affrontare.
Carlo Musu a La Spezia su Madifra nel 2012Sono previsti nuovi sponsor?
Non l’abbiamo ancora preso in esame. Stabiliremo cosa fare. Comunque non è nostra intenzione creare nuovi circuiti da affiancare a quelli già in corso.
Traguardi ambiziosi?
Diventare il punto di riferimento per gli armatori di barche d’epoca, fare conoscere di più le nostre attività e collaborare con altre associazioni che trattano argomenti legati alla marineria.
Cosa ne pensa del costituendo R.I.E., il Registro Imbarcazioni d’Epoca?
Recentemente abbiamo incontrato a Genova Guido Rosato, responsabile per conto della Sovrintendenza di questo Registro legato alla conservazione delle imbarcazioni. Abbiamo discusso e avanzato osservazioni. Dobbiamo tenere presente che siamo in un ambito diverso dalla conservazione museale. Riguardo questo Registro, che ha come scopo la catalogazione del patrimonio navale, non possiamo limitarci al solo aspetto dello yachting, la materia trattata dall’AIVE, c’è sicuramente altro. Il nostro contributo può essere conoscitivo e informativo. Speriamo di assistere alla conclusione di questo importante lavoro, che comunque durerà anni.
Cosa rappresenta per lei il mondo delle barche d’epoca?
E’ un mondo che evolve molto lentamente … anche perché le barche d’epoca si muovono lentamente. In questo settore i numeri decrescono, quando una barca d’epoca affonda è perduta per sempre. Ma in fondo, qual’è lo scopo della velocità? Il nostro obiettivo è diverso da quello dello sponsor, noi vogliamo sviluppare dei concetti, preservare oggetti esteticamente affascinanti e con una bellezza intrinseca. L’aspetto glamour delle barche d’epoca ci interessa solo marginalmente.
Un’ultima domanda, qual’è la sua visione, il suo sogno per il futuro?
Riuscire a diffondere una cultura tecnica ed estetica, depurata di ogni altra componente.    
 
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